Tra musei, teatri e cultura
C’è una strada che conduce a Palestrina, un ultimo tratto di viale che sembra non terminare mai, stretto, malinconico come un sospiro profondo, intenso come l’abbraccio degli alberi che nascondono la volta del cielo, poetico come i “Filari di pioppi” di Van Gogh.
C’è una bella storia che ogni volta mi conduce qui, quando ho bisogno di ricordare, nel momento in cui la mente avverte la necessità di nutrirsi di sapori che il passato ha contribuito ad arricchire.
Attraversando quel coriandolo di mondo, lungo quel viale che amo chiamare “Kyrie eleison”, ritrovo l’universo musicale di Giovanni Pierluigi che mi porta lontano, oltre confini dell’umano sentire, mentre le rimembranze degli anni di liceo, tornano a farsi nitide negli episodi e nei volti. Ecco allora, materializzarsi un gruppo di ragazzi e ragazze, componenti del coro “Vox Humana”, diretto dal maestro Federico, che cominciava a dipingere in aria i primi movimenti che dettavano i tempi musicali.
Un percorso artistico costante di ricerca e di perfezionamento, che hanno fatto di Federico Biscione un musicista, pianista, compositore, direttore d’orchestra, un genio contemporaneo per dirla tutta, che mi onora della sua amicizia, pur sapendo che gli ho dato più volte dell’incosciente.
Un meraviglioso incosciente che a 16 anni ha avuto il coraggio di affrontare e interpretare Mussorgsky. Palestrina, la città del bel canto: com’è piacevole tornare qui!
L’antica Praeneste, sorge sulle pendici del monte Ginestro, una delle alture dei monti Prenestini, tra i bacini dei fiumi Sacco e Aniene. Celeberrima dall’antichità per il Santuario della Fortuna Primigenia, dedicato alla Dea, Palestrina è un concentrato di tradizioni e leggende, a partire dalla sua fondazione, ad opera di Telegono, figlio di Ulisse e Circe, oppure per mano dell’eroe eponimo Prainestos, figlio del re Latino e nipote di Ulisse.
Catone, Varrone e Virgilio invece, riconducono le sue radici a Ceculo, ritenuto figlio del dio Vulcano e rinvenuto in fasce presso alcuni fuochi che gli avrebbero celato la vista.
Sono molteplici i luoghi di interesse da visitare: la Cattedrale di Sant’Agapito martire, le Chiese di Santa Rosalia, Santa Maria in villa, Santa Maria dell’Aquila, San Giovanni Battista, la Madonna del Trullo, la SS. ma Annunziata. Inoltre, le Chiese di Sant’Antonio Abate e convento carmelitano, Santa Croce e monastero delle clarisse e il convento di San Francesco.
Tra le architetture civili, possiamo menzionare i Palazzi Colonna Barberini, Verzetti, Villa Torresina, la casa di Giovanni Pierluigi da Palestrina (1525-1594), considerato tra i più importanti compositori del rinascimento europeo, autore di 104 messe, oltre 300 mottetti, 35 Magnificat, 11 litanie, 42 madrigali spirituali, 91 madrigali profani, 68 offertori e almeno 72 inni, davvero niente male… Detto questo, non me ne vorrete (scherzo ovviamente), se mi tuffo con voi nelle tradizioni locali.
Cominciamo con la sagra del Giglietto, con tanto di leccornie annesse, il primo week-end di agosto; la festa patronale (18 agosto) in onore di Sant’Agapito con il palio tra le quattro contrade; la festa di Sant’Antonio Abate(17 gennaio), con il corteo di carri, animali, macchine da lavoro; il Focaraccio di San Giuseppe(19 marzo), giorno in cui vengono accesi grandi falò, sui quali viene posta un’immagine del Santo; la festa della Madonna del Carmine, con processione serale, prevista la domenica più vicina al 16 luglio ed infine, la festa della Madonna del Rosario, presso la Cattedrale di Sant’Agapito, anch’essa con processione serale nella prima domenica di ottobre.
Una menzione particolare inoltre va al Teatro Principe, che ha ripreso vita e pieno regime grazie all’interesse dell’attuale direttore artistico Stefano Raucci, al Museo diocesano di arte sacra, al Museo della Resistenza e degli undici martiri, il Museo Barberini, che tra le altre opere, ospita il gruppo scultoreo tra i meglio conservati della Triade Capitolina che raffigura insieme Giove, Giunone e Minerva.
Insomma, Palestrina è sinonimo di cultura, tradizioni, arte a tutto tondo ed io mi ritrovo spesso qui, senza sorprendermi più ormai, quando torno a vivere dentro di me quello stupore che si trasforma in gioia grande e indescrivibile commozione.
In fondo, mi basta prendere il viale “Kyrye eleison” tra l’abbraccio degli alberi e mentre chiudo gli occhi, canto Giovanni Pierluigi insieme al coro e al mio carissimo amico lontano, al Maestro Federico, quel meraviglioso incosciente che a 16 anni suonava Mussorgsky.
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