Consonno, la città dei balocchi
Consonno, piccola frazione di Olginate, sarebbe dovuta diventare la “Las Vegas” della Brianza, invece ora resta solo un borgo fantasma con costruzioni arabeggianti fatiscenti frutto dell’estro dell’imprenditore Mario Bagno conte di Valle dell’Olmo, che all’inizio degli anni Sessanta decise di comprare in un sol botto tutto il territorio della frazione di Consonno per ricavarne un “paese dei balocchi” per la ricca clientela dell’alta Lombardia, una sorta di minareto nel piccolo borgo brianzolo adagiato sul monte Regina.
In piena era del boom economico degli anni Sessanta il conte Mario Bagno di origini vercellesi, noto per la costruzione di strade, autostrade ed aeroporti in tutta Italia, fece approvare nel 1961 un progetto per una nuova strada che avrebbe dovuto collegare in minor tempo Milano e Como alla parte più panoramica della Brianza. L’8 gennaio 1962 con la quota di £ 22.500 comprò tutto il comprensorio di Consonno e comincio ad espropriare i residenti e a demolire le case esistenti, lasciando solo intatte la Chiesa di San Maurizio con la casa del cappellano e il vecchio cimitero, iniziò così l’inizio della fine del borgo. Il conte non si fermò davanti a nulla, viaggiando dritto al suo intento di realizzare il suo sogno.
Secondo le testimonianze di alcuni abitanti, le ruspe “attaccavano” letteralmente le case con dentro ancora gli abitanti e gli animali che furono così costretti a scappare letteralmente da Consonno. Anche la collina vicina al cimitero venne fatta abbassare con cariche esplosive e ruspe, perché limitava la vista panoramica. Con le nuove opere realizzate e i cambiamenti apportati al paesaggio si crea una mutazione nell’equilibrio idrogeologico, con le abbondanti piogge del novembre 1966 e dell’aprile 1967 il terreno inizia a franare verso valle, ma neppure questo ferma i lavori. E giorno dopo giorno sorgono templi, sfingi egizie, fontane, pagode e nuove costruzioni per negozi e ristoranti e addirittura un hotel.
Nel periodo di massimo splendore con giostre funzionanti, musica e luci per attirare spettatori, tutto sembrava uno spettacolo tra i monti e nel salone delle feste si esibirono anche celebrità come Mina, Adriano Celentano, Milva, Pippo Baudo, mentre in alcune stanze private si giocava anche a poker. Tutto sembrava funzionare per il meglio, tanto che il conte Bagno iniziò anche la costruzione di un circuito di Formula 1. Nell’ottobre del 1976 una frana distrusse l’unica strada di collegamento con la valle lasciando così isolato il borgo. Visti i trascorsi e le promesse non mantenute, i rapporti con il comune non erano proprio ottimi, ci vollero così mesi prima che si tornasse alla normalità e Consonno tornasse raggiungibile. Da quel momento la frequentazione del luogo non era più come prima, gli appassionati avventori preferirono altri luoghi più comodi alla città e piano piano Consonno restò solo un sogno.
Consonno oggi resta un museo a cielo aperto, dove la natura ha avvolto e seppellito ogni cosa, vandalizzata e danneggiata da un Rave Party che nel 2007 si svolse qui, una sala giochi per poveri che tra le rovine cercano di immaginarsi la città dei balocchi che fu, un bel sogno voluto ad ogni costo non tenendo conto che la natura ha i suoi bisogni e quando decide di riprendersi i suoi spazi non guarda in faccia nessuno e lo fa a modo suo. A Consonno ora non ci resta che ascoltare buona musica con i suoni della natura e il silenzio.
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