Vrù, piccolo borgo dove il tempo si è fermato
Il piccolo borgo di Vrù, sulle alture di Cantoira, incastonato nella valle Grande di Lanzo è un agglomerato di case costruite a secco molto vicine fra loro con viottoli di acciottolati, in dialetto locale chiamati “chintanes”, che serpeggiano in mezzo per renderle comunicanti fra loro. Passeggiando tra i viottoli troviamo molte fontane, i “bournhèl”, dette anche “pose”, in quanto su di loro i viandanti potevano appoggiare i loro zaini, dissetarsi e riposare durante il cammino.
La fondazione di Vrù risale verso la fine del Medioevo, ma il suo sviluppo vero e proprio avviene tra la fine del 1800 e l’inizio del 1900 quando sull’alpe Brunetta, ad un’ora e mezza di cammino da Vrù, venne aperta la miniera di talco della Brunetta, che rimase attiva sino al 1979. La miniera ospitava 12 minatori, tutti residenti nel borgo con le loro famiglie, questo richiese l’apertura di una scuola e la costruzione di una piccola chiesa intitolata alla Madonna della Neve, raggiungendo il massimo splendore negli anni ’60. Alla chiusura della miniera il piccolo borgo iniziò a spopolarsi.
Negli anni Francesco Berta, conosciuto come “Cichin”, insieme al figlio Giovanni cerca di mantenere attivo il luogo che li ha visti nascere, con la costruzione di un Presepe meccanico nella vecchia scuola e la costruzione, presso la borgata di Riviri a pochi passi da Vrù, di due monumenti simbolo della nostra bella Italia, la Mole Antonelliana e la Torre di Pisa in miniatura, attrazioni che diventeranno il simbolo e la giusta chiave per attirare il turismo.
Vrù oggi conta 9 abitanti residenti che curano questo borgo con amore e dedizione, aiutati dai turisti che hanno scelto questo luogo per passare i loro week-end, riattando vecchie case, trasformandole in splendenti baite in pietra. Durante le feste natalizie si possono ammirare ovunque Presepi allestiti nei viottoli tra le case, sulle fontane, sui davanzali delle finestre fra i ruderi di alcune baite. Passeggiando tra queste viuzze sembra di rivivere gli anni del massimo splendore del borgo, con bambini festanti e gioiosi che giocano allegramente. Invece è il silenzio a farci compagnia con il solo rumore dei nostri passi e lo scricchiolio della neve sotto i nostri piedi. Il silenzio di un borgo di montagna che cerca di vivere con quel poco che gli resta di intatto, qui tutto ha un profumo di vita vissuta, profumo acre di legna bruciata che esce dai camini.
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