Valerio Torre

Il salernitano è la seconda provincia, su scala nazionale, per numero di comuni che il 15 e 16 maggio andranno al voto per rinnovare il consiglio comunale: 43 in totale, con in testa il capoluogo. Nell’imminenza delle elezioni amministrative, Comuni-Italiani.it ha intervistato Valerio Torre, 53 anni, candidato a sindaco di Salerno per il Partito di Alternativa Comunista.

Tra emergenze e possibilità di sviluppo quali sono le priorità del territorio?
Il territorio salernitano, sia della provincia che della città, sta vivendo da decenni un ciclo economico e di sviluppo discendente, nel quadro di un violento processo di deindustrializzazione. Nel giro di pochi anni hanno chiuso fra le più importanti imprese: Ideal Standard, Etheco, Finmatica, Kingcom, con pesanti ricadute sulle famiglie dei lavoratori espulsi dal ciclo produttivo.
Gli attuali dati macroeconomici raccontano una realtà di grave crisi, che risulta approfondita rispetto a quella vissuta dall’intero Paese: 14,2% di disoccupazione con picchi elevatissimi per quel che concerne la disoccupazione giovanile e femminile; diminuzione del 1,3% del Pil 2010 rispetto al 2009; 1000 lavoratori di ben 85 aziende in cassa integrazione nel solo primo trimestre del 2011, rispetto ai 2500 dell’intero anno precedente.
Nel quadro di un’economia capitalista, e considerando la grave crisi strutturale dell’intero sistema capitalistico, è assolutamente impensabile che possano essere create le condizioni per lo sviluppo di un territorio che presenta, appunto, fra le sue priorità il lavoro. Ma anche la sanità, i trasporti, l’ambiente e la vivibilità del territorio sono sotto attacco, perché sono settori che vengono visti come terreno di conquista e occasioni di profitti da parte della borghesia.

Rispetto a queste priorità, come si articolerà la sua campagna elettorale?
Come comunisti rivoluzionari ci teniamo a ribadire che il nostro programma elettorale (consultabile su www.alternativacomunista.org) non è stato concepito nel chiuso delle stanze del partito, ma rappresenta il condensato delle rivendicazioni e delle aspirazioni dei lavoratori, delle donne, dei disoccupati, dei pensionati, dei giovani, dei migranti, per cambiare lo stato di cose presenti: non presentiamo “il nostro” programma, bensì quello delle classi sfruttate.
Ripetiamo in ogni occasione di incontro con i cittadini che, oltre ad essere un programma elettorale, è un programma di lotta, perché non è dalle urne che può uscire una reale alternativa di società, ma dalle lotte e dalle mobilitazioni nella prospettiva di rovesciamento del vigente sistema capitalistico che prevede lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo.
Privilegiamo il confronto e la discussione con le classi a cui facciamo riferimento dinanzi alle scuole, ai luoghi di lavoro e nelle piazze, rispetto a incontri preelettorali nelle vellutate sale di lussuosi alberghi come fanno gli altri candidati, che infatti non rappresentano i lavoratori bensì i loro sfruttatori.

I tre aspetti qualificanti del suo programma.
• Il lavoro, come già ho detto, che significa innanzitutto la difesa del lavoro che c’è ma è sotto attacco. Penso alle aziende come il noto Pastificio Amato (marchio alimentare a rilevanza nazionale) ceduto ad altro imprenditore per consentire una gigantesca speculazione edilizia sul sito ove sorgeva l’opificio: ebbene, dopo che gli operai sono stati costretti da sindacati traditori a rinunciare a parte del proprio salario e dei propri diritti per garantirsi la continuità occupazionale, si scopre che la società è piena di debiti e i libri contabili sono ora in tribunale. Sullo sfondo, il fallimento dell’azienda e la perdita di altre centinaia di posti di lavoro. Dunque, la nostra parola d’ordine è “occupazione della fabbrica e gestione operaia nella prospettiva dell’espropriazione senza indennizzo per il padrone e sotto controllo operaio”.

• In secondo luogo, occorre avviare un Piano straordinario per il Lavoro per la creazione di nuova occupazione articolato sui seguenti assi: un piano di edilizia economica e popolare per chi non è in grado di permettersi un’abitazione a causa dell’artificiosa lievitazione dei prezzi prodotta da decenni di politiche filopadronali; la costruzione di asili nido pubblici in ogni quartiere della città che consentano alle donne di poter lavorare senza essere costrette a rinunciarvi per dover accudire i figli; una sanità completamente pubblica, gratuita ed efficiente, e perciò la costruzione di una rete cittadina di presidi sanitari completamente pubblici gestiti da comitati di lavoratori della sanità e di cittadini utenti; la costruzione di biblioteche, emeroteche e strutture pubbliche di aggregazione giovanile. Come si vede, l’attenzione al problema del lavoro si intreccia con quella per la sanità e l’assistenza.
Ma questo piano straordinario di opere pubbliche deve essere gestito direttamente, e sotto il controllo dei lavoratori, dal Comune attraverso l’assunzione diretta (rompendo così il quadro delle compatibilità posto dalle leggi di bilancio e dal patto di stabilità) dei lavoratori stessi, e non già appaltate agli imprenditori del cemento – sodali dell’amministrazione uscente – che praticano un diffusissimo sfruttamento del lavoro nero: questo è il segno distintivo del programma dei comunisti rispetto a chi, come ad esempio la sinistra riformista (Federazione della sinistra; Sinistra Ecologia e Libertà), non abbandona il terreno delle compatibilità capitalistiche illudendo i lavoratori che è possibile “riformare” un sistema che va invece abbattuto e sostituito da una società socialista.

• Un altro punto centrale del nostro programma è quello del trasporto: ma un trasporto realmente pubblico, soprattutto in un territorio della morfologia e dell’ampiezza di Salerno. Il servizio è, nei fatti, privatizzato, giacché esercitato sotto forma di S.p.A. di diritto privato: la partecipazione di enti pubblici alla società di gestione non muta la sostanza. Sono sotto gli occhi di tutti, come conseguenza di questa privatizzazione strisciante, l’aumento delle tariffe, il taglio delle corse ed il peggioramento della qualità; sullo sfondo, massicci licenziamenti dei lavoratori.
È necessario ribaltare la logica fin qui seguita: ripubblicizzando in senso autentico il servizio dei trasporti e ponendolo sotto il reale controllo dei lavoratori e di comitati popolari dei cittadini utenti, potenziandolo nel servizio scolastico e nei collegamenti con i borghi, le periferie ed il mare (soprattutto nei periodi estivi), prevedendo la massima fruibilità per tutti e in particolare per i portatori di handicap.
Ma affinché il servizio di trasporto possa essere definito davvero “pubblico” occorre renderlo fruibile a particolari fasce sociali: per questo, il PdAC esige che i disoccupati, gli studenti e i pensionati viaggino gratuitamente lungo l’intera linea. Si tratta, in questo senso, di una rivendicazione centrale.

I suoi primi 100 giorni da sindaco. Quali atti avranno la precedenza su tutto il resto?
Lo stop a tutte le opere messe in campo dall’amministrazione uscente che stanno cementificando, e perciò di fatto privatizzando, il territorio e il litorale salernitano. Conseguentemente, il ripristino e la riqualificazione dei siti su cui esse si stanno realizzando.
L’assunzione di lavoratori alle dirette dipendenze dell’ente per la realizzazione degli obiettivi del programma che stiamo avanzando alle classi a cui ci riferiamo.
Il blocco di ogni forma di finanziamento, diretto o indiretto, a imprese e scuole private da parte del Comune.
La distruzione del primo strumento sul quale il capitalismo attua il proprio dominio sulle classi subalterne: i corpi di polizia. In questo senso, rivendichiamo lo scioglimento immediato del corpo di polizia comunale e la creazione – sotto il controllo popolare e dei lavoratori anche attraverso le loro organizzazioni – di comitati popolari di vigilanza e di autodifesa operaia e degli immigrati per contrastare i tentativi, da qualsiasi parte provengano, di reprimere e criminalizzare i movimenti sociali e le lotte di liberazione e quelle a difesa del lavoro e dei diritti.

Giovani e quote rosa. Che criterio seguirà nella selezione della squadra di governo in merito a questi due aspetti?
La realizzazione del programma dei comunisti, come quello che avanziamo, non prevede una composizione della giunta in ossequio a criteri generazionali o di genere. In altri termini, non sono l’età o il sesso i caratteri distintivi di chi deve metterlo in esecuzione. Noi vogliamo trasformare la giunta borghese in un soviet, cioè in una struttura di tipo consiliare composta da lavoratori, disoccupati, donne e giovani in rappresentanza e sotto il diretto controllo di cittadini che li hanno eletti.

Torna centrale il tema delle fonti energetiche e dello sviluppo ecosostenibile. Come opererà il suo eventuale governo su questo campo?
Ovviamente, ci sarà un’attenzione prioritaria alle fonti energetiche rinnovabili con un utilizzo a scalare di quelle inquinanti. Ma qualsiasi intervento in questo campo rifuggirà dalla falsa “green economy”, e cioè da realizzazioni di massicce e devastanti opere e installazioni di manufatti che, pur in sé positivi nel ciclo energetico (eolico, solare, ecc.), comporterebbero comunque un intervento dannoso sulla vita dei cittadini e sul territorio se non ricondotti ad un piano pubblico e posto sotto il diretto controllo dei lavoratori del settore e di comitati popolari delle zone individuate per la loro installazione.

Ospiterebbe una centrale nucleare sul suo territorio?
Assolutamente no.

Guardando alla grave situazione di Lampedusa e ai conflitti in nord Africa, come vive il territorio il fenomeno dell’immigrazione e che tipo di interventi in tal senso prevede il suo programma?
Il territorio salernitano vive un fenomeno migratorio non direttamente legato alle rivoluzioni nordafricane, quanto invece alla creazione di un gigantesco esercito di manodopera a basso costo impiegato perlopiù nell’agricoltura attraverso il fenomeno del caporalato, incentivato e sostenuto dal capitalismo locale.
Questo ciclo va spezzato rivendicando, a partire dalle elezioni comunali, l’abolizione dei CIE e l’abrogazione del “reato” di clandestinità; la parità salariale e di condizioni lavorative fra lavoratori italiani e migranti; il pieno diritto di ingresso e residenza; pieni diritti sociali e politici per gli stranieri; un’effettiva integrazione sociale attraverso la partecipazione attiva dei migranti residenti sul nostro territorio alle scelte politiche della città, grazie ad una reale partecipazione di delegati eletti da assemblee autorganizzate della comunità straniera ai processi decisionali delle politiche cittadine.

Federalismo fiscale. Una risorsa o un deterrente per il rilancio del territorio?
Il federalismo, sia fiscale che territoriale, costituisce soltanto l’approfondimento del processo di sfruttamento dei lavoratori da parte dei capitalisti attraverso la distrazione di risorse e la loro destinazione ai settori della borghesia parassitaria del Paese. Rappresenta inoltre un ulteriore tassello del processo di divisione della classe lavoratrice (nord-sud; italiani-stranieri, padri-figli, ecc.) allo scopo di approfondire il dominio su di essa.

Alla fine di questa esperienza che paese si impegna a consegnare ai suoi concittadini rispetto a come si presenta oggi?
Vogliamo consegnare ai salernitani una società più giusta: una società socialista da realizzare attraverso un governo dei lavoratori e per i lavoratori.

 
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