Nei giorni 19 e 20 marzo 2016, San Paolo di Civitate è stato uno dei sei comuni della Provincia di Foggia in cui ha avuto luogo la 24ª edizione delle Giornate FAI di Primavera, che qui si è concretizzata con l’apertura di tutte le quattro chiese storiche (di Sant’Antonio da Padova, di San Nicola, di San Giovanni Battista e di San Paolo apostolo) e del Museo Civico Archeologico. Le visite guidate sono state curate dagli apprendisti ciceroni dell’I.T.E.S. “A. Fraccacreta” di San Severo.

Il Museo Civico Archeologico, situato nel seicentesco ex Convento di Sant’Antonio di Padova, un edificio storico risalente al XVII secolo, è stato inaugurato appena un anno fa, il 30 marzo 2015. Ospita la mostra archeologica su Tiati, antica città dauna situata a pochi chilometri dal paese, su un’altura presso il Fortore, che dopo la conquista romana si chiamò Teanum Apulum e nel Medio Evo assunse il nome di Civitate, prima di essere progressivamente abbandonata a partire dal XV secolo. I due piani del museo si sviluppano attorno al chiostro dell’ex Convento francescano, abbellito, sotto i porticati, da affreschi murali risalenti alla seconda metà del XVII secolo e raffiguranti episodi della vita di Sant’Antonio di Padova. Al piano terra, tra le arcate dello stesso chiostro, sono stati collocati capitelli e basi di colonne di un tempio o Basilica del I sec. a.C., rinvenuto a Tiati-Teanum Apulum. Inoltre sullo stesso piano vi si trovano un dolium, cippi funerari e stele, che testimoniano il passaggio dalla dauna Tiati alla romana Teanum Apulum, avvenuto nel IV sec. a. C. Nelle sale del primo piano sono esposti, in apposite teche, reperti del Neolitico e di Tiati-Teanum Apulum: corredi funerari aristocratici maschili e femminili, antefisse, monete, ornamenti femminili, pesi di telai, crateri ed altri tipi di vasi, oltre all’armamentario di un guerriero della stessa città dauno-romana. Il percorso espositivo è stato ordinato in modo da far comprendere chiaramente ai visitatori l’origine e l’evoluzione nella storia dell’insediamento e della comunità di Tiati-Teanum Apulum-Civitate.

La Chiesa di Sant’ Antonio da Padova venne edificata, con l’annesso convento che ospita il suddetto museo, a partire dal 1640 sulle rovine della Chiesa di S. Maria di Loreto fuori le mura del Casale, rasa al suolo dal terremoto del 1627. L’edificazione della chiesa e del convento furono allora finanziate dal principe Andrea Gonzaga e destinate ad ospitare i frati francescani zoccolanti. La chiesa ha una facciata movimentata in stile barocco, realizzata nel 1784 su progetto dell’architetto scultore Pietro Perticone, che è costituita da conci in pietra tufacea leccese e lastre lapidee di reimpiego provenienti da Tiati-Teanum Apulum-Civitate. Il campanile fu eretto nel 1783 in sostituzione di quello distrutto dal sisma del 1627. L’interno della chiesa, seicentesco ed anch’esso barocco, è ad aula unica ellittica con presbiterio rettangolare. Gli altari in marmi policromi sono del 1743 ed i dipinti della volta furono eseguiti nel 1795 e raffigurano l’Immacolata, Sant’Antonio da Padova e San Francesco d’Assisi. La tela della Crocifissione (m. 5,30 x m.4,20), posta sull’abside, è stata recentemente restaurata ed è nuovamente visibile dopo la demolizione nel 2001 dell’edicola di Sant’Antonio, che dal 1954 la celava. La pavimentazione, in marmo di Carrara con lastre rosso di Francia, è stata restaurata nel 2015.

La Chiesa di San Nicola è nota per aver raggiunto, con 53.394 segnalazioni, il secondo posto nel 6° Censimento “I Luoghi del Cuore” del FAI, svoltosi nel 2012. In seguito a ciò, nel 2015 l’edificio sacro è stato interessato da un importante recupero delle strutture, finanziato dal FAI-Intesa San Paolo e dalla Regione Puglia con fondi comunitari, che l’ha salvata dal grave dissesto strutturale conseguente al terremoto del 2002. La chiesa attuale fu costruita in forme tardobarocche tra il 1801 e il 1804, dopo la demolizione della precedente chiesa che fu a sua volta edificata in seguito al terremoto del 1627 sul primo edificio di culto entro le mura del casale, sorto all’inizio dello stesso secolo, e che poi, nel 1780, divenne sede della Confraternita del Santo Rosario. Sulla facciata in mattoni della chiesa attuale sono affissi una lapide sepolcrale con due busti togati del I sec. d.C., un’effige di San Giorgio con drago del IV sec. d.C. (entrambi provenienti da Teanum Apulum) e un basamento angolare dell’XI sec. ritraente leone rampante (proveniente da Civitate). L’alto e snello campanile, anch’esso in mattoni, termina con una cuspide rivestita di maioliche gialle e verdi, All’interno della chiesa, che attende finanziamenti per essere recuperato, i pregevoli affreschi che lo abbelliscono sono stai eseguiti nel 1935 dal maestro Vittorio Rotelli, della vicina Torremaggiore. Per ora all’interno è stato allestito un percorso espositivo che riprende il modello di un “cantiere scuola” ed illustra le tecniche di restauro adottate nel recente intervento del 2015.

La Chiesa Madre di San Giovanni Battista, come risulta dagli atti, è stata fatta costruire nel 1640 dal principe Andrea Gonzaga che la intitolò al Precursore di Cristo per onorare di Giovan Battista Carafa, feudatario di Civitate dal 1491. Per realizzare questa chiesa, il principe Gonzaga modificò probabilmente la scuderia annessa al proprio e contiguo Palazzo Baronale cinquecentesco. Durante i lavori di restauro del 1972 vennero alla luce le seicentesche statue lapidee di S. Antonio, di S. Giuseppe e dell’Immacolata, esposte ora sotto l’attuale altare maggiore. Il pavimento è realizzato in più varianti della Pietra di Apricena, con inserti in Rosso e Verde Verona. La Chiesa conserva l’impianto architettonico completato nel corso del Settecento: una navata principale originaria cinquecentesca e una navata minore a sinistra, aggiunta nel Settecento. Le volte della navata principale presentano dipinti dei 4 Evangelisti. Di pregio il fonte battesimale lapideo seicentesco. Vi troviamo inoltre gli antichi altari laterali barocchi con colonnine tortili decorate a stucchi e nicchie che accolgono le statue di vari santi mentre la torre campanaria, snella e con elementi neoclassici, fu innalzata nel 1871-1872.

La Chiesa di S. Paolo apostolo, tornata fruibile al culto dopo 10 anni di restauro e oltre 50 di chiusura, è la più antica costruzione della paese da cui essa trae il nome originario di Terra di S. Paolo. E’ già citata da Papa Alessandro III anno 1172 e, nel corso dei secoli, è stata oggetto di diverse modifiche architettoniche e decorative. L’impianto planimetrico cinquecentesco era probabilmente a croce greca mentre attualmente la chiesa presenta invece una pianta a croce latina con pregevoli decorazioni a stucco barocche del XVIII secolo. Le due camere ipogee scoperte nel corso di un restauro del 1958 e di nuovo restaurate nel 2008, testimoniano la passata presenza in situ di un cimitero dei membri della Congregazione dei Morti che operò presso questa chiesa dal 1718 alla prima metà del secolo seguente. Due preziose icone seicentesche su tavola, il Cristo Pantocrator (tavola cm 103 x cm 71) e la Madonna con il Bambino (cm 95 x cm 61), appartenenti a questa chiesa sono state nuovamente qui esposte, dopo oltre cinquant’anni, proprio in quest’occasione delle Giornate FAI di Primavera.

Il presente fotoreportage si correda delle sottostanti otto immagini che ritraggono:
una sala del Museo Civico Archeologico, situato al primo piano del seicentesco ex convento francescano di Sant’Antonio (foto n. 1);
un ingresso del museo con un tavolo del FAI (foto n. 2);
la facciata della seicentesca Chiesa di Sant’Antonio da Padova, attigua all’attuale museo (foto n. 3);
la Chiesa Madre di San Giovanni Battista (foto n. 4);
la Chiesa di San Nicola (foto n. 5) ed il rispettivo campanile (foto n. 6);
la Chiesa di San Paolo apostolo ed il suo presbiterio con le transenne e l’altare maggiore in marmi commessi (foto nn. 7-8).

 
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