Barmaz, antico villaggio costruito nel 1600 sulle pendici della sponda sinistra della Dora Baltea nel comune di Saint-Denis, è una delle tante testimonianze di architettura rurale montana, dove le famiglie di contadini in quell’epoca costruivano le loro case in piccoli agglomerati e si dedicavano alla coltivazione dei campi circostanti, all’allevamento degli animali da latte e da carne, accontentandosi di quello che la natura poteva offrire loro, vivendo in piena serenità tra le montagne, restando isolati per interi mesi d’inverno con parecchi metri di neve che li divideva dal paese più vicino. Questa era la dura vita dei montanari, fatta di sacrifici e solitudine.

Con lo sviluppo economico e il cambiamento del tenore di vita nel 1950 Barmaz, come tanti altri villaggi montani, poco a poco vengono subiscono uno spopolamento e restano letteralmente abbandonati. I contadini che fino a ieri coltivavano la terra e mungevano le mucche, vanno a vivere in paese cercando lavoro nelle fabbriche che stavano nascendo per migliorare la loro vita. C’era chi apriva botteghe artigiane, chi andava a fare il lustrascarpe nelle grandi città già industrializzate. Certamente non dimenticavano le loro origini e quando potevano tornavano volentieri alle baite che sono state per loro case, nidi d’amore, rifugi e mura amiche per chi scappava dalla guerra.

Barmaz oggi appare ai nostri occhi come un gigante ferito, che si è accasciato su se stesso. Interi tetti sono crollati, ammassi di pietre ovunque e la vegetazione ha vinto la sua battaglia sfondando muri e crescendo rigogliosa ovunque, sembra voler inghiottire ogni cosa. Entrando nelle varie case però sembra di sentire ancora il calore dei camini accesi e dell’acqua che bolle sul fuoco. Qua e là si trovano ancora oggetti che sono appartenuti ai vecchi della montagna, cuscini lisi, secchi e sgabelli per la mungitura, scarpe e vestiti stracciati, segno di una civiltà che ora non esiste più.

 
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