La settimana Santa a Molfetta inizia con l’adorazione dei Sepolcri. In particolare i Sepolcri della Chiesa di Santo Stefano (1586) e della Chiesa del Purgatorio sono molto suggestivi perché di antichissima tradizione. A ciascuna delle due chiese fa capo una Confraternita, anch’essa di antichissima costituzione.

Alla chiesa di Santo Stefano fa capo la Confraternita del “Sacco Rosso, in dialetto “Sesserist” (sul fianco appesa alla cinta in vita portano una bustina rossa). Il sepolcro è costituito dalle statue dei cinque Misteri, realizzate nel ’600 in legno da un artista veneziano e, dice la leggenda, acquistate a Venezia da un armatore molfettese che rimase colpito dalla loro bellezza e ne fece dono alla Confraternita di S. Stefano.

Le porte della chiesa si aprono alle ore 17,00 e l’ingresso dei devoti è accompagnato dal gruppo “Bassa Musica Città di Molfetta – U Témmurre” che intona il “Lamento di Maria”, in gergo il “Ti-Té”. La musica è di origine araba e rappresenta il lamento di una madre che piange la perdita del figlio: la Madonna. Il gruppo di musici apre tutte le processioni del Venerdì e del Sabato Santo.

Il sepolcro della Chiesa del Purgatorio con la Confraternita della Morte è costituito dalle sette statue del 1900 che vengono portate in processione il sabato Santo. Tutte le statue, escluso il gruppo della Pietà, sono state realizzate dallo scultore molfettese Giulio Cozzoli in gesso e cartapesta e sono anatomicamente perfette. La più struggente del gruppo appare quella della Maddalena.

Come da tradizione popolare la visita ai Sepolcri deve riguardare un numero dispari di chiese, minimo tre. Quindi segue il sepolcro della Cattedrale ove si può ammirare appena entrati a sinistra, un Cristo in Croce di rara bellezza. Sicuramente la Cattedrale appare meno suggestiva nell’atmosfera e nel pathos rispetto alle due precedenti chiese, in cui i confratelli si raccolgono intorno al Sepolcro recitando il Vexilla e cospargendo di incenso l’ambiente circostante lo stesso Sepolcro, già profumato dai tanti fiori.

Per i Molfettesi la Settimana Santa è un momento magico che culmina nel silenzio e buio più assoluto, con l’uscita del Cristo Morto alle 3,00 della notte tra il giovedì ed il Venerdì Santo. L’uscita è accompagnata dall’esecuzione di marce funebri tra le quali la più struggente e commovente: “U Conza Siegge” di Valente.

 
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Commenti (10)


  1. Ciao Diana, per essere precisi la parola sepolcri è errata perché Gesù non è ancora morto ( il sepolcro è un luogo di sepoltura) . Il termine esatto, e che la popolazione molfettese continua a sbaglaire, un po’ per ignoranza e un po’ per “tradizione” è REPOSITORIO ……….. oltre al fatto che le esposizioni delle state dei 5 misteri, nella chiesetta di S. Stefano e quelle della processione del sabato santo, nella chiesa del Purgatorio, non sono affatto repositori ma semplici esposizioni al pubblico………… i REPOSITORI si possono trovare nelle chiese di parrocchia che riportano, ognuno a propria interpretazione, Gesù sacramentato nel ricordo dell’ULTIMA CENA. :-)


  2. una forte atmosfera sembra seguire queste celebrazioni che ormai in pochi luoghi vengono presentate.Bella descrizione questa tua, seguita come sempre da ottimi scatti


  3. Diana…..bellissimo+++


  4. grazie mille per le specifiche gentilissima Miryam


  5. @ sì paola, un’atmosfera molto suggestiva


  6. @ mino – grazie molfettese +++


  7. Il termine “ sepolcro” è utilizzato comunemente dal popolo fin dal 1800 e anche prima. Inoltre non è sbagliato adoperare tale termine, in quanto la parola latina “ repositorium da cui “ reposizione”, ha tra i suoi significati la parola “ sepolcro” o “tomba”. L’Altare della reposizione, è allestita non per rappresentare la sepoltura del Signore, ma per custodire il Pane Eucaristico per la Comunione che verrà distribuita il venerdì della passione di Gesù. Vedo in una foto dei piattini con i germogli di grano quindi ciò che viene rappresentato è la reposizione o sepolcri, ed ogni chiesa ha una sua rappresentazione.
    Gesu’ disse:
    “Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane da solo; se invece muore produce molto frutto” (Gv 12, 24)?
    Bel reportage!:)


  8. Complimenti Diana, il testo è sempre preciso e coinvolgente; le foto, tecnicamente sempre impeccabili, emotivamente cariche di quella suggestione ed umanità che rende partecipe chi le guarda.
    A presto
    Maria


  9. grazie Maria per il commento – serena pasqua

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