La Biblioteca Nazionale di Napoli, istituita alla fine del 18° secolo, occupa l’ala orientale del Palazzo Reale in piazza del Plebiscito.

Con il suo patrimonio di quasi 2 milioni di volumi, circa 20.000 manoscritti, più di 8.000 periodici, 4.500 incunaboli e 1.800 papiri ercolanensi, è al 3° posto tra le biblioteche nazionali d’Italia dopo quelle di Roma e di Firenze. Tra i manoscritti troviamo alcune poesie di Giacomo Leopardi, tra cui “A Silvia” e “L’Infinito”.

La Sala Monumentale di lettura è ubicata nell’antico Salone degli Specchi, adornato al tempo dei Borboni dalle sete di San Leucio, dove la nobiltà conveniva per le feste ed i vari trattenimenti ricreativi.

Alcune sale della Biblioteca accolgono l’Officina dei papiri, la cui collezione è l’unica dell’antichità giunta fino a noi. Qui è possibile prendere visione di tutto il lavoro svolto per giungere alla lettura dei papiri e degli esiti ottenuti dagli studiosi della Civiltà Egizia.

Dopo l’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. i papiri rimasero sepolti ad una profondità di circa 25 metri sotto uno strato vulcanico che, con una parziale combustione, ne ha permesso la conservazione.
Tra il 1752 ed il 1754 fu effettuato lo scavo di una villa romana dell’antica Ercolano, nota oggi come “Villa dei papiri”. In realtà si tratta della Villa dei Pisoni dove Lucio Pisone, suocero di Giulio Cesare e console nel 58 a.C., ospitò il filosofo Filodemo di Gadara che affidò i suoi scritti a fogli di papiro, com’era costume a quei tempi.

Rinvenuti, quindi, questi preziosi documenti, si è cercato in vari modi di aprirli, ma sempre con scarsi risultati; fino a che un padre scolopio, Antonio Piaggio, non ideò un suo sistema di srotolamento.
Egli usò una colla ricavata da sostanze naturali sia per svolgere il rotolo sia per incollare le parti staccatesi su una pellicola ottenuta dalla vescica del maiale o della pecora.

Il foglio, che a mano a mano si srotolava, veniva tenuto in trazione da fili di seta che da un capo erano legati al papiro e dall’altro ai ganci superiori della macchina di sua invenzione, nota appunto come “Macchina del Piaggio”.
Nel 1984 il norvegese Knut Kleve ha ideato un nuovo sistema adoperando una colla di gelatina ed acido acetico usati in proporzione diversa a seconda del grado di carbonizzazione del papiro.

Foto:
● 1-2-3: sale della Biblioteca Nazionale
● 4: Sala Monumentale di lettura
● 5-6: poesie manoscritte di Giacomo Leopardi
● 7: Officina dei papiri
● 8: Macchina del Piaggio
● 9: 10 papiri aperti

 
© Riproduzione Riservata
 

Commenti (1)


  1. Interessantissimo!

Lascia un Commento