Schiena curva sul terreno, piedi nudi a bagno nell’acqua melmosa delle risaie, con bisce, sanguisughe e rane che strisciavano sui loro piedi e martoriavano i loro corpi, circondate da nugoli di zanzare che ronzavano intorno a loro la cui puntura portava a volte anche la malaria. Per quaranta giorni all’anno, da inizio giugno a circa metà luglio, per dodici ore al giorno questa era la vita delle Mondine che popolavano le campagne del vercellese e del novarese sin dalla fine dell’Ottocento.

Percorrendo le strade che costeggiavano le risaie dall’alba al calar del sole si sentivano le loro voci intonare canzoni popolari oppure canzoni che erano un vero e proprio grido alle ingiustizie e agli abusi subiti, canti di disperazione per quella vita grama che dovevano sopportare per un povero pasto al giorno consumato la sera nei loro dormitori malsani. Le mondine erano donne con età tra i dodici e i sessant’anni dal fisico asciutto e scavato dalla fatica, normalmente di ceto sociale provenienti da tutta Italia.

Il lavoro delle mondine consisteva nel togliere e tenere pulite le piante del riso da erbacce infestanti, lavoro che si poteva fare solo a mano per mancanza dei diserbanti che arriveranno poi verso la metà del 1900. Cappello di paglia in testa, per ripararsi dai raggi di sole cocente di inizio estate, calze di cotone sopra al ginocchio, per proteggersi dagli infidi abitanti delle acque e dalle ruvide spighe del riso, erano questi i soli strumenti con cui potevano proteggersi, ma nulla potevano contro le bastonate dei padroni molto esigenti che solcavano ininterrottamente tutto il giorno le rive delle risaie, controllando che il lavoro procedesse spedito.

Una bella testimonianza la possiamo ancora trovare presso la “Tenuta Colombara” a Livorno Ferraris in Provincia di Vercelli, dove il tempo sembra essersi fermato, qui tutto ha un profumo amaro di sudore e fatica conservato negli indumenti intatti delle donne che hanno vissuto in questi dormitori, sui materassi dove la notte posavano i loro corpi scavati dal lavoro e dalla dura vita che erano costrette a condurre. Una musica lieve si percepisce dalle chitarre appese al muro, segno di quelle poche ore di svago che erano concesse loro la sera, ovunque scarpe, zoccoli lisi lasciati al tempo per testimoniare il loro passaggio in questi luoghi che abitarono fino al 1965.

 
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Commenti (1)


  1. Bel servizio Max, Buon Anno

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