In occasione della festa di S. Giuseppe a Giurdignano, piccolo centro di 2000 anime della grecia salentina, si celebra un antichissimo rito, conosciuto come le Tavole di S. Giuseppe. Sono dei pranzi offerti in onore del santo come voto o richiesta di grazia. Si tratta di una cerimonia antichissima che alcuni fanno risalire all’epoca medioevale, quando i nobili locali offrivano dei banchetti ricchi di pietanze ai più bisognosi.

Col tempo si è evoluta divenendo la celebrazione in onore a San Giuseppe di oggi. È un rito particolarissimo che consiste nella preparazione, a casa di ogni devoto al Santo, di tavole ricche di pietanze, alcune delle quali legate esclusivamente a questa ricorrenza.

Il 19 marzo, intorno a mezzogiorno, si dà avvio a una cerimonia che si conclude con il dono dei piatti ai “Santi” ovvero persone invitate dal devoto alla celebrazione e che ricoprono il ruolo di una delle tredici figure sacrali previste.

Si tratta di persone che hanno ricevuto una grazia da San Giuseppe e che con questo rito, che molto spesso li accompagnerà per tutta la vita, danno compimento al voto fatto. Il devoto alcuni giorni prima della celebrazione individua le persone che dovranno poi ricoprire il ruolo di un Santo.

Le Tavole, a seconda del voto espresso, possono essere composte da un minimo di tre fino ad un massimo di tredici Santi; non possono però essere in numero pari. Le tre figure “sacre” minime, presenti quindi in ogni tavola, sono la Vergine Maria (ruolo di solito ricoperto da una giovane vergine), Gesù bambino (solitamente un bambino o un giovane) e San Giuseppe (spesso una persona anziana). A questi si aggiungono, per la tavola da cinque elementi, Sant’Anna e San Gioacchino; a quella da sette Sant’Elisabetta e San Giovanni; a quella da nove San Zaccaria e Santa Maria Maddalena; da undici Santa Caterina e San Tommaso; infine da tredici San Pietro e Sant’Agnese.

La devozione al Santo e l’adempimento del voto possono essere fatti anche attraverso la preparazione di un pane particolare detto, appunto, pane di San Giuseppe. I devoti, nei giorni che precedono la festività, lo distribuiscono ai fedeli all’uscita dalla chiesa o procedono alla sua consegna passando casa per casa.

Il ricevente del dono avrà cura di ringraziare il devoto recitando una preghiera, in genere il Padre Nostro, dedicandola al devoto. Il pane può essere accompagnato, o sostituito, da una piatto particolare del posto, una pasta chiamata vermiceddhri.

La tavola principale è quella allestita nella piazza principale del Paese di 10 m. circa di lunghezza; a farle da cornice le “Tavole” che si trovano camminando per i vicoli e le corti del Paese; se ne contano fino a cento che i visitatori provenienti da tutto il Salento visitano, entrando in queste case allestite nell’occasione.

 
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