Riofreddo… a sentir pronunciare questo nome, all’udir tale sinistro suono, verrebbe voglia di fuggire via ogni volta, di tenersi alla larga dal fatal periglio, quasi si trattasse di antica rimembranza, paventando trovarsi d’improvviso in una bolgia dantesca: “Figliuol mio, disse ‘l maestro cortese, quelli che muoion ne l’ira di Dio, tutti convegnon qui d’ogne paese; e pronti sono a trapassar lo RIO, che la divina giustizia li sprona, sì che la tema si volve in disio”. (DIVINA COMMEDIA, Inferno C. III, vv. 121 – 126).

No, no… niente paura! Non se la prenda a male il sommo poeta! Riofreddo è un’oasi, un paradiso di pace e di aria pura. Semmai, volendo scovare a tutti i costi una “dolente nota”, la rintracciamo ben volentieri, scoprendola per giunta, acerrima nemica della calura estiva. Perché Riofreddo è sollievo, Riofreddo è sinonimo di riposo e tranquillità. Lo scopro e lo riscopro ancora una volta: non ci si può stancare mai di Riofreddo.

È una mattina di marzo e l’inverno ha tutte le intenzioni di confermare ciò che si dice di lui, a proposito del suo carattere fiero, della sua indole ostinata che non accetta di offrire il fianco alla primavera, che presto, lui stesso lo sa, gli chiederà di ritirarsi.

Scopro e riscopro ancora una volta Riofreddo e nell’occasione, Antonio e la sua sposa Laura, mi fanno buona compagnia. Lasciandoci guidare dal vento che spira fresco e gagliardo, busso all’uscio delle zie gemelle ultranovantenni, Elvira e Maria.

È sempre piacevole e istruttivo parlare con loro. Zia Maria e zia Elvira sono libri di storia vissuta. Abbracciarne la presenza, vuol dire viaggiare a ritroso nel tempo e cogliere nell’attimo immediato, quelle sfumature, quei particolari che nessuna pagina di carta può rendere.

Mentre zia Maria prepara il caffè, Laura, Antonio ed io ci lasciamo coinvolgere dal calore dell’accoglienza e perché no, anche della stufa posta in bella posa nel soggiorno, che lascia intravedere la sua fiamma viva e vigorosa, in grado di riscaldare come si deve tutta la casa. In un’atmosfera così favorevole, ascoltare la voce dei ricordi, dell’antico forno, del pane caldo e del suo profumo meraviglioso, fa venire voglia di non andarsene più.

Zia Teresa era maestra fornaia e ha tramandato la sua esperienza, la sua arte alle figliole che abbiamo accanto.
Zia Teresa e il suo sposo Angelo, che tutti chiamavano “Campanile”, perché da ragazzo gareggiava con gli amici a chi riusciva a scagliare più lontano il sasso e zio Angelo sosteneva che ogni suo lancio, avrebbe superato il campanile della chiesa.

Da qui il soprannome con il quale era conosciuto. Per ognuno e per sempre, è stato Zi’ Campanile. Dal canto suo, zia Teresa faceva il pane. Era dura alzarsi alle tre del mattino, d’inverno, d’estate, per tutta la vita. Ci vuole amore per preparare il pane. Non c’è gusto, non può esserci anima nel pane senza amore.

Zia Teresa è mancata a 99 anni, un lungo percorso dai contorni essenziali di un’esistenza semplice, sofferta, dedicata alla famiglia, al suo lavoro. Profumava di antico zia Teresa, come quel forno che sembrava costruito e dipinto di farina. Profumava di antico zia Teresa, con le sue rughe profonde come solchi di terra arata, come un dipinto di Ligabue.

Dopo aver gustato il caffè e chiacchierato amabilmente, ce ne andiamo in giro per il paese, scambiando opinioni, battute, scattando foto qua e là.

Riofreddo si trova a 705 metri s.l.m. e conta poco meno di 800 abitanti. Si può raggiungere facilmente, percorrendo l’autostrada con uscita a Carsoli. Il comune è sorto intorno ad un’antica fortezza romana, che fu posta in quel luogo a guardia della via Valeria.

Uscendo appena fuori, a poca distanza, si raggiunge la fonte Limosa, così chiamata per il fatto che un tempo, la strada adiacente era piuttosto frequentata, di conseguenza, in prossimità della stessa, stazionano persone povere che chiedevano la “limòsina, l’elemosina.

Da qui la denominazione Fonte Limosa, dalla quale si può attingere un’acqua leggerissima e salutare che guarisce mille mali. Tra i personaggi legati a Riofreddo, ricordiamo Ricciotti Garibaldi (imperdibile la visita al museo), condottiero e patriota figlio di Giuseppe, Ezio Garibaldi, politico e generale, figlio di Ricciotti e nipote di Giuseppe. Gaetano Donizetti, compositore italiano che proprio da Riofreddo trasse l’ispirazione per comporre la “Lucia di Lammermoor”. Blas Roca -Rey, attore e marito di Amanda Sandrelli e Antonio Bernardini, calciatore di serie A, campione Europeo under 21, che ha militato in squadre come Roma, Torino, Atalanta.

Vogliamo parlare anche di eventi? Prendete carta e penna e segnatevi questi appuntamenti:
Festa di settembre “In vino veritas”, legata alla vendemmia; Sagra della castagna, il primo novembre; Sagra degli gnocchi, a fine aprile; Sagra degli asparagi che si teneva a maggio oggi non più, si è persa una tradizione; infine, sagra dei sagnozzi (specialità locale) a ferragosto. Un piccolo passo indietro e una raccomandazione: non dimenticate di acquistare il pane!

La tradizione delle maestre fornaie Teresa, Maria ed Elvira, continua. Fate una “capatina” al forno e troverete ogni ben di Dio: oltre al pane, una varietà notevole di dolci, ciambelloni, crostate di frutta, etc.

Inoltre, volete fermarvi a mangiare? Recatevi pure a Villa Celeste, ma mi sento obbligato ad avvertirvi che se ci andrete una volta, sempre ci ritornerete. Volete sapere perché? Presto detto… piatti come sagnozzi, polenta, fagioli in brodetto di cicoria, carni, cacciagione, dolci, vini, e chi più ne ha più ne metta, sono sapori unici ai quali non si può assolutamente rinunciare.

Un’ultima cosa… volete sapere cosa mi hanno combinato Antonio e Laura? I birichini sono andati a mangiare a Villa Celeste, mentre io me ne ritornavo a casa. La cosa buffa è che poi mi hanno telefonato dicendomi che hanno mangiato divinamente! Beh, non chiedetemi di perdonarli che proprio non posso.

La prossima volta, a Riofreddo ci andrò per conto mio, così faremo pari e patta, perché Riofreddo, come ripeto, è una vera e propria isola felice. Cari amici! Non tenete conto delle terzine di cui sopra. Padre Dante (ce lo vedete con un bel piatto di gustosi e fumanti sagnozzi davanti a sé?), udite, udite, ha collocato Riofreddo nel suo Paradiso.

 
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Commenti (1)


  1. Bravissimo Adriano; mi hai fatto venire voglia di andare a Riofreddo. Posso venire la prossima volta che ci vai? Mi fai conoscere zia Maria e zia Elvira?
    Felice 2017

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