Rosa dell'A.S.D. Chiavari 2010-11

Il campionato di calcio italiano di Serie D ha coinvolto, nella stagione appena conclusa, 167 squadre divise in nove gironi interregionali.
Cominciamo il nostro viaggio con il girone A, facendo tappa a Chiavari, per popolazione terzo comune della provincia di Genova.
Intervistiamo Francesco Bacigalupo, segretario dell’A.S.D. Chiavari Calcio Caperana.

Può trarre un breve bilancio del campionato 2010 – 2011?
Eravamo una squadra neo-promossa e nella stagione sportiva 2010/2011 abbiamo disputato per la prima volta nella nostra storia un campionato di serie D.
L’esserci salvati assicurandoci la permanenza in questa categoria con alcune giornate d’anticipo
rispetto alla fine del campionato è già motivo di grande soddisfazione.

C’è un atleta che ha maggiormente caratterizzato questa stagione sportiva?
Preferirei non parlare dei singoli giocatori, ci tengo invece a sottolineare che la nostra prima squadra
è formata in larga misura da giovani di Chiavari e durante tutto l’arco del Campionato la nostra formazione titolare era formata per almeno 6/7 undicesimi da calciatori “chiavaresi” o provenienti dal nostro comprensorio territoriale.

Chiavari Calcio e il futuro: cosa vi aspettate dalla prossima annata sportiva?
Siamo una realtà piccola e la squadra rappresenta un quartiere di Chiavari, Caperana appunto.
Insomma siamo una sorta di Chievo Verona della serie D.
Ritengo che la categoria in cui militiamo attualmente sia la massima raggiungibile per una società che si fonda in gran parte sul volontariato prestato dai Dirigenti. Il nostro “scudetto” non può essere altro che il mantenimento della categoria il più a lungo possibile, cercando magari di toglierci qualche soddisfazione contro qualche società ben più blasonata ed attrezzata della nostra.

Qual è, a suo giudizio, l’importanza, la mission del campionato di Serie D nel movimento calcistico italiano?
A norma di regolamento in questa categoria devono sempre essere schierati in campo 4 giovani giocatori.
Nella stagione sportiva appena terminata era richiesta la presenza sul terreno di gioco di 1 calciatore nato nel 1990, 2 nati nel 1991 e 1 nato nel 1992. Questo comporta la necessità che la rosa della prima squadra sia formata per 8/10 unità da giocatori under.
Si tratta di un’opportunità e di una vetrina importante per i ragazzi che hanno modo di mettersi in mostra in un campionato che è a carattere nazionale. E’ però anche un’arma a doppio taglio. Finito il “bonus” dell’età vi sono dei giovani di 21/22 anni che per poter trovar spazio sono costretti a scendere anche di diverse categorie.

Come vivete la “competizione” con altre squadre di Chiavari impegnate in altre discipline, come ad esempio la pallanuoto?
Non vi è alcun tipo di competitività con le altre realtà sportive di Chiavari, anzi siamo ben contenti se altre società del nostro Comune riescono a mettersi in mostra nelle loro specialità.

Che rapporto c’è tra la sua squadra e la comunità di Chiavari?
Siamo la seconda realtà calcistica di Chiavari dopo la Virtus Entella che milita nel Campionato di Lega Pro Seconda Divisione. E’ chiaro che i chiavaresi si identifichino maggiormente con l’Entella che, tra l’altro, ha una storia sportiva molto più antica della nostra. Riusciamo comunque a difenderci con un buon numero di tifosi e riscontriamo un crescente interesse che ritengo nasca dal fatto che nella nostra squadra giocano numerosi giocatori della zona.
Per quanto riguarda i rapporti con le Istituzioni ed il Comune in particolare direi che si possono definire buoni e corretti.

Quale ruolo assolve l’ASD Chiavari Calcio dal punto di vista sociale e culturale?
Il nostro settore giovanile accoglie circa 200 ragazzi dai 5 ai 16 anni. I nostri istruttori della scuola calcio e gli allenatori del settore giovanile sono tutti in possesso di abilitazione AIAC. E’ nostra preoccupazione principale fare in modo che i nostri ragazzi possano fare sport divertendosi in un ambiente sano cercando di aiutarli a crescere come atleti ma principalmente come uomini.
La gestione di un settore giovanile con criteri che non siano esclusivamente quelli del rendimento e del risultato è già di per sé una importante azione sociale.

 
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