Ogni volta che si entra in un luogo abbandonato si va alla ricerca di ciò che era, di chi ci è passato, della vita che è stata vissuta al suo interno. Entrando nel vecchio manicomio di Mombello a Limbiate, il cui vero nome è ospedale Psichiatrico Antoni di Limbiate, è come entrare in una città, 40 mila metri quadri di padiglioni enormi che sembrano labirinti, suddivisi in reparti che contano decine di stanze. Nel pieno della sua attività erano oltre 3000 gli ospiti ricoverati suddivisi secondo le varie patologie tra cui vi era anche il figlio illegittimo del duce avuto da Ida Dalser, Benito Albino Mussolini morto internato nel 1942.

La nascita del manicomio risale intorno al 1872 quasi per caso, Infatti nel 1865 a causa di un sovraffollamento del cittadino manicomio “La Senavra” alcuni pazienti vennero trasferiti nella villa Pusteria-Crivelli per garantire loro una vita più dignitosa ed essere curati da eccellenti psichiatri tra cui Cesare Castiglioni, Andrea Verga e Serafino Biffi. Nel 1873 iniziarono i lavori di ampliamento nei quali oltre ai padiglioni di degenza, vennero anche costruiti i laboratori, biblioteche e i giardini esterni dove durante le belle giornate i pazienti meno gravi potevano passeggiare protetti dal muro di cinta alto 2 metri con una lunghezza di 3 chilometri.

Come tutti i manicomi i degenti erano suddivisi in categorie, tranquilli, agitati, i sudici e i lavoratori, gli ospiti considerati agitati erano ricoverati in isolamento e non potevano partecipare alle attività lavorative tenute dai medici. Durante la Prima Guerra mondiale vennero costruiti dei reparti staccati dalla struttura per ospitare i militari impazziti al fronte, arrivando a contare circa 635 degenti su 200 che avrebbe potuto ospitare. Mombello oggi giace in silenzio tra la natura che in trent’anni di abbandono è cresciuta rigogliosa, passeggiando tra i corridoi e le stanze possiamo solo immaginare scene a volte affascinati a volte spaventose delle persone che lo hanno abitato, di pazienti che sono guariti ma di molte altri che li dentro tra pianti e scatti di ira sono morte internate in piena solitudine.

 
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