Lo scorso 7 agosto 2014 Carlantino, piccolo comune dei Monti Dauni settentrionali in amena posizione panoramica sul lago di Occhito e sulla valle del Fortore che separa la Puglia dal Molise, ha festeggiato, in forma religiosa e civile, il proprio patrono, San Donato vescovo di Arezzo che, secondo la tradizione, subì il martirio con la decapitazione nella stessa data dell’anno 362 d. C., sotto l’imperatore romano Giuliano l’Apostata.

Oltre che fervente divulgatore del Vangelo, San Donato è tra l’altro considerato il protettore dall’epilessia, detta il “mal di luna” perché anticamente si riteneva che fosse provocata dall’influsso del satellite terrestre sull’umore e sull’equilibrio psico-fisico degli uomini. Per tale motivo la luna, oltre al Vangelo ed ai paramenti vescovili, è uno degli elementi ricorrenti nelle sue rappresentazioni iconografiche pittoriche e scultoree.

Il culto di San Donato in questi territori del Meridione d’Italia, allora ricadenti nel Ducato di Benevento, fu promosso dai Longobardi durante il loro dominio, durato dal VI al XI secolo, e dunque diversi secoli prima della fondazione di Carlantino (1582), che avvenne ad opera del barone della vicina Celenza Valfortore, Carlo Gambacorta, da cui il paese deriva il nome. La popolazione carlantinese è da sempre devota del santo vescovo e martire e lo venera nella tardocinquecentesca Chiesa Madre a lui stesso intitolata.

Al suo interno una settecentesca statua lignea e policroma, attribuita a Paolo Saverio Di Zinno, ritrae San Donato benedicente mentre sostiene, alla sua sinistra, il Vangelo, la mezzaluna ed il pastorale. La statua è collocata sulla parete di fondo e precisamente nella nicchia a destra della enorme pala d’altare seicentesca dipinta su tela da Pasquale Cati e ritraente in alto la Madonna delle Grazie sulle nuvole, tra due angeli e circondata da putti, e nella parte bassa i Santi Donato vescovo, Andrea apostolo, Marco evangelista, Francesco d’Assisi ed il committente Andrea Gambacorta, nell’angolo in basso a destra.

Un altro simulacro, ligneo e policromo, che ritrae San Donato benedicente, è il busto seicentesco che si conserva in una cappella annessa alla stessa chiesa e che si porta annualmente in processione su una portantina caratterizzata da un’originale cornice a raggiera di legno finemente intagliato e dorato. Inoltre il 7 agosto 2005, giorno della sua solennità, è stato inaugurato un monumento in onore di San Donato, eretto sul belvedere del rione Toppo, minacciato da una frana nel 1985 che non ebbe fortunatamente serie conseguenze.

A Carlantino la festa patronale di San Donato vescovo e martire ha luogo ogni anno per tre giorni (6, 7 ed 8 agosto) durante i quali il paese è animato dalle luminarie lungo Corso Europa, dalle bancarelle di merci varie e dagli spettacoli canori e musicali, e si ripopola di numerosi compaesani emigrati, anche se in misura minore rispetto al passato.

Sul piano religioso l’evento più atteso dalla comunità locale è senza dubbio la processione, per le vie e piazze principali, del busto di San Donato che parte dall’omonima Chiesa Madre al termine della santa messa delle ore 17:30. Durante il cammino processionale, a cui partecipano anche le autorità locali e la banda musicale, il busto di San Donato viene preceduto delle statue lignee e policrome dell’Arcangelo Gabriele, proveniente dalla Chiesa della SS. Annunziata, e da quella del compatrono San Rocco, normalmente collocata sul quarto altare della parete sinistra della Chiesa Madre.

Le statue vengono condotte a spalla da giovani portatori in borghese mentre i fedeli carlantinesi intonano il canto popolare “Salve Donato” e recitano preghiere sotto la guida del parroco. Dopo aver assistito all’accensione della batteria pirotecnica, all’ingresso del paese, la processione ritorna verso la Chiesa Madre, dinanzi alla quale viene letto l’Atto di Consacrazione a San Donato, subito prima del rientro delle tre statue sacre.

Il presente fotoreportage si correda delle sottostanti otto immagini che raffigurano:
il busto ligneo di San Donato vescovo e martire, patrono di Carlantino, mentre sfila in processione (foto n. 1);
i simulacri dell’Arcangelo Gabriele e di San Rocco mentre precedono quello di San Donato nel cammino processionale (foto n. 2);
San Donato col clero locale, durante un momento di preghiera (foto n. 3);
il seguito della processione con la banda musicale (foto n. 4);
la sosta delle statue dell’Arcangelo Gabriele, di San Donato e di San Rocco davanti alla batteria pirotecnica (foto n. 5);
l’accensione della batteria pirotecnica (foto n. 6);
il canto “Salve Donato”, intonato dai fedeli carlantinesi durante la processione (foto n. 7);
l’Atto di Consacrazione a San Donato, letto al temine della processione e prima del rientro delle tre sculture sacre nella Chiesa Madre intitolata al Santo Patrono (foto n.8).

 
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