Monsignor Carlo Liberati, Arcivescovo di Pompei

Rev.mi Sacerdoti e Sorelle Suore,
Rev.mi Religiosi e Suore Domenicane del s. Rosario
Fratelli e Sorelle nella fede in Gesù Cristo e nella comunione di grazia con Maria SS.ma Madre di Gesù e di tutta la Chiesa:

Sono trascorsi sette anni dal nostro primo incontro e dall’inizio del mio servizio pastorale a questa Chiesa e al Santuario della B.V.M. del s. Rosario, alle Opere di Carità e di educazione che offre, alla vita quotidiana di apostolato, di conversione e di grazia.
Come era il Santuario in quel 24 gennaio 2004 e come l’ho ereditato sapete meglio di me. Com’è oggi ve ne rendete conto tutti vivendo in Pompei e, soprattutto, per quanti di voi lo frequentano per un incontro personale con Gesù ed invocare la protezione di Maria: si realizza una seria esperienza di Chiesa.
Si diventa perseveranti e forti nella fede.

Certamente abbiamo cercato di renderlo in questi anni più accogliente, ospitale, gradito. Ai fedeli che vi accorrono – ci avviciniamo ormai ai 4 milioni di credenti -, abbiamo l’ambizione di farli sentire a casa loro.
Cerchiamo di far loro esperimentare la sensazione che li attendiamo con gioia e vorremmo si sentissero contenti ed appagati.
Molte cose sono cambiate da quell’ormai lontano 24 gennaio 2004.
Vediamole insieme.

A) Una gloriosa e benemerita Congregazione religiosa, i Vocazionisti del prossimo Beato Giustino Russolillo (7 maggio 2011), è venuta in nostro soccorso e resteranno sempre con noi animando, facendo rifiorire l’apostolato della grazia sacramentale soprattutto attraverso i Sacramenti della Penitenza e dell’Eucarestia.
Molti, e non soltanto i fedeli, ma pure i sacerdoti, i religiosi, le religiose potranno avere la possibilità di scegliersi un Padre spirituale e un Confessore.
Questi confessori parleranno anche: inglese, francese, spagnolo e altre lingue correnti:
Dio sia lodato e benedetto!

B) Inoltre, ed è trascorso un anno, è in corso il Restauro della nostra splendida Basilica.
Dopo le diverse pratiche di autorizzazione e d’inizio, siamo impegnati con tutte le nostre forze per restituire bellezze a questa che è tra le più significative Chiese dedicate a Maria in tutta la Chiesa cattolica. Il Restauro non poteva essere rinviato. Chi sale, anche per sola informazione le impalcature e si rende conto della delicatezza dei lavori oltre che della loro complessità tecnica, si rende subito conto dell’impegno che ci siamo assunti.

Le ferite del tempo inferte alla struttura del Santuario sono innumerevoli: nero fumo dell’olio delle lampade e delle candele, le infiltrazioni d’acqua, rotture e fratture nei mosaici, sbiancamento o scomparsa dei colori nei dipinti, polveri, cambiamenti e correnti d’aria, umidità atmosferiche, esalazioni di climi diversi e improvvisi mutamenti di temperature e di clima e altro ancora ci hanno costretto ad intervenire. Si sono scolorati anche gli ori e gli argenti.
Le centinaia di milioni di cattolici che recitano il s. Rosario ogni giorno e che vedono il nostro Santuario come punto di riferimento della loro preghiera mariana, torneranno ad ammirare presto la bellezza del Santuario.
Ci vorranno, forse, tre anni ancora.
Frattanto stiamo adoperandoci in ogni modo per consentire ai fedeli la frequenza e la fruizione della Basilica. E ci stiamo riuscendo.

C) Aderendo al programma pastorale e spirituale della Conferenza Episcopale italiana per il prossimo decennio, abbiamo istituito ed aperto il Consultorio familiare, per l’educazione dei fidanzati all’amore, il discernimento relazionale degli sposi nella vita quotidiana aiutandoli nei dubbi, nelle difficoltà, nei pericoli, nelle insidie tecnologiche che impediscono l’insorgere della vita, nel superamento delle tentazioni, nella vittoria sui mali che affliggono oggi la famiglia, attenuano o addirittura distruggono la gioia di vivere e fanno dimenticare ogni educazione al vero amore.
Abbiamo così colmato un grande vuoto e obbedito a un preciso e fondamentale dovere pastorale; una seria ed autentica educazione all’amore.

Così anche cerchiamo di essere utili con il consiglio a quanti, visto fallito e irrecuperabile il loro matrimonio, imboccano la strada della nullità del consenso da far dichiarare con duplice sentenza conforme affermativa dai nostri Tribunali ecclesiastici matrimoniali.
In questo orizzonte pastorale aprendoci ancora di più alle persone sole e spesso abbandonate non abbiamo dimenticato di rinnovare il nostro

D) “Soggiorno per le Signore anziane”, trasformandolo “ex novo” secondo tutte le leggi vigenti e le normative prescritte dal punto di vista assistenziale e igienico-sanitario.
Le Autorità civili, come spesso fanno, ci hanno ostacolato ma noi siamo andati avanti imperterriti e determinati, raggiungendo lo scopo.
Questa è una terra, Pompei, e una Regione – la Campania – dove le Pubbliche Autorità non possiedono sufficiente senso di responsabilità e, anziché perseguire gli obiettivi del Bene Comune e gli interessi del popolo, spesso si comportano in modo da ostacolare, nella prospettiva di un futuro migliore, il bene immediato di tutti.

Qui è difficile per un Vescovo sognare, progettare, programmare, realizzare il bene del popolo e si ha anche a che fare con un nemico subdolo, viscido, sfuggente, falso, determinato ad impedire il bene della maggior parte dei cittadini bisognosi. Si preferisce favorire in maniera disonesta gli interessi dei pochi provati che però dominano l’opinione pubblica.

E) Ciononostante abbiamo realizzato la “Casa Famiglia”, dopo l’infelice e disgraziata Legge 149 del 2001 che ha chiuso i “Nostri Orfanotrofi” e gli Istituti per i Figli e le Figlie dei Carcerati e hanno a tutt’oggi – e dopo appena 11 anni! – abbandonati sulle strade d’Italia più di 35.000 fra bambini e bambine.
Tanto più che le Istituzioni pubbliche non si preoccupano per niente di tante migliaia di figli e figlie dei poveri e delle famiglie distrutte, divise, separate, divorziate e queste decine e decine di migliaia di bimbi e bimbe abbandonati muoiono prima del compimento del 18° anno di età dopo una vita di sofferenze, umiliazioni, schiavitù, offese e stenti inimmaginabili!
Dove sono le “Case Famiglia”, chi ha il coraggio di istituirle?

Forse soltanto Istituzioni come le nostre che però si vedono impedite di fare tutto il bene che operavano prima del 2001. Oggi lo Stato ci impedisce di fare il bene. Ancora molte altre Istituzioni ed eredità benefiche abbiamo recuperato e riportato produttive in questi anni.
Così come abbiamo orgogliosamente conservato ed aggiornato i nostri Istituti Scolastici parificati e capaci di educare oltre 920 alunni dagli Asili d’Infanzia ai Licei.
E proseguiamo nell’impegno e nello sforzo quotidiano che ci comporta risolvendo un debito annuo di 1 milione di Euro.
Noi andiamo avanti come il nostro Beato Fondatore, l’Avv. Bartolo Longo, con iniziative geniali di fede ci ha comandato di fare.

Qui Bartolo Longo si sentì chiamare per la sua definitiva vocazione. L’ignoranza religiosa dei contadini, l’analfabetismo, la superstizione, l’abbrutimento nel lavoro lo convinsero che si doveva fare qualcosa. Bartolo aveva finalmente trovato la sua terra di missione e pensò di preparare una vera festa della Madonna del Rosario per quei contadini nell’ottobre del 1873; la ripetè negli anni successivi 1874, 1875 con missioni al popolo, la recita del Rosario e la distribuzione di corone.
Tutto riuscì al punto che il vescovo di Nola suggerì a Bartolo di costruire qui nei campi di granoturco, di lupini, di ortaggi e di agrumi una chiesa. E il vescovo soggiunse: “Non chiedete a questi contadini un soldo di più al mese. Costruirete un poco alla volta, secondo il denaro raccolto. Io potrò darvi soltanto 500 lire”.

Fratelli e sorelle di Pompei e voi tutti qui convenuti, questo Santuario è il frutto di un soldo, più un altro, più un altro ancora: una serie interminabile di soldini donati dal cuore di milioni di fedeli. È il segno che l’amore vero compie miracoli, come sempre è avvenuto nella storia della Chiesa.
Anche il Quadro della Madonna del Santo Rosario, giunto da Napoli su un carretto di stallatico nel novembre 1875, non era stato neppure esposto alla venerazione, perché così malandato da essere impresentabile.
L’8 maggio 1876 c’è la posa della prima pietra di un Tempio che non ha ancora un progetto. Poi arriverà la progettazione gratuita di Antonio Cua.

Uno degli aspetti più sorprendenti della vita di Bartolo Longo è l’aver camminato senza progetti, senza calcoli, senza piani – se si esclude quel piano di vita spirituale che era il tesoro nascosto nel suo cuore di discepolo di Cristo, fatto subito dopo la sua “conversione” e a cui tenne fede fino alla morte.
Questa opera pompeiana: la Basilica, le orfanelle e gli orfanelli, i figli e le figlie dei carcerati, gli asili, le scuole, le case di riposo, la “Nuova Pompei” e soprattutto quel vasto movimento di rosari anti di tutto il mondo, è cresciuta al ritmo del suo cuore ardentemente apostolico. Come un seme che contiene tutto l’albero, ma prima mette le foglioline, poi si distende e porta fiori e frutti. Bartolo era consapevole di questo continuo esplodere di opere attraverso le sue mani, di questa primavera di carità. Si riteneva uno strumento di Dio e nulla più, uno che, a un tratto è sorpreso e sorpassato dal soprannaturale e che è stupito dell’intervento divino.
Nell’ottobre del 1883 tutto il rustico della Basilica è completato. Gli associati al “novello Tempio in Pompei” sono dodicimila.

La “Supplica” che Bartolo Longo ha scritto viene recitata, fin dal 1884, a mezzogiorno dell’8 maggio e della prima domenica di ottobre. La “Supplica” sarà una preghiera che incendierà d’amore alla Madonna l’Italia, l’Europa, il mondo.
L’8 maggio 1887, il Card. Monaco La Valletta, Legato di Leone XIII, pose sul capo della Vergine e del Bambino un diadema di pietre preziose, consacrando il nuovo altare, dopo che, nel 1885, era stata costruita la nuova Abside. Una folla sterminata di sacerdoti e di fedeli invase letteralmente la Nuova Pompei, la Valle non più malfamata, ma diventata santa. In quindici anni, quanti ne erano fino allo scorso anno i misteri del Santo Rosario, Bartolo Longo aveva portato a termine una Chiesa di pietra, ma aveva anche fatto di Pompei “il paese delle anime” che “stanche di tornare nel tradito deserto della vita, domandano i “Quindici sabati”, “Storia, prodigi e novena della Vergine del Santissimo Rosario di Pompei”, “Il Rosario e la Nuova Pompei” contribuiranno al rinnovamento della fede e delle opere di carità della Chiesa Cattolica in ogni continente.

Fratelli e sorelle, continua così nel tempo della Chiesa, e dunque nel nostro tempo, a realizzarsi l’annunzio profetico di Gesù: “Lo Spirito del Signore è sopra di me … Egli mi ha mandato a predicare ai poveri la Buona Novella … (Lc. 4, 18-19).
Il 10 gennaio 2004 nella Basilica di San Pietro in Vaticano, il Card. Angelo Sodano, allora Segretario di Stato, ordinandomi vescovo mi ha chiesto: “Vuoi essere sempre accogliente e misericordioso, nel nome del Signore, verso i poveri e tutti i bisognosi di conforto e di aiuto?”.
Gli ho risposto: “Sì, lo voglio”.
La domanda non era stata retorica, la mia risposta è stata sincera e impegnativa. Ma ora la devo mettere in pratica, qui in mezzo a voi e con voi.
“Per voi sono Vescovo e con voi sono cristiano” diceva Sant’Agostino rivolgendosi più di 1600 anni fa ai suoi fedeli.

Il Papa mi ha mandato a voi. Eccomi! direbbe il Beato Giovanni XXIII (Papa Giovanni): “Ho messo i miei occhi nei vostri occhi, il mio cuore accanto al vostro cuore”. Ora si tratta di camminare insieme per annunciare a tutti la grazia e la benevolenza di Dio, perché si realizzi la nostra liberazione.
Nella metà di novembre del 2003, venendo tra voi, sono salito sul singolare campanile che abbellisce questa piazza del Santuario e un sacerdote mi ha mostrato alcune opere realizzate dalla fede del popolo di Dio e costruite da Bartolo Longo e mi ha aggiunto: “Questa è chiusa; anche l’altra non funziona più e un’altra ancora rischia di essere presto dismessa”. Sono tornato a Roma con il cuore triste e la notte ho pensato alla Chiesa, a Bartolo Longo, a voi, a questa mia Chiesa pompeiana.

Fratelli e sorelle, il vescovo da solo può fare ben poco, senza i suoi sacerdoti, i religiosi e le Religiose, i movimenti impegnati del laicato cattolico, coloro che zelano per l’organizzazione del santuario, tutto il popolo di Dio che vive in Pompei.
Non lasciatemi solo. Mi rivolgo a tutti gli uomini e le donne di buona volontà, anche quelli che non credono, ma che cercano e vivono per il bene, il giusto, il vero con cuore sincero
.
Perfino un anticlericale contemporaneo di Bartolo Longo scriveva nel 1886: “I fatti sono questi: che in una regione desolata e semibarbara si è riusciti a creare un movimento di vita, un desiderio di benessere e di progresso intellettuale, una coscienza di dignità umana. Non è poca cosa; e non è molto chiamarla miracolo”.
Bartolo Longo ha cambiato la vita dei nostri padri con la potenza dello Spirito Santo invocato per mezzo di Maria Santissima.

Lui, Bartolo Longo, si fece “Buon Samaritano” degli orfani, dei figli e le figlie dei carcerati, dei diseredati di ogni ceto sociale, costruendo in Pompei la “città dell’amore”, così da promuovere i veri poveri e restituendo loro la dignità di figli di Dio.
Se lui oggi tornasse a ripercorrere le strade d’Italia con in mano quella “dolce catena che ci unisce al cielo”, il Santo Rosario, si chinerebbe come allora (1884-1886) sull’infanzia non protetta, l’adolescenza offesa, la famiglia assediata e insidiata da mali dirompenti. Guarderebbe con tenerezza le angustie dei disabili, lo smarrimento dei drogati, le solitudini e i disagi degli anziani, il ricupero dei carcerati e tante nuove povertà ignote alla negligenza delle legislazioni civili.

Bartolo Longo non piangerebbe certo sulla tristezza dei tempi soltanto, ma si metterebbe senza indugi all’azione costruttiva e riparatrice.
A Pompei, la fede in Cristo e in Maria Santissima si tramuta in preghiera, la preghiera in carità. A Pompei la Madre di Gesù e nostra è tutto.
La Madonna ha costruito Pompei. Senza di Lei, tu Pompei, non esisteresti, saresti come la città morta e dissepolta dalle ceneri del Vesuvio.
E allora, Chiesa di Pompei, devi restare la “città della misericordia e del perdono, il paese dell’anima e della pace recuperata”, “la piscina probatica dello spirito” dove la Madonna ci fa immergere per una purificazione rinnovata del cuore.

Sette anni fa, ho piantato qui la mia tenda e ormai vi appartengo. Sarò vostro.
Sono qui con l’animo disposto a restarvi fino a quando il Signore vorrà. Non sognerò altri orizzonti. Se questa è la terra che Cristo mi ha indicato attraverso l’obbedienza, Dio sia benedetto per mezzo di Maria Santissima che qui veneriamo come Beata Vergine del Santo Rosario.
Venendo in questa Valle santificata da Maria Santissima, ho notato poca “visibilità” per il Santuario. Soltanto all’ultimo sull’autostrada, un solo cartello sbiadito e impolverato ricordava Pompei, mentre per tanti chilometri si parla, e giustamente, di “penisola sorrentina”.
Dissi: «È troppo poco per un Santuario che riceve 4 milioni di pellegrini l’anno ed è accanto alla città greco-romana famosa anch’essa alla cultura mondiale, ai siti dell’archeologia. Ma del Santuario quasi nessuna traccia. Perché?

Sarò franco con voi, anche con le autorità civili: il Vescovo chiede sempre maggior “visibilità” per Pompei».
San Paolo Apostolo, nella prima Lettera ai Corinti, (al cap. 13), passa in rassegna le qualità dell’amore di Dio e dei fratelli e dice: “La carità è paziente, è benigna … non si vanta, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto …, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta”. San Paolo lo scrive a tutti i cristiani. Bartolo Longo lo teneva come programma di vita e creò così questa città dal nulla.

Il vostro Vescovo si spirerà dunque nel servizio e nell’accoglienza a questo medesimo programma di vita.
Ed ora, per finire, permettetemi di rivolgere la mia preghiera a Maria Santissima, la Beata Vergine del Santo Rosario. “O Augusta Regina delle Vittorie, o Sovrana del Cielo e della Terra al cui nome si rallegrano i Cieli e tremano gli abissi, o Regina gloriosa del Rosario, noi devoti figli tuoi, raccolti nel tuo Tempio di Pompei, effondiamo gli affetti del nostro cuore e con confidenza di figli ti esprimiamo le nostre miserie.
Dal trono di clemenza dove siedi Regina, volgi, o Maria, il tuo sguardo pietoso su di noi, sulle nostre famiglie, sull’Italia, sull’Europa, sul mondo.

 
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