Si prende a Cagliari la SS 131 e all’altezza di Sanluri si imbocca la SS 197 direzione Villamar e si volta poi a destra sulla SP 36 per Villanovafranca (Biddanoa Franca). Dentro il paese troviamo l’indicazione per l’area archeologica de Su Mulinu.

Percorso poco meno di un chilometro su strada bianca molto ben tenuta, si giunge su un altipiano di marne e arenarie che domina il paese e il corso del rio Mannu che collega, attraversando la Marmilla orientale, la pianura del Campidano col giacimento di rame di Funtana raminosa nel territorio di Gadoni.

Ci troviamo di fronte un complesso nuragico evoluto del tipo polilobato con un possente corpo centrale e una poderosa cinta muraria in blocchi di calcare ed arenarie (cfr foto di una ricostruzione presente nel museo di Villanovafranca). Le mura stesse sono ricche di torri per meglio difendere quella che doveva essere una fortezza.
Solo dopo l’ottavo secolo a.C. prevarrà il carattere religioso del complesso e la campagna di scavo del 1988 condotta dall’archeologo Ugas porta alla luce un altare votivo che riproduce in tufo lo schema planimetrico del corpo centrale della fortezza. Sulla torre dell’altare è scolpito il crescente lunare e la vasca presente nell’altare stesso forse conteneva la Dea Madre e consentiva la celebrazione di riti iniziatici (i dettagli dell’altare sono stati fotografati nella riproduzione presente al museo).

Quest’area archeologica, negli anni sessanta del secolo scorso venne sommariamente considerata interessante dall’archeologo Giovanni Lilliu avendo individuato sia strutture proto nuragiche – come i corridoi piattabandati – che nuragiche come le torri voltate a tholos. Solo nel 1983 incominciano le varie campagne di scavo dirette dall’archeologo Ugas.

La vita in questo complesso ebbe inizio a metà del 2° millennio a.C. e si è protratta fino al 7° secolo d. C. Come si può vedere nella foto di un cartellone esposto al museo di Villanovafranca si individuano quattro fasi architettoniche della fortezza di Su Mulinu. La prima, in rosso, del Bronzo Medio I (16° secolo a.C.) comprende il bastione con una particolare cinta antemurale a sviluppo radiale, costituita da corridoi e celle.

Nella seconda fase, in azzurro, del Bronzo Medio II (14° secolo a.C.), alla struttura preesistente si sovrappone un bastione trilobato con ambienti a planimetria ellittica e da esso ha origine una cinta antemurale costituita da torri raccordate da cortine, che delimitano un’area circolare a cielo aperto per il raduno dei militari o il rifugio della popolazione circostante in caso di pericolo.
La terza fase, in giallo, del Bronzo Recente (13° secolo a.C.), mostra la costruzione di un terzo bastione e di una torre di impianto circolare, la cosiddetta Torre E, ed il rinforzo della cinta antemurale esterna, con una grande Torre circolare F con feritoie.

Benedetta la campagna di scavo che del 1988 con la localizzato nel livello inferiore del bastione del Vano E, luogo di culto dove si trova il grande altare di cui ho già parlato.
In verde gli edifici rettilinei dal 4° secolo a.C. in poi (punici, romani, medioevali, moderni).

Per approfondimenti consultare:
● G. Ugas, “La fortezza di Su Mulinu-Villanovafranca”, in Nuragic Sardinia and the mycenean world, 3, a cura di M. S. Balmuth, Oxford, BAR, 1987, pp. 77-128;
● G. Ugas, “Il sacello del vano E nella fortezza nuragica di Su Mulinu-Villanovafranca (CA)”, inScienze dell’Antichità. Storia, Archeologia, Antropologia, 3-4, 1989-90, pp. 351-373;
● G. Ugas-M.C. Paderi, “Persistenze rituali e cultuali di età punica e romana nel sacello nuragico del vano e della fortezza di Su Mulinu- Villanovafranca (CA)”, in L’Africa romana. Atti del III convegno di studio (Sassari, 15-17 dicembre 1989), Sassari, 1990, pp. 475-479.

Per le visite guidate su prenotazione contattare la Coop. “Il Coccio”, tel. 070/936.74.58

 
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