Come da consolidata tradizione lo scorso 2 maggio 2015, il sabato precedente la prima domenica del mese, si è svolta a Napoli la tradizionale Festa della Traslazione delle reliquie di San Gennaro vescovo e martire, in ricordo dello storico trasferimento dei suoi resti mortali dal cimitero sito nell’Agro Marciano, presso il cratere di Agnano, alle Catacombe di Capodimonte, perciò denominate in seguito “Catacombe di San Gennaro”. Nel primo luogo di sepoltura le spoglie del santo vescovo di Benevento furono deposte in seguito al martirio da lui subito con la decapitazione, il 19 settembre 305 d.C., sotto l’imperatore Diocleziano, a Pozzuoli, presso la Solfatara, dove si era recato per far visita al suo amico San Sossio, rimasto prigioniero per la sua fede cristiana e poi martirizzato. La traslazione del corpo di San Gennaro nelle suddette catacombe napoletane avvenne nell’anno 420 d. C. per volere dell’allora vescovo di Napoli Giovanni I.

I festeggiamenti sono stati preceduti in mattinata dalla firma di un protocollo d’intesa, nel Palazzo Arcivescovile, tra il Cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo metropolita del capoluogo campano, e mons. Giovanni d’Ercole, vescovo di Ascoli Piceno, che ha dato vita ad un gemellaggio tra le due diocesi, nel nome dei santi martiri Gennaro, patrono di Napoli e della Campania, ed Emidio, Patrono di Ascoli Piceno e compatrono di Napoli.

Ma è stato nel pomeriggio che questa festa, molto sentita ed attesa dai napoletani e dai devoti del santo in generale, è entrata nel vivo quando il card. Sepe, arcivescovo metropolita partenopeo, si è recato verso le ore 17 nella seicentesca ed imponente Cappella del Tesoro di San Gennaro, nel Duomo, per procedere (insieme all’Abate Prelato, mons. Vincenzo De Gregorio, ed ad alcuni componenti della Deputazione del Tesoro di San Gennaro) all’apertura della cassaforte retrostante all’altare maggiore ed a prelevare la celeberrima teca contenente le due ampolle, una maggiore ed una minore, contenenti il sangue del santo. Di conseguenza, alle ore 17:10, lo stesso cardinale, dopo aver raggiunto il sagrato antistante alla facciata del Duomo, ha annunziato che il Sangue di San Gennaro, contenuto nell’ampolla maggiore, ha iniziato a sciogliersi, mentre un membro della Deputazione sventolava un fazzoletto bianco ed i numerosissimi fedeli presenti esultavano di gioia e tributavano calorosi applausi.

Nel frattempo la stessa piazza, gremita di gente, era stata poco prima occupata, sul lato di fronte al Duomo, da numerosissimi labari, appartenenti a diversi sodalizi, e da ben 17 busti reliquiari in argento, tra cui due statue a corpo intero, dei Santi compatroni di Napoli, preziose opere d’arte di epoche ed artisti diversi. Dopo un breve momento di preghiera guidato dall’arcivescovo, ha avuto inizio la attesissima e spettacolare processione rievocante la traslazione delle spoglie di San Gennaro sopra descritta. Tale processione è anche detta «degli infrascati», perché in passato il clero partecipante era solito proteggersi dal sole utilizzando delle corone di fiori a copertura della testa. Ciò è testimoniato dalla corona floreale in argento che sovrasta il tronetto su cui è stata per l’occasione posta la teca con le ampolle contenenti il Sangue del Santo e che la attornia, insieme alla raggiera d’oro recante in alto ed al centro un grande smeraldo centroamericano, donato dalla Città di Napoli al suo Patrono principale.

Nel corteo processionale si sono innanzitutto succeduti i tantissimi sodalizi provenienti da diverse parti della Campania e da altre regioni d’Italia, con i rispettivi labari. In testa a tutti hanno sfilato le insegne del Comune di Napoli e dell’omonima Città Metropolitana. A tutti costoro hanno fatto seguito, condotti a spalla, i 17 busti reliquiari d’argento di alcuni Santi compatroni di Napoli nel seguente ordine: Santa Giovanna Antida Thouret, Santa Gertrude, Santa Lucia, Santa Maria Francesca delle Cinque Piaghe (statua a corpo intero), Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, San Giovan Giuseppe della Croce, San Luigi Gonzaga, Sant’Antonio Abate, Santa Chiara, San Nicola di Bari, San Filippo Neri, Santa Teresa d’Avila, San Gaetano da Thiene, Santa Patrizia, Sant’Andrea Avellino, San Severo vescovo, Immacolata (statua a corpo intero). Dopo i busti hanno sfilato i componenti del Comitato San Gennaro – Regione Campania, i membri della Deputazione del Tesoro di San Gennaro, l’arcivescovo di Napoli con il clero, il trecentesco tronetto con le ampolle del Sangue di San Gennaro, ed il busto reliquiario trecentesco contenente le ossa del suo cranio, capolavoro di oreficeria fatto realizzare da Carlo II d’Angiò nel 1305, oltre al resto dei fedeli. Il corteo è stato inoltre accompagnato musicalmente dalla Fanfara dei Carabinieri e dalla Banda Maltese.

L’itinerario della processione, lungo il quale sono state suonate le campane a festa ed è stato offerto l’incenso dai parroci locali, ha interessato dapprima un breve tratto di Via Duomo, un tratto di Via dei Tribunali verso est, Via delle Zite fino alla Chiesa di Sant’Agrippino, patrono di Napoli prima di San Gennaro, davanti alla quale è stata effettuata una sosta di preghiera. Dopodiché la processione ha ripreso il suo cammino sullo “Spaccanapoli”, tra la folla in festa, fino a raggiungere la Basilica di Santa Chiara, intorno alle ore 18:30. In questa basilica l’arcivescovo card. Sepe ha presieduto la concelebrazione eucaristica di ringraziamento a San Gennaro da parte della città partenopea. Dopodiché il tronetto con la teca delle ampolle del Sangue di San Gennaro ed il rispettivo busto reliquiario, contenente le ossa del cranio, sono stati esposti nel Duomo per tutta la settimana successiva al giorno della processione.

Il presente fotoreportage è illustrato dalle sottostanti otto immagini aventi per oggetto:
il trecentesco tronetto con la teca delle ampolle contenenti il Sangue di San Gennaro (foto n. 1);
il trecentesco busto reliquiario di San Gennaro, contenente le ossa del suo cranio (foto . 2);
Piazza Duomo durante l’annuncio della liquefazione del Sangue di San Gennaro, prima dell’inizio della processione (foto n. 3);
alcuni sodalizi con i rispettivi labari, mentre si incamminano in processione (foto n. 4);
i busti reliquiari d’argento di Santa Giovanna Antida Thouret e Santa Geltrude (foto n. 5), di Sant’Alfonso Maria de’Liguori e di San Giovan Giuseppe della Croce (foto n. 6), di San Nicola di Bari e di San Filippo Neri (foto n. 7), e la statua d’argento dell’Immacolata (foto n.8).

 
© Riproduzione Riservata
 

Commenti (4)


  1. ottimo reportage Michele – peccato non esserci stata


  2. Grazie Diana, è stata un festa religiosa e di popolo veramente straordinaria ed unica nel suo genere, alla quale finalmente ho potuto finalmente partecipare. Saluti.


  3. Grazie Diana, è stata un festa religiosa e di popolo veramente straordinaria ed unica nel suo genere, alla quale ho potuto finalmente partecipare. Saluti.

Lascia un Commento