A San Marco in Lamis, sul Gargano, il Venerdì Santo è, tra i giorni della Settimana Santa, senza dubbio quello più ricco di riti e processioni, che sono espressione della religiosità popolare ed ancora oggi sono molto sentiti dalla popolazione locale, nonostante l’avanzare della modernità.

Come da antica e consolidata tradizione, anche quest’anno, nel giorno 29 marzo 2013, i riti del Venerdì Santo sono iniziati già prima del sorgere del sole con la Processione della statua Addolorata, vestita a lutto e partita dall’omonima chiesa intorno alle ore 5:30. Il relativo corteo ha visto nonostante l’orario, una numerosa partecipazione di sammarchesi, sia abitanti sia emigrati, nonché di turisti e curiosi.

Durante questa processione la pregevole statua Addolorata, portata a spalla dai relativi confratelli, è stata preceduta e dalle relative consorelle, dalle bambine indossanti il suo costume e dal suo parroco, don Nicola Lallo, ed inoltre è stata seguita dai numerosi fedeli. Uomini e donne, a cori alterni, hanno cantato una strofa ciascuna dello Stabat Mater di Jacopone da Todi. La ragione delle soste di questa processione nelle varie chiese della cittadina risiede nel fatto che la Vergine è alla ricerca del figlio, visitando gli Altari della Reposizione, popolarmente detti “Sepocri”, allestiti con cura e dedizione all’interno di esse.

Nel pomeriggio intorno alle ore 17:30 dalla chiesa di Sant’Antonio abate, sita lungo il centralissimo Corso Giacomo Matteotti, è partita la processione delle relative statue del Cristo Morto e dell’Addolorata, preceduta dai bambini e dai ragazzi dell’AGESCI, dalle donne vestite di nero e disposte su due file laterali e dai giovani reggenti gli strumenti della passione. Alle due statue hanno fatto seguito i fedeli che a cori alterni, maschili e femminili, hanno cantato il Miserere.

Ma la processione più celebre e più attesa dai sammarchesi e dai turisti è stata come sempre quella serale durante la quale il corteo processionale con la statua dell’Addolorata partito dall’omonima chiesa, è stato preceduto e seguito da numerose fracchie che prendevano fuoco anteriormente e venivano trascinate da gruppi di persone indossanti il caratteristico costume da “fracchista”. Le fracchie sono caratteristiche “torce” di varie dimensioni, costituite da tronchi d’albero contenuti da appositi anelli, di diametro crescente, che determinano la tipica forma di cono, e vengono montate su appositi carretti collegati a delle catene continuate da funi. Ad abbellire ogni fracchia provvedono il paletto verticale posteriore con l’immagine dell’Addolorata e le bandierine multicolori appese ai fili metallici che lo collegano all’estremità anteriore della fracchia stessa. Ai piedi del paletto un sacco pieno fa da contrappeso. Le fracchie più piccole hanno sfilato per prime e sono state trainate dai bambini. Ad esse sono seguite quelle di medie dimensioni, trainate dai ragazzi delle relative scuole o associazioni o quartieri, e quelle più grandi trascinate dagli adulti, anch’essi appartenenti ad associazioni o a quartieri o a propri gruppi di amici.

L’incerta origine di questa tradizione è da correlare probabilmente alla costruzione, nel 1717, di una Chiesa dedicata alla Vergine dei Sette Dolori (l’Addolorata) da parte del canonico don Costantino Iannacone. Tale chiesa a quell’epoca si trovava fuori dal centro abitato, dove si era nel frattempo diffuso rapidamente il culto della Vergine dei Sette Dolori. Data l’assenza della pubblica illuminazione, si rese perciò necessario illuminare la processione della Vergine in cerca del figlio, che allora si teneva la sera del Giovedì Santo, mediante la creazione delle fracchie che inizialmente erano di piccole dimensioni e si portavano in braccio. Solo successivamente le fracchie, che col passar del tempo aumentavano di dimensioni, vennero perciò montate sugli appositi carretti e trasportate orizzontalmente. Mentre fino agli anni Sessanta del secolo appena trascorso la realizzazione delle fracchie era ad opera di pochi imprenditori locali, oggi avviene da parte di gruppi di giovani ai quali l’amministrazione del Comune fornisce la legna dopo aver accettato la relativa domanda per sorteggio, procedura resasi necessaria per limitare le numerose richieste che pervengono ogni anno.

Il presente fotoreportage è integrato dalle sottostanti dieci immagini che raffigurano:
- la processione mattutina della statua dell’Addolorata, vestita a lutto, dinanzi alla rispettiva chiesa (foto n. 1);
- il momento in cui tale simulacro viene incensato al termine della visita dell’Altare della Reposizione, allestito nella Chiesa di S. Antonio abate (foto n. 2);
- il momento conclusivo della processione dell’Addolorata, partita all’alba (foto n. 3);
- il momento in cui vengono incensate le statue del Cristo Morto e dell’Addolorata, entrambe custodite nella Chiesa di S. Antonio abate, prima della partenza della loro processione pomeridiana dalla medesima (foto n. 4);
- le donne vestite di nero che precedono i bambini recanti gli strumenti della Passione ed i simulacri del Cristo Morto e dell’Addolorata (foto n. 5);
- il Cristo Morto e l’Addolorata della Chiesa di S. Antonio abate mentre procedono in processione (foto n. 6);
- la statua dell’Addolorata, che si conserva nella chiesa omonima, mentre viene condotta nella processione serale, illuminata da numerose fracchie (foto n. 7);
- le fracchie accese per “far luce” alla processione serale dell’Addolorata (foto nn.8-9);
- lo spegnimento di una fracchia (foto n. 10).

 
© Riproduzione Riservata
 
 
 

Nessun commento

Lascia un Commento