Montevecchio è una miniera di estrazione di minerali di galena (minerali di piombo), blenda (minerali di zinco), Argentite (minerali di argento) e piccole quantità di altri minerali anche in forma cristallina come quarziti ed altro.

● Montevecchio: da miniera a parco Geo-Minerario.
Millenni di storia caratterizzano il complesso montuoso dell’Arburese (zona nord della catena dell’Iglesiente) che ospita la miniera di Montevecchio, anzi l’intera catena stessa dell’Iglesiente è un’enorme miniera.
Sfruttata sino a circa tre decenni fa, la miniera è stata definitivamente chiusa; non perché non producesse più (nonostante millenni di sfruttamento), ma perché non è più economicamente conveniente: è troppa la concorrenza di altri paesi (come ad esempio la Grecia che vanta le stesse miniere ma a cielo aperto e, quindi, con notevoli spese in meno rispetto alle miniere da scavo e trivellazione) che oltre ad avere costi di estrazione ridotti riescono ad esportare i loro prodotti con costi di mercato decisamente più concorrenziali. Da un ventennio circa si sta cercando di attivare l’intero complesso minerario per trasformarlo ed adattarlo a parco Geo-Minerario.

● Un patrimonio storico.
Quando nel resto dell’Italia (non esistevano né i Tirreni, discendenti dalla stirpe dei Nuragici, né gli Etruschi) si spaccava ancora la selce per farne rudimentali strumenti da taglio, i Nuragici conoscevano già l’arte della fusione dei metalli e della loro forgiatura, e trovarono nei monti dell’Arburese una vasta vena di approvvigionamento: leggenda vuole che la loro scoperta fosse ancora più antica.

Sfruttata in seguito da Fenici e Punici (si narra che le navi Fenice abbandonassero nei porti le loro ancore di ferro per montarne altre fatte interamente d’argento prelevato da queste miniere) fu poi preda delle sanguinose e dure conquiste Romane che la battezzarono col nome di Metalla (In realtà l’intero Iglesiente fu già battezzato Metalla e presumibilmente dai Greci, dato che era già noto a loro prima degli stessi Romani).

Desiderata dai Francesi e soprattutto da Napoleone (si diceva: nominate un minerale…ed in Sardegna c’è!) e mai avuta grazie alle imprese eroiche dell’ammiraglio Domenico Millelire, amata dagli spagnoli durante la loro occupazione, sfruttata dai Pisani, passò alla storia per essere stata protetta durante le due Guerre Mondiali da Tedeschi, Inglesi ed Americani, perché qua estraevano piombo, zinco, alluminio ed argento per produrre, nelle fonderie del complesso minerario, bossoli e proiettili per le munizioni, parti di armi per la produzione dell’industria bellica (pistole, fucili, cannoni, ecc.) e monete di uso corrente (si batteva anche moneta di uso legale solo nel complesso minerario, che era provvisto di ogni cosa, dallo spaccio al cinema e sino all’emporio, per evitare che la ricchezza uscisse dai confini dello stesso complesso).

● L’immenso valore naturalistico da proteggere.
Contrariamente alle moderne miniere, col passare dei secoli e soprattutto nel secolo ‘900, il complesso fu arricchito di vegetazione ed animali, attraverso il rimboschimento progressivo e sostitutivo e all’introduzione di specie animali domestiche e selvatiche.
La vegetazione, soprattutto arborea, era importante ed indispensabile per una serie di motivi di sicurezza, di salute e salubrità, di approvvigionamento di materia prima da costruzione e da ardere, di insediamento di animali per la cacciagione.

La sicurezza era importante. Si era capito che una montagna povera di vegetazione sarebbe stata soggetta a valanghe e frane. Per questo motivo si adoperò una politica di rimboschimento e d’impianto di varie specie arboree, infoltendo quelle autoctone e promuovendo quelle alloctone. Tutto per preservare il più possibile la vita dei minatori e delle loro famiglie, elementi preziosi per la comunità sia per carattere sociale che economico: la morte di un minatore era una tragedia che coinvolgeva tutti.

La salute delle persone e la salubrità del complesso era di rilevante importanza. Un minatore passava metà della vita all’interno dei cunicoli di scavo, spesso a respirar polveri che col tempo diventavano dannose, e per questo motivo principale si cercava di dare dell’aria buona da respirare per “spurgare” alla meglio i polmoni intasati impiantando alberi dalle ampie caratteristiche ossigenatrici.

L’aspetto delle materie prime in loco era invece di rilevante importanza economica. Pensiamo all’enorme fortuna risparmiata reperendo in zona il legname duro e quello tenero per la costruzione di puntelli per i cunicoli e di elementi strutturali e di rifinitura per le abitazioni e gli edifici industriali del complesso minerario, senza dimenticare la legna da ardere per scaldarsi nelle dure notti montane e durante l’inverno rigidissimo, per cucinare, per alimentare le caldaie dei motori a vapore che pompavano ossigeno nelle gallerie ed azionavano i macchinari di estrazione, lavorazione e trasporto, senza dimenticare la fucina della fonderia.

Non ultima, l’importanza di allevamenti di animali da cortile e di cacciagione di pelo e di piuma: venne creata una riserva di caccia con cinghiali, cervi, fagiani ed altro ancora.
La costituzione di questo immenso parco arboreo riserva molte affascinanti sorprese: variegate specie vegetali hanno fatto di questi monti il loro habitat naturale ed ospitano numerose specie animali ed insetti di vario genere ed importanza.

● La ricchezza Geo-Mineraria.
Grazie alla particolarità chimico-fisiche, che caratterizzano il complesso montuoso Arburese e dell’intera catena dell’Iglesiente, possiamo trovare minerali di vario tipo e genere e sotto forme cristalline più varie: Blenda, Galena, Quarzi e Quarziti, Argentite, Argento rosso, Cerussite, Solfuri ed altro ancora.

● Il declino.
Nata come terra dell’Eldorado millenni fa, cessa di esistere e produrre nell’era moderna. Protetta dalle più forti forze militari, divenne presto, dopo la fine dei conflitti mondiali, una terra in preda alle dure leggi di mercato (estrarre i materiali costava più che in altri paesi) e vide il suo veloce quanto lento declino. Finita la guerra finì anche la vendita e la produzione bellica, le presse e gli stampi furono adattati e sostituiti per la produzione civile di utensili per la cucina, di posate (alcune anche pregiate in argento e oro), di utensili da lavoro ma, i costi vantaggiosi dei mercati esteri segnarono definitivamente la sorte di una delle più antiche ed importanti miniere d’Italia e del mondo.

● Le conquiste tecnologiche.
L’importanza di Montevecchio richiamava ingegneri di fama mondiale. Qua nacque la Caterpillar così come la conosciamo oggi, qua furono inventati i primi trenini di raccolta a motore con piccole benne di carico e spostamento materiali. Ma non finisce qui.
Esigenze di scavo più veloce e sicuro portarono gli ingegneri ad ideare e progettare i primi motori a pistone ad aria compressa per la costruzione dei primi moto-picchi e martelli pneumatici, le prime pale-meccaniche, alcune di dimensioni ridotte, adatte alle manovre all’interno delle gallerie più strette, ai macchinari di pompaggio di aria per rendere meno faticosa la respirazione nei cunicoli, e molte delle tecniche estrattive e di scavo furono ideate e collaudate proprio qui.

 
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