Fatta eccezione per le città d’arte, i centri storici tendono a svuotarsi durante i fine settimana. Il sole ed un clima mite, soprattutto se arrivano dopo un prolungato maltempo, come quest’anno, invitano alla gita “fuori porta”.
Va poi considerata la capacità di attrazione dei grossi centri commerciali che, complice la recente liberalizzazione e l’appoggio dei cinema multisala, offrono un combinato “cinema/negozi/ristoro” altamente concorrenziale.

Cosa fare per rivitalizzare la città?
Per riportare la gente nelle piazze reali e sottrarla per un po’ a quelle virtuali?
“Tutto fa brodo”, come si suol dire: dalla sagra di paese all’evento culturale, passando per i festival e le rassegne.
A Reggio Emilia c’è da tempo Fotografia Europea, contenitore dentro al quale stanno mostre, conferenze e workshop, che attira visitatori nel segno della fotografia.
Ma ci sono anche altre iniziative, forse meno conosciute, ma che funzionano egualmente bene.

È il caso di ReggioNarra, che per due giorni ha riempito il centro storico di famiglie e bambini, con la sola forza evocativa della parola e del racconto.
Ma cos’è ReggioNarra, giunto quest’anno alla nona edizione?
Lasciamolo dire al sito ufficiale della manifestazione (reggionarra.it): “ReggioNarra cerca di far rivivere la narrazione come un’esperienza comunitaria dove le persone, come nelle antiche piazze di un tempo, si ritrovano per scambiarsi storie e racconti, offrendosi reciprocamente l’occasione di trasformare ogni luogo della città… in un piccolo o grande palcoscenico di vita narrata”.

E così è stato.
Nelle piazze, nei parchi, al riparo dei portici, nei palazzi pubblici – dalla biblioteca ai musei cittadini, passando per il convento dei frati cappuccini – tanti palcoscenici per artisti di strada o luoghi di ascolto dove prestare attenzione al narratore di turno.
Obiettivo raggiunto, come testimoniano le immagini fotografiche, grazie ad una formula antica ed efficace al tempo stesso.
“C’era una volta…”.

 
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