Giorgio Vasari, pittore-architetto-storiografo aretino, fu a Napoli fra il 1544 ed il 1545: breve il soggiorno, ma denso di attività. Ebbe varie committenze da parte del Vicerè don Pedro da Toledo, da parte di ordini religiosi e di nobili. Fu un anno importante per la cultura artistica meridionale, poichè il Vasari ed i suoi allievi portarono nel Regno di Napoli la “buona maniera” toscana, che in quegli anni aveva incontrato tanto successo nella Roma papale.

La prima commissione riguardava la decorazione dell’antico refettorio del monastero annesso alla chiesa Santa Maria di Monte Oliveto (oggi Sant’Anna dei Lombardi). Però alla vista della chiesa di stile gotico, il Vasari fu sul punto di rifiutare il lavoro, “essendo quel refettorio e quel monasterio fatto d’architettura antica e con le volte a quarti acuti e basse e cieche di lumi, dubitando di non avere ad acquistarvi poco onore”. Alla fine accettò la commissione con l’intento di coprire a stucco tutte le volte del refettorio per “levar via, con ricchi partimenti di maniera moderna, tutta quella vecchiaia e goffezza di sesti dell’arte gotica”.

Nel 1688 il refettorio fu trasformato in sacrestia ed alle pareti furono aggiunti dei pannelli intarsiati dall’olivetano Giovanni da Verona con vedute di paesaggi ad effetto trompe-l’oeil, ed una serie di statuette raffiguranti i Santi dell’Ordine.

Nella chiesa San Giovanni a Carbonara troviamo, del Vasari, un meraviglioso Crocifisso che, per i suoi contrasti di luce, risente dell’influenza del Caravaggio, di cui fu un grande ammiratore.

Il Duomo, invece, custodisce i dipinti che coprivano i portelli dell’organo sovrastante il pulpito.
I due dipinti raffiguranti la Natività erano visibili ad organo chiuso; invece, i due raffiguranti i sette Patroni di Napoli si vedevano ad organo aperto.

 
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