La Pallavolo Saronno B2 2010-2011

Il comune di Saronno è in provincia di Varese ed ha più di trentanovemila abitanti.
La locale squadra di pallavolo maschile è la Pallavolo Saronno, che ha partecipato al campionato 2010-2011 di Serie B2 girone A.
Rispondono alle domande di Comuni-Italiani.it Vittorio Bertini (VB), allenatore della squadra di B2, e Roberto Munk (RM), direttore sportivo della società.

Per quelle che erano le aspettative di inizio stagione, il sesto posto vi soddisfa?
VB: Un risultato leggermente al di sotto delle aspettative, almeno quelle personali. Alcune difficoltà (leggi: infortuni) ci hanno “frenato” più del dovuto. Forse non le abbiamo affrontate con la giusta “veemenza” e ci siamo adagiati un po’. E’ stata un’esperienza che non ripeteremo.

Quali sono stati i vostri punti di forza?
VB: Per diverse ragioni si è puntato fin dall’inizio dell’anno sulla battuta, fondamentale che vedeva almeno quattro giocatori a “forzare” la rimessa in gioco con Jump Service. Anche l’attacco dopo difesa è stato un elemento di eccellenza, mentre siamo senza dubbio mancati in difesa.

Robert Munk

Quale atleta ha caratterizzato questa stagione?
VB: Senza dubbio il capitano Davide Bagatin. E’ un giocatore straordinario, capace di “pensare” ogni palla. Si contano sulla punta di (poche) dita i suoi errori in momenti topici mentre il numero di grandi giocate è difficile da stimare.

Nella pallavolo italiana, secondo lei, cosa rappresenta il campionato nazionale di B2?
VB: E’ una fase transitoria tra un campionato ormai professionistico come la B1 e le categorie regionali, storicamente votate al dilettantismo. “Di qui si va verso il volley adulto” e per farlo, ovviamente, si deve essere già parecchio strutturati ma anche consapevoli delle difficoltà (anche economiche) e delle fortune, o quanto meno dei pregi che questo status di “pre-professionismo” porta con sé.

Siete molto impegnati nelle scuole a diffondere la passione, l’amore per la pallavolo. In molte realtà ha maggiore presa, tra le nuove generazioni, il settore femminile. Lo riscontrate? E’ un trend irreversibile?
VB: Se ne parla da tempo ma in numeri di tesseramento diffusi ogni anno dalla Fipav nazionale dichiarano un incremento annuo, logico, delle donne attorno al 15 per cento ma anche per gli uomini, con numeri che vanno dal 5% fino al 10%. Vanno ovviamente considerati i tesserati non praticanti, quindi è un dato difficilmente decifrabile realmente.

RM: è ormai da un quinquennio che siamo attivi nelle scuole, soprattutto elementari, ma solo nell’ultimo anno ci sono stati dei risultati lusinghieri, in termini di adesioni, per il settore maschile. Il femminile “quasi” non avrebbe avuto bisogno dell’appoggio della scuola primaria.Una tendenza quindi confermata anche nella nostra realtà.

Vittorio Bertini in palleggio

Ma allora perché si interviene nelle scuole?
Perché se si ha una visione di almeno medio periodo, non si può non pensare di dialogare con il mondo scolastico che rappresenta il nodo generazionale più importante. Nel maschile soprattutto per esigenze di numeri, nel femminile perché, per distinguersi dalla concorrenza, è essenziale introdurre un approccio di qualità già dalla scuola primaria.

Negli ultimi anni le regole di gioco hanno subito continue modifiche. Cosa ne pensa?
VB: Rps e libero sono innovazioni che fanno ormai parte della preistoria (sono del 1999) eppure ancora oggi qualcuno continua a dire “in questa nuova pallavolo …”. Penso siano ormai da tempo metabolizzate. La possibilità di un primo tocco “sporco” è un importante strumento tecnico, nel senso che, benché si pensi il contrario, anche questo intervento può essere e deve essere allenato. Va migliorato e “pensato“. Spessissimo alcuni interventi “non convenzionali” (leggi: non usando il bagher) non fruttano un recupero della palla ma una perdita o un peggioramento dell’azione. Va allenato allo stesso modo degli altri fondamentali. Le altre innovazioni sono elementi semplificativi per chi osserva e non incidono effettivamente sullo svolgimento del gioco.

Davide Bagatin

Saronno e la pallavolo: che tradizione ha questo sport nella realtà locale e che importanza ricopre rispetto ad altri sport di squadra?
RM: Purtroppo la realtà saronnese parla della pallavolo come di uno sport povero, con poco seguito.
Escludendo dal discorso il nuoto e l’atletica, radicati nel saronnese, ma che non possiamo paragonare agli altri tipici giochi di squadra, la tradizione della città vede il calcio e poi il basket in campo maschile; la maggior parte delle bambine, oltre alla danza e alla ginnastica artistica, pratica invece la pallavolo. Quindi il bacino di utenza è in linea teorica molto buono.
Per non far torto a nessuno, il comune dà credito alle varie associazioni in funzione delle radici nel territorio, della tradizione storica e del seguito di iscritti: la nostra società è di sicuro una realtà emergente, ma per almeno un lustro dovremo faticare ancora parecchio per entrare nell’immaginario collettivo (sportivo) del saronnese medio; ma è una sfida che siamo contenti di affrontare, e che sicuramente vinceremo, se avremo costanza e passione come stiamo dimostrando adesso.

Gianfranco Gerbella

La società in quale occasione diventa protagonista anche di attività sociali e culturali?
VB: Ho un pensiero molto personale al riguardo: le ordinarie attività sportive (e conseguente concetto di “pratica sportiva”) costituiscono già un importantissimo intervento sociale. Essere veicolo di cultura sportiva vuol dire essere già attori di un rinnovamento della società, in quell’ottica sussidiaria che è la linea di indirizzo delle politiche sociali europee. Questo ci impegna nel dettaglio, perché non basta dire “da noi si perseguono valori importanti”. Quali sono questi valori? Come si perseguono? Come si traduce, per esempio, il termine “collaborazione”, “aiuto”, “sostegno” nella pallavolo? I nostri allenatori e i nostri dirigenti sono continuamente stimolati a fare questo, e volentieri invito chiunque ai nostri allenamenti per essere anche “misurati” su questo.

RM: Appena possibile partecipiamo alle iniziative che il comune propone per le associazioni sportive e culturali del territorio. Negli ultimi due anni abbiamo iniziato una collaborazione con altre associazioni che hanno a cuore, più che l’impegno sportivo, quello di solidarietà con i meno fortunati. Infine è ormai consolidata tradizione quella che ci vede impegnati all’apertura dell’attività’ degli oratori a settembre (con l’organizzazione di un torneo di pallavolo) ma soprattutto la devoluzione di parte degli incassi della nostra festa natalizia alle attività missionarie della nostra comunità parrocchiale.

Massimo Monti

Pallavolo Saronno e il futuro. Avete cambiato l’allenatore e sono già in palestra ad allenarsi i confermati ed i nuovi acquisti. Puntate a qualcosa di importante per festeggiare il venticinquesimo anniversario della società?
RM: Cinque anni fa abbiamo festeggiato il ventesimo anniversario con una promozione sfiorata in B2; adesso lotteremo per i piani alti della B2. Ma l’obiettivo è costituire una squadra forte e competitiva (e che sia forte per più di una stagione) entro i tre anni. Ho scritto volutamente della competitività, ma non ho specificato la serie nazionale per scaramanzia…

La difficile congiuntura economica condiziona la realizzazione dei programmi di una società di pallavolo?
RM: Di anno in anno devi rivedere il budget e non si deve mai “dormire”, ovvero fidarsi della solidità finanziaria dei tuoi sostenitori e della loro costanza, ma perseguire politiche di diversificazione del rischio ampliando continuamente sia la platea di appassionati investitori, sia riducendo con intelligenza oppure razionalizzando gli impieghi di liquidità. La soluzione a lungo termine tuttavia è sempre e solo investire sui giovani: questo vuol dire di sicuro un maggior radicamento nel territorio (con conseguente ritorno di immagine) ma anche poter contare su future risorse tecniche/agonistiche ad alto valore aggiunto e basso costo.

 
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