Dal 25 giugno al 31 agosto 2016 il Mann, Museo Archeologico Nazionale di Napoli, ospita una mostra dell’artista russo Alexey Morosov.

Nell’atrio centrale, accanto alle imponenti sculture di epoca romana, sono esposte circa 30 sue opere ispirate alla cultura classica, ma trasformate dall’artista russo in immagini contemporanee.

“Pontifex Maximus” è il tema della mostra.
Dal latino ”pons facere”, s’intende l’artista come artefice di un ponte che lega il passato col presente, che unisce l’arte classica con la contemporanea.

Infatti le sue sculture, realizzate in bronzo, propongono le stesse forme classiche, ma con l’aggiunta di alcuni elementi propri dei nostri tempi, anche tecnologici, come una Cariatide intenta ad usare il suo telefonino.

Il ponte, però, è una metafora riferita anche ad altro.
Al centro dell’atrio si erge un alto pilone, denominato Pilastrum Bosphorum Russicum: esso rappresenta il ponte strallato sul Bosforo, che collega l’Europa all’Asia, l’Est all’Ovest
Quest’opera è la sua risposta alla domanda: “Come possiamo vivere insieme?”

L’artista evidentemente anela alla realizzazione di un ponte che permetta l’intercomunicazione e la convivenza pacifica tra tutti gli esseri viventi.
Tema molto scottante ai nostri giorni!

Alexey Morosov all’età di sedici anni compì il suo primo viaggio in Francia, in Provenza, dove ebbe le prime influenze dalla cultura europea. Ma in Italia trova la vera ispirazione nella creazione delle sue opere.

“L’Italia è l’unico posto sulla terra dove trovi allo stesso tempo il paesaggio, i materiali, le tecnologie e il sapere per creare” queste le sue parole
La sua vita, infatti, si svolge tra Mosca e Lucca, anche se spesso è impegnato in esposizioni in altre parti del mondo.

 
© Riproduzione Riservata
 

Nessun commento

Lascia un Commento