Lo scorso 11 agosto 2013 a Faeto, piccolo comune pugliese di lingua e cultura francoprovenzale, si è svolta la festa patronale in onore di S. Prospero martire, che si tiene ogni anno nella seconda domenica di agosto.

L’evento più atteso dalla popolazione e dai vacanzieri è stato sicuramente quello della processione per le vie del paese del simulacro di questo santo e dell’urna contenente le sue spoglie, entrambi custoditi nella Chiesa Parrocchiale del SS. Salvatore.

I resti mortali San Prospero, della cui vita si hanno scarse notizie, furono donati nel 1866 alla comunità di Faeto da parte dell’allora vescovo di Troia, mons. Tommaso Passero, che li ricevette dal monastero romano dei SS. Sisto e Domenico. Essi furono poi composti nell’attuale urna fatta realizzare nel 1948 dal vescovo di Troia e Foggia, mons. Fortunato Maria Farina, il quale la sigillò e la donò ai faetani dinanzi alla Cattedrale di Troia in data 15 maggio 1949. Il simulacro ritrae il santo nelle vesti di un soldato romano mentre, reggendo con la mano sinistra la palma del martirio, si riposa dopo aver combattuto contro le forze ostili alla fede cristiana. La presenza nella scultura della corazza della giustizia sta a significare la resistenza al maligno, quella della calzatura lo zelo nel propagare il Vangelo, ed infine quelle dell’elmo della salvezza e della spada dello Spirito la parola di Dio, secondo quanto è indicato nel passo della Lettera di S. Paolo apostolo agli Efesini, capitolo 6, in cui si parla del combattimento spirituale.

Per quanto concerne la processione di San Prospero, subito prima del suo inizio e dinanzi alla suddetta parrocchia si sono disposte a semicerchio dieci donne in costume faetano tradizionale d’epoca, facenti parte del gruppo folk “Lë Faitarë”, fondato nel 1994 da Giovanna Gallucci e da lei tuttora diretto. Costoro hanno intonato l’Inno a San Prospero, sia nella lingua faetana francoprovenzale sia in italiano. Per tutta la durata della processione “Lë Faitarë” hanno sfilato in tre gruppi di tre donne dietro alla croce, alla bandiera francoprovenzale ed ai gonfaloni del Comune di Faeto, di San Prospero e dell’Associazione Francoprovenzale “Lo cumpagnun de Faite pe stà ‘nzen”. Dietro alle Faitarë i fedeli si sono disposti su due file laterali e insieme a loro hanno intonato canti religiosi in italiano e in lingua faetana francoprovenzale, oltre a recitare preghiere. Il parroco don Antonio Moreno ha immediatamente preceduto il simulacro di San Prospero, portato a spalla da uomini adulti, a cui ha fatto seguito l’urna con i suoi resti mortali, invece portata a spalla da giovani donne. Le autorità locali, gli altri fedeli e la banda musicale, che ha eseguito i brani musicali del suo repertorio, hanno concluso questo corteo.

Al termine della processione e prima del rientro del simulacro e delle spoglie di San Prospero nella Chiesa del SS. Salvatore, c’è stata l’accensione della batteria in Via Roma. In serata i festeggiamenti sono stati conclusi dal tradizionale concerto dell’Orchestra di Fiati tenutosi in Piazza Galileo Rubino intorno alle ore 21.

Il presente fotoreportage è integrato dalle sottostanti otto immagini che raffigurano:
le dieci donne del gruppo folk “Lë Faitarë”, in costume d’epoca, mentre sono disposte a semicerchio ed intonano l’Inno a San Prospero subito prima dell’inizio della relativa processione (foto nn. 1-2);
il testo dell’Inno a San Prospero nella versione faetana (francoprovenzale) ed in quella italiana (foto n. 3);
il simulacro di San Prospero, patrono di Faeto, mentre viene prelevato dalla Chiesa Parrocchiale del SS. Salvatore per essere condotto in processione (foto n. 4);
la sfilata in processione della bandiera francoprovenzale e dei gonfaloni del Comune di Faeto, di San Prospero e dell’Associazione Francoprovenzale “Lo cumpagnun de Faite pe stà ‘nzen” (foto n. 5);
“Lë Faitarë” mentre sfilano in processione (foto n. 6);
la statua di San Prospero mentre viene condotta a spalla da uomini adulti (foto n. 7);
l’urna contenente i resti mortali del medesimo santo mentre viene condotta a spalla da giovani donne (foto n.8).

 
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