Uno dei misteri più affascinanti della Sardegna e del bacino mediterraneo, non ancora risolti nonostante numerose teorie, sono i Nuraghe: fantastiche “torri” megalitiche che simboleggiano l’antica cultura e popolazione detta, appunto, Nuragica.

Torri bastioni difensivi? Luoghi di culto? Regge di Re-Pastori? Macchine astronomiche? In base alle teorie, tutto questo e di tutto questo un po’. Sta di fatto che, non esistendo della documentazione specifica ed esaustiva, si brancola nel buio.
Il fascino ed il mistero dei Nuraghe sta proprio in questo. Sono lì, visibili a tutti, imponenti osservatori del fato degli uomini, silenti testimoni della storia umana, omertosi simboli di se stessi. Mistero nel mistero, come la loro costruzione, pietra su pietra.

Una di queste imponenti costruzioni, il Nuraghe Losa, nel territorio di Abbasanta, l’abbiamo visitata per cercare di capire e di farvi capire quanto sia facile porsi delle domande e trovare delle nostre verità e teorie.

La cosa che ci ha sorpreso è l’etimologia del suo nome: Losa. In realtà non ha un significato legato alla sua funzione o simbologia, ma semplicemente al tipo di “ritrovamento” nel quale ci si è imbattuti. Il sardo Losa significa cimitero, lapide.
Tale nome gli è stato dato perché durante le varie fasi di scavo sono state trovate numerose ossa umane più o meno composte in figure semi-intere, tanto da associare il luogo ad un cimitero. Dunque nulla di attinente alla sua funzione e architettura… oppure no?

Questo insediamento nuragico è uno dei più importanti della Sardegna centrale, presenta numerose stratificazioni storiche e culturali a partire dall’età bronzeo-nuragica, passando per età punico-romane sino all’alto medioevo. Un braccio di storia lungo almeno 3000 anni.
La prima sensazione, entrando nel complesso, è di riverenza. Come se le mura trasmettessero il loro peso storico a chiunque vi entrasse, tanto che, commenti e discorsi li abbiamo fatti sempre a voce bassa, quasi a non voler “disturbare” quella quiete storica.

L’ingresso al nuraghe, di forma trilobata (con pianta triangolare), è nascosta da una torre con doppio ingresso e con nicchie, stipi e feritoie. Oltrepassato l’ingresso si notano subito i due anditi laterali e la grande sala antistante.

I due corridoi, laterali e opposti (uno destro e uno sinistro), conducono a due sale chiuse, di cui una parzialmente crollata nella copertura a volta, che probabilmente avevano la funzione di dispensa e magazzino, mentre la sala centrale, antistante l’ingresso, aveva funzioni probabilmente sociali, politiche e/o di culto.
Nel breve corridoio che conduce dall’ingresso alla sala centrale, appena superati i due corridoi laterali, si aprono delle scale circolari che conducono al piano superiore, sul quale si apre un’altra sala e nuovi corridoi in gran parte crollati e chiusi da cancelli di sicurezza. La vista da lassù è ampia ed abbraccia un buon orizzonte: difficile farsi sfuggire qualcosa, soprattutto ad un esperto osservatore.

Tornati al piano terra e guadagnato l’ingresso, abbiamo seguito le imponenti mura esterne sino al retro dove, ad oltre un metro da terra, si apre un nuovo ingresso. Siamo entrati ed abbiamo trovato una nuova sala con delle scale che portano verso l’alto e che non abbiamo potuto seguire perché chiuse da un cancello, sicuramente per motivi di sicurezza.
Tornati all’esterno, ci siamo ritrovati in una serie di torri minori unite da un muro di cinta rettilineo. Di queste torri, una, quella adiacente il bastione nuragico principale, possiede un pozzo per l’acqua. Sia queste torri, che il muro di cinta, che una delle sale del nuraghe principale, possiedono delle feritoie. A questo punto, sono cominciate le nostre ipotesi e presunte teorie.

La cosa che maggiormente ci ha stuzzicato la mente sono state proprio le feritoie. Sicuramente la funzione principale era di illuminazione, ma osservandole attentamente, si capisce che celano anche dell’altro. Difatti, la scarsa superficie interna non giustifica la presenza di numerose feritoie al solo scopo d’illuminazione, costante questa, che si ritrova anche nell’altra torre di cinta.
Il numero, la direzione e la forma delle feritoie le associa più ad un micro sistema difensivo. Abbiamo fatto una prova fisica sul campo ed alcune foto che spiegano meglio delle parole.

Quello che abbiamo notato è che, se la torre fosse stata integra avrebbe avuto quella sala buia ad un osservatore esterno, che avrebbe avuto scarsa visuale e si sarebbe posto in sicura condizione di pericolo. Dall’interno invece la visuale esterna è ampia e, naturalmente, ben illuminata nelle ore diurne.
La differenza di prospettiva e visuale, fa dell’osservatore esterno un soggetto a rischio, mentre di quello interno un soggetto in sicurezza relativa. Dico relativa perché difronte ad un attacco si ha possibilità di esser colpiti nel momento in cui si colpisce un avversario. Sta di fatto che comunque la difesa è sicuramente di gran lunga migliore dell’attacco.

Questo precursore dei manieri medievali, era strutturato in modo tale da assicurare ricovero e sicurezza agli abitanti, nonché sopportare giorni di assedio in caso di conflitti.
I Nuraghe, erano e sono strutture complesse e idealmente polifunzionali. Potevano essere utilizzate per diverse finalità e tutte collegate tra loro. Potevano essere sia luoghi di Culto della Dea Madre e delle sue sacerdotesse, le Janas, che luoghi di potere, sia regge di Re-Pastori che “caserme” di controllo territoriale. Dalle più semplici alle più complesse, disseminano la Sardegna con oltre 3000 costruzioni sino ad oggi ritrovate e catalogate.

Uno fra i più validi motivi per scoprire, visitare e farsi affascinare dalla Sardegna.

 
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