Quercus ilex – Leccio monumentale piantato per volere di Papa Alessandro VI in occasione della donazione del convento di San Francesco ai Frati Minori – Anno 1495“.
Così si legge sulla tavola in legno davanti al secolare leccio ormai puntellato qua e là per evitare che il peso dei suoi frondosi rami e quello degli innumerevoli anni abbiano il sopravvento.

Ed è anche e ancora la sua maestosità che colpisce chi arriva al piccolo piazzale antistante. Tutto intorno parcheggi, per quel piccolo cimitero semi nascosto dal fitto della boscaglia da una parte e dalle mura ormai fatiscenti di quello che erano stati la chiesa e il convento di San Francesco del XII secolo, a meno di un km da Sermoneta.

In questo complesso vi si alternarono i Cavalieri del Tempio che vi rimasero dal 1162 al 1312, i Fraticelli Francescani fino al 1420, i Minori Osservanti, poi i Minori Zoccolanti fino al 1873. La chiesa è a una sola navata e tre cappelle sul lato destro. La terza cappella accoglie il Sacrario dei Caduti dell’Egeo nella seconda guerra mondiale a ricordare le quindicimila vittime del 1943.

L’ingresso della chiesa e quello del convento si trovano nello stesso porticato. C’è un grande chiostro quadrangolare coperto da volte a crociera e nelle 28 lunette delle campate del chiostro sono affrescate le scene della vita di San Francesco d’Assisi. Al centro del chiostro c’è un raffinato pozzo. Sopra il porticato le finestre del piano superiore del convento.

Peccato che tutto questo lo si possa vedere e apprezzarne la magnificenza soltanto guardando da una stretta fessura lasciata dal “buco della serratura” o da quella della probabile “buca delle lettere” sul portone di accesso al chiostro stesso.

Sulla facciata della chiesa due grosse Croci di Malta di colore rosso e ormai consumate dal tempo, stanno a dimostrare l’appartenenza del posto ai Cavalieri Templari. Sempre sulla facciata al di sopra del porticato un gran bel crocifisso affrescato dai colori ormai molto sbiaditi. Sotto il porticato una vecchia e tarlata statua lignea di San Francesco. Alle sue spalle, sul muro, si intravede una scritta latina di cui si comprende solo la parola ‘populi’.

Sulla destra del porticato una campana invasa dalle ragnatele. Al di sotto una targa ricorda il motivo per cui è stata posta: “I 15 rintocchi di questa campana sono l’eco dei singhiozzi delle madri dei 15mila caduti nelle isole dell’Egeo – ogni rintocco susciti un ricordo, ogni ricordo susciti una preghiera”.

Sulla destra del colonnato una porta. Dietro quella porta che forse viene aperta solo nei giorni di visita al cimitero perché curiosando attraverso la piccola finestrella protetta da una grata ferrea romboidale e da una foglio di plastica sdrucito, si intravedono coloratissimi fiori recisi in scatole ordinate. Su di essi in caratteri cubitali troneggia un “PAX MAXIMA RERUM”.

Non migliore è la sorte subita dal campanile, anch’esso lasciato all’incuria e alla devastazione, sembra voler gareggiare in fatiscenza a quelli più fotografati e ormai più infaustamente conosciuti dell’Emilia, colpita recentemente dal sisma.

La struttura è attualmente chiusa e, secondo la scrivente, lasciata nel più completo abbandono. Ritornandovi in visita ogni anno noto sempre di più i segni dell’incuria. Quest’anno addirittura mi è sembrato che il porticato facesse da magazzino. Su quella particolare pavimentazione, narrante passaggi di altre calzature e di altri piedi e sotto quella campana che ben tanti lamenti avrà udito, mobili e scaffali parcheggiati e buttati così quasi ad oltraggiare questo posto che di per sé ha un fascino sottile e mistico.

Non molto distante, scendendo verso il paese, al piccolo incrocio, su un cartello un’indicazione e un simbolo: un pellegrino e la scritta Via Francigena dà ancora di più un senso di quello che potrebbe rappresentare questo piccolo, particolarissimo e solenne luogo.

Foto 1 – il leccio secolare.
Foto 2 – veduta del chiostro.
Foto 3 – le croci di Malta.
Foto 4 – la statua di San Francesco.
Foto 5 – la campana.
Foto 6 – la porta accanto al porticato.
Foto 7 – ‘Pax Maxima Rerum’.
Foto 8 – il campanile.
Foto 9 – il porticato.
Foto 10 – la volta del porticato e i mobili accantonati.

 
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