Attenzione a non sbagliare. Non è Geranio, ma Gerano. “Ci vuole un fiore, ci vuole un fiore”. Ricordate? La cantava Sergio Endrigo nel 1974 (testo di Gianni Rodari).

La delicata e tenera filastrocca musicale, descrive una sequenza di elementi naturali: legno, seme, albero, frutto, fiore, ramo, bosco, terra, fino ad arrivare alla conclusione che per fare ogni cosa, per fare tutto insomma, ci vuole un fiore.

Questa settimana quindi, non possiamo fare a meno di organizzare una bella gita che ci conduce diritti al cuore di una località che è nata grazie ad una vocale birbantella, che un giorno si perse tra fiori.

Forse non lo sapete, ma un giorno, la lettera “i”, per fare un dispettuccio alla “n” e alla “o” si mise nel bel mezzo tra loro e poi sparì. La “g” e la “e” dissero alla “r” e alla “a”: “Dove sarà finita la “i” tra la “n” e la “o”? E’ andata nel bosco, lontano lontano, nascosta tra i rami, fra i campi di grano.

Più non si ode, ma no, non è strano! Nascosta tra i rami, fra i campi di grano, è un fiore tra i fiori: ora si che è Gerano! Riepilogando, Gerano, non Geranio (per colpa della “i” un po’ discola), è un fiore tra i fiori, il fiore più bello che c’è tra i fiori dell’Infiorata più antica d’Italia, che ogni anno, la prima domenica successiva a San Marco (25 aprile), coinvolge l’intera popolazione in un clima di grande festa, gioia e condivisione.

La tradizione è legata al dipinto della Madonna del Cuore, di Sebastiano Conca di Gaeta, datato 1727, ritenuto miracoloso.

Gerano, sorge nel territorio dei monti Ruffi, a 502 metri sul livello del mare e conta circa 1.300 abitanti. Percorrendo la via Empolitana, uscendo da Tivoli, se avete intenzione di rilassarvi, ammirando il paesaggio che delimita l’area geografica della valle dell’Aniene, continuate ad andare avanti seguendo le indicazioni e, come si usa dire in questi casi, non potrete sbagliare.

Sono tornato a Gerano pochi giorni fa. Era una domenica fresca, accompagnata da una brezza leggera. Il semaforo da rispettare, che da sempre funge da sentinella ed eccomi in paese.

A proposito di brezza leggera… non faccio in tempo a fare due passi che vengo “investito” da un profumo intenso di carne. Evidentemente, qualcuno sta preparando le griglie per il pranzo.

Faccio pochi passi in direzione di un vicolo e mentre noto quattro gatti beneficiare dei primi raggi di sole, ascolto per puro caso una signora che dalla veranda della sua abitazione, parla in questi termini con due persone in strada: “Allora, gnocchi o fettuccine?” Cominciamo bene! Questo, al momento, è il mio pensiero.

Gerano è un paese che coinvolge. Sostare tra i suoi vicoli infonde un particolare senso di protezione. A destra e a sinistra, guardando in avanti o alle proprie spalle, si ha l’impressione di un abbraccio che rassicura.

Man mano che vado avanti, provo il piacere e la gioia del buongiorno che proviene da tutti coloro che incontro. Rispondo volentieri e per un attimo dimentico la frenesia, il caos della città, il ritmo disumano che trasforma sempre più gli esseri di umana natura in automi, stritolando mente e anima senza soluzione di continuità.

Non ci voglio pensare… sono a Gerano e Gerano mi aiuta a fare ben altre riflessioni. E’ quasi ora della messa e incontro don Giovanni Censi, che in men che non si dica, generoso com’è, mi rende partecipe delle sue ricerche storiche, dei suoi libri, delle sue poesie, tra le quali, considerando che siamo a marzo: “Panni stisi”.

Siete pronti? Molto bene! “È marzu e’ ssenza pensàreci dò vòte, de’ bbòttu massèra me sò missu a ‘ vvolà co’ gliu vèntu sopra pianti de pèrseca ‘nfiore”. Che meraviglia tutto questo! Vorrei restare ancora ma non posso.

Desidererei continuare ad assaporare l’atmosfera che amo di più, tutto ciò che nasce della pace, dal silenzio, dal profumo delle cose buone. Vorrei fermarmi nelle Chiese di Sant’Anatolia, di Santa Maria Assunta, visitare la Torre dell’Abate Giovanni V, il Palazzo di Corte del XIV secolo, il Museo delle scatole di latta, conoscere gli amici dell’Avis, il loro contributo meraviglioso mangiare due fettuccine buone buone, ma…

Comunque, tornerò, eccome se tornerò! Anzi, sarà un viaggio da condividere tutti quanti insieme come oggi, nel cuore di un paese nato da una “i” birbantella, che un giorno si nascose nel bosco, lontano lontano, per rimirare tra i fiori, il fiore più bello: un fiore tra i monti, chiamato Gerano.

 
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