L’Eremo dell’Assunta Incoronata o di Monte Corona sorge a 693 mt. di altitudine sul monte che domina la vallata attorno ad Umbertide, circondato da foreste di abeti e castagni, raggiungibile senza non poche difficoltà tramite una sterrata alquanto dissestata. La Badia si trova invece poco fuori l’abitato di Umbertide nella omonima località. Le vicende dell’Eremo sono strettamente legate a quelle dell’Abbazia di San Salvatore o Badia di Monte Corona. Nel 1529 Giustiniano da Bergamo, che viene considerato uno dei padri dei Coronesi, propose l’erezione di un Eremo a somiglianza di quello di Camaldoli, che fosse capo di tutta la congregazione. Dopo molte proposte fu stabilito di costruirlo sulla vetta del Monte Corona, per la vicinanza all’Abbazia di San Salvatore. Nel 1530 iniziarono i lavori, alcuni seguaci si stabilirono nella piccola cappella a metà monte e da qui ogni giorno si recavano sulla sommità dello stesso per portare avanti i lavori di costruzione. In quegli anni la vita dell’Abbazia di San Salvatore fu intensamente legata a quella dell’Eremo, due centri che si integravano tra loro. Il romitorio era il centro della vita spirituale, l’Abbazia (o Badia) la sede più importante delle attività economiche; qui erano inoltre le dimore per gli eremiti che, o per vecchiaia o per infermità, non potevano più osservare le rigorose regole di vita praticate all’Eremo.

Il Convento di Monte Corona rimase aperto fino al 1812, quando Napoleone emanò le leggi di soppressione degli ordini religiosi, ma nel 1814 il Papa ritornò nel suo stato e la vita dell’ordine dei Camaldolesi Coronesi riprese. Con l’avvento del Regno d’Italia e l’entrata in vigore delle leggi che prevedevano la confisca dei beni ecclesiastici, i frati dovettero lasciare l’Eremo e l’Abbazia di San Salvatore. Inizialmente lo Stato Italiano affittò tutte le proprietà e dal 1865 in poi tutti i beni di Monte Corona sono passati di proprietà in proprietà più volte. Tra gli acquirenti più noti spiccano i nomi del tenore Beniamino Gigli, dell’I.F.I ( gruppo Fiat), SAI (famiglia Agnelli), da poco l’azienda agricola è diventata proprietà Unipol. L’Eremo fu acquistato nel 1981 dalla comunità delle piccole sorelle monache di Betlemme che vi si stabilirono. Queste poi lo lasciarono nel 1990 per fondare un nuovo monastero nei pressi di Mocaiana, frazione di Gubbio. A Monte Corona vi si stabilirono i monaci del ramo maschile dello stesso Ordine. Oggi l’Eremo si presenta alla fine di un lungo viale alberato, con un ampio piazzale in leggera salita. Davanti si scorge la Chiesa a unica navata con decori barocchi in fase di ristrutturazione. Di fianco c’è un edificio che si compone di 18 celle solitarie, distribuite su tre piani, ci sono anche vari edifici per la vita in comune, una parte di questi è già stata ristrutturata.

I monaci di clausura che vivono nell’eremo sono tutti molto giovani, compiendo qui il noviziato. L’ordine è stato ufficialmente riconosciuto di diritto pontificio dalla Santa Sede nel 1998. L’accoglienza all’Eremo è prevista per soli uomini ed è di tipo spirituale, rivolta a chi vuole vivere momenti di profonda riflessione spirituale nel rispetto del silenzio. Gli ospiti possono alloggiare o nella foresteria o in alcune piccole celle, dove consumano i loro pasti. Durante la giornata l’ospite può chiedere di essere confessato, di parlare e confrontarsi con uno dei fratelli a questo compito preposto e se vuole può chiedere di lavorare aiutando nell’opera di ristrutturazione. Aperta a tutti è invece l’ala del monastero dove si trovano una chiesina in cui i visitatori possono pregare e una mostra di oggetti d’artigianato prodotti dai monaci. Le regole di vita a Monte Corona si inseriscono nella tradizione spirituale che fa capo a San Bruno, patriarca dei monaci solitari d’Occidente, questi si dedicano all’ascolto della Parola di Dio e alla preghiera in una vita di solitudine, di silenzio, di comunione liturgica e d’umile lavoro. I frati vivono nella propria cella, la loro giornata inizia alle 03,00 del mattino con la preghiera. Alle 06.45 si ritrovano insieme in Chiesa per la celebrazione dell’Ufficio Liturgico e della Santa Messa. Alle 10.30 in solitudine all’interno della propria cella consumano il pasto, successivamente si dedicano al lavoro manuale e allo studio. Alcuni monaci si occupano dell’Eremo, provvedendo alla ristrutturazione delle numerose parti del complesso ancora in stato precario, altri lavano, cucinano, coltivano l’orto, altri ancora creano manufatti artigianali. Alle 16.30 viene consumata la cena, sempre nella solitudine della cella, ed alle 17.00 recitano insieme i Vespri, cui segue un altro momento di preghiera solitaria. Alle 19.00 i frati si coricano. Il sabato e la domenica vivono invece un maggior numero di momenti di fratellanza, poiché sono previsti un pasto comune in refettorio, una camminata nei boschi circostanti e un incontro di condivisione. Tutto cioè fa del Monastero un luogo mistico dal fascino particolare.

Le foto di questo reportage:
Foto 1 – Il viale che porta all’ingresso del Monastero;
Foto 2 – La Chiesa in fase di restauro;
Foto 3 – Fabbricato restaurato con le celle dei frati;
Foto 4 – Chiesetta restaurata;
Foto 5 – Fabbricato da restaurare;
Foto 6 – Vista su la Badia di Monte Corona;
Foto 7 – Interno della Chiesa in fase di restauro;
Foto 8 – La giornata tipica dei frati;
Foto 9 – Vista panoramica da Monte Corona;
Foto 10 – Campanile della Badia di Monte Corona.

 
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