Puntuale come ogni anno, anche quest’anno festeggiamo la festa del papà. Con l’aiuto delle maestre nelle scuole i bambini si industriano nello scrivere letterine e creare regalini da offrire al loro genitore. Ma com’è nata questa festa civile che tutto il mondo riconosce anche se in date diverse?
Non è una festa antichissima. Pare sia nata non molti anni fa, nel XX secolo e solo per riconoscere il giusto merito alla paternità, dal momento che esisteva già da molto più tempo la “festa della mamma”. La scelta del 19 marzo? È la data in cui San Giuseppe, devoto padre putativo di Gesù e umile marito della Beata Vergine Maria, viene festeggiato in molti paesi di tradizione cattolica. Auguri a tutti i papà e a tutti i Giuseppe, Giuseppina, Peppe, Pino, Pina e… oltre.

Come ogni anno anche quest’anno dalle finestre del nostro ufficio a Roma, abbiamo seguito la processione, in mezzo al traffico, tra pulman, macchine parcheggiate o ferme al semaforo e moto o motorini sfreccianti frettolosamente ai lati. Ma anche così è bello potersi soffermare a pensare che, nonostante tutto, nonostante le difficoltà, nonostante le crisi politiche, militari e sociali, ancora possiamo godere di questo genere di… tradizioni, sotto tono rispetto agli anni passati, ridotti negli elementi, con le spalle più chine, con il desiderio di chiedere più conforto al Santo. Dietro a due carabinieri a cavallo di due magnifici equini bianchi, dietro a paggetti e parrocchiani intonanti inni sacri alternati a ritmi scanditi dagli elementi della banda, dietro a prelati anche appartenenti a diverse congregazioni, eccolo! Il baldacchino rosso su cui San Giuseppe con in braccio il piccolo Gesù tra corone di fiori bianchi benedice la folla assiepata sui marciapiedi e benedice anche noi appollaiati quassù, prima di girare l’angolo sulla strada principale e sparire alla nostra vista, limitata dal rettangolo di una finestra spalancata al suo passaggio.

 
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