Rocca San Felice è un delizioso paesino dell’Irpinia, in provincia di Avellino, devastato più volte da movimenti tellurici, ultimo quello del 23 novembre 1980; ma è risorto grazie ad interventi di ripristino attuati in maniera razionale e conservativa delle sue caratteristiche di borgo medioevale abbarbicato ai piedi della sua rocca.

Non molto distante dal paese, nella Valle d’Ansanto, tra un’estensione boschiva lussureggiante di verde, si apre una voragine, priva di vegetazione, occupata nel fondo da un laghetto di origine sulfurea che ribolle creando vortici e gorghi. Questo luogo viene definito da Virgilio, nell’Eneide – canto VII, come antro degli Inferi:
“Esiste nell’Italia centrale un luogo ai piedi di alte montagne
Conosciuto e famoso dovunque
La valle d’Ansanto …………
Qui un orrendo speco e gli spiragli di Dite
Vengono mostrati, e una vasta voragine dove inizia l’Acheronte
Che spalanca le fauci pestifere”

Dal lago fuoriescono gas espulsi dal sottosuolo che, a contatto con l’acqua, la fanno ribollire sprigionando esalazioni tossiche, ricche di anidride carbonica ed acido solforico. Avvicinarsi è molto pericoloso poiché, aspirando quest’aria venefica, si può perdere coscienza e rimanerne vittima anche inconsapevolmente; infatti vi sono stati trovati vari cadaveri di persone ed animali.
Inoltre si è constatato che qualsiasi cosa si lanci nel lago, col tempo viene restituito completamente disidratato. Ciò ha permesso di recuperare oggetti antichi che oggi vengono conservati nel Museo Provinciale Irpino ad Avellino.

Scrittori latini dell’antichità parlano di un Santuario presente in questa località: sarebbe stato edificato da popolazioni italiche, discese dall’Umbria verso il sud-Italia e qui insediate, per dedicarlo alla dea Mefite ed ingraziarsela per esorcizzare il pericoloso lago che emetteva gas letali
Mefite era la dea della sorgente, delle capre, dei campi, della fecondità, quindi protettrice dei contadini e dei pastori; ma era considerata anche la dea del passaggio e poiché questa località era ritenuta il passaggio dalla vita alla morte, il varco dal mondo umano agli Inferi, per propiziarsela le venivano immolati gli animali, però non sulle are, come era consuetudine a quei tempi, ma spinti a passare attraverso il “vadum mortalis”, un canalone attraversato da un ruscello emissario del lago, cosicché le vittime potessero perire lentamente soffocate dai gas mortali.

Tra i reperti rinvenuti in questo luogo vi sono sculture in legno, tra cui un grande Xoanon (dal greco: intaglio) scultura alta 142 cm, dalla linea molto stilizzata.

foto
1-2-3-4-5 Rocca San Felice e la sua Rocca
6-7-8 il lago con il “vado mortale”
9-10 il museo di Rocca San Felice e la scultura Xoanon

 
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Commenti (5)


  1. Memoria storica, letteratua, mito, arte…ci sono tutti gli ingredienti giusti per un ottimo fotoreportage ;-)


  2. Sull’anniversario del terremoto dell’Irpinia, mi permetto di segnalarti quest’intervista al capo della Protezione civile di Pompei. Da qui partirono i primi volontari considerati gli antesignani del corpo di Protezione civile: http://notizie.comuni-italiani.it/03293


  3. Grazie, Marcello. Letta la tua intervista: ricordi raccapriccianti di quel giorno!


  4. Ho curiosato in Internet per conoscere la natura geologica del fenomeno, convinta si trattasse di vulcanesimo secondario, e al link http://www.vecchianapoli.it/monumentid.asp?downloadid=55 leggo, con sorpresa, che le emissioni sono causate dallo sviluppo di gas negli strati evaporitici depositatisi in diverse aree del Mediterraneo durante la crisi salina del Miocene. Con tristezza apprendo che nel 1993 sono morti due geologi durante una ricognizione sul luogo…


  5. Ho letto e trovato molto interessante la spiegazione di questo fenomeno mefitico: grazie per il suggerimento.

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