A Roseto Valfortore, piccolo comune dei Monti Dauni settentrionali che confina ad ovest col Sannio beneventano, lo scorso 24 dicembre 2014 (notte di Natale) si è rinnovata, a partire dalle ore 22, la tradizionale ed antica processione delle fagghje.

Le fagghje sono delle torce costituite ciascuna da un tronco d’acero lungo 2 metri, scorticato, tagliato in più spicchi e slargato ad una estremità che viene riempita di altra legna in modo da formare un cono delimitato da cerchiature metalliche di diametro crescente. Le fagghje vengono condotte a spalla obliquamente da giovani del paese, ordinati in fila per due, mentre prendono fuoco alle loro estremità slargate e riempite di legna, che vengono rivolte verso l’alto e posteriormente. La loro funzione è quella di illuminare ai fedeli rosetani il percorso verso la Chiesa Madre di Santa Maria Assunta, per poi assistere alla Santa Messa in cui si celebra la Natività di Gesù Cristo. Si tratta di un’autentica ed originale festa della luce per onorare il figlio di Dio, Luce del Mondo, fattosi uomo in questa notte, a Betlemme, per la salvezza dell’umanità e di tutto il creato.

L’origine di questi fuochi trasportati è senz’altro pagana ed è collegata al solstizio d’inverno, mentre la loro diffusione dall’Abruzzo al territorio dauno è avvenuta, nei secoli passati, grazie alla transumanza delle greggi e degli armenti che dall’Appennino abruzzese e molisano venivano condotti in Puglia durante la stagione invernale. Inoltre le fagghje di Roseto Valfortore sono analoghe alle fracchie di San Marco in Lamis com’erano in origine, prima del 1925, quando in questo centro del Gargano la fondatrice della locale Opera Pia (residenza per anziani), Donna Michelina Gravina, in segno di “maggiore devozione” per l’Addolorata che va in cerca del Figlio nella processione serale del Venerdì Santo, fece costruire dai suoi dipendenti una fracchia di grandi dimensioni e per la prima volta montata orizzontalmente su di un carrello con ruote da trainare anteriormente, per mezzo di catene continuate da funi, mentre essa prendeva fuoco.

Più recentemente il corteo illuminato dalle fagghje, nell’attraversare le vie e piazze principali di Roseto Valfortore, si reca ogni anno a prelevare le sue autorità (sindaco, parroco e comandante della locale Stazione dei Carabinieri) dalle proprie abitazioni per condurle, insieme ai partecipanti, alla Chiesa Madre per la Santa Messa di Natale. Lungo il percorso vengono, per l’occasione, accesi dei piccoli fuochi pirotecnici, davanti ai quali avvengono le soste del corteo, ed inoltre si fanno scoppiare dei petardi.

Una volta raggiunta questa chiesa, mentre i partecipanti al corteo vi fanno il loro ingresso per assistere alla suddetta celebrazione eucaristica natalizia (alle ore 23), le fagghje vengono depositate per terra, a raggiera, lungo il fianco sinistro della chiesa stessa, e lì lasciate consumare dal fuoco.

Il presente fotoreportage si correda delle sottostanti otto immagini che ritraggono:
le fagghje in processione in Via Giambattista D’Avanzo (foto nn. 1-2);
una delle fagghje mentre prende fuoco (foto n. 3);
l’accensione delle sei fagghje prima della loro sfilata lungo la discesa di Via col. Lorenzo D’Avanzo (foto nn. 4-5);
lo spettacolo pirotecnico in Via Roma (foto n. 6);
lo spettacolo pirotecnico in Piazza Bartolomeo III Di Capua (foto n. 7);
le sei fagghje depositate, al termine del corteo, a fianco alla Chiesa Madre di Santa Maria Assunta, subito prima dell’inizio della Santa Messa della notte di Natale (foto n.8).

 
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Commenti (3)


  1. interessante tradizione, grazie Michele


  2. Grazie Diana, le fagghje di Roseto Valfortore sono torce che ricordano un po’ le ndocce di Agnone e sono simili alle fracchie di San Marco in Lamis com’erano in origine. E’ una tradizione natalizia da conoscere e valorizzare.
    Saluti.

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