Lama San Giorgio è una delle lame più lunghe della regione, con i suoi 40 chilometri di estensione che attraversano i comuni di Sammichele di Bari, Casamassima, Rutigliano, Noicàttaro e Triggiano, per giungere poi al mare nel comune di Bari, all’altezza di Cala San Giorgio.

Ricco di diversità è il suo percorso erosivo man mano che dal tratto murgiano (calcare di Altamura e calcare di Bari del periodo Cretaceo) ci si inoltra verso il mare (tufo delle Murge, sedimenti calcareo – arenacei dal tipico colore giallo) e non è rara la presenza di fossili di recente creazione. Lungo i 40 chilometri di Lama la distanza o meno dal mare determina la creazione di microclimi non uniformi che influenzano la tipologia di vegetazione (termo-mesofile tipo roverella nella zona interna, sempreverdi sclerofille verso la costa).

Per l’importanza del sito dal punto di vista ambientale, paesaggistico e naturale la Lama San Giorgio è stata identificata come “area protetta” così come previsto dalla legge regionale 19/97 integrata, successivamente, dalla legge regionale 22/09.
Premesso quanto sopra, intendo segnalare in questa pagina un grave episodio di degrado ambientale che ho potuto direttamente constatare nel tratto di Lama appartenente al comune di Triggiano (specifico che la mia escursione ha interessato solo le zone indicate dalle frecce rosse della mappa in Foto 1).

Come potete vedere dalle foto, nel corso della mia pur breve e circoscritta passeggiata ho potuto riprendere, lungo le stradine asfaltate e sterrate che si intersecano nel corso della lama e anche lungo le sponde scoscese della lama stessa, una serie “variegata” di rifiuti che vanno da quelli derivanti da attività di costruzione e/o demolizione (Foto 2) a elettrodomestici (Foto 3) ed altri importanti ed ingombranti accessori domestici come vasche da bagno e poltrone (Foto 4).

Più in là emergono grossi quantitativi di teli di plastica, non più ormai utilizzabili per la copertura dei molti vitigni della zona, che qualche “inqualificabile” soggetto non degno di essere considerato nella categoria dei veri agricoltori, ha pensato bene di abbandonare infischiandosene della natura che gli fornisce ciò di cui vivere (Foto 5).

Si arriva poi a doppi vetri, coperture isolanti per tetti, cavi di vario genere (Foto 6), pezzi d’auto (Smart – Foto 7), pneumatici e materassi (foto 8) per finire in “bellezza” con numerose coperture in “cemento amianto” a pezzi, pronte a spargere le loro pericolosissime polveri nell’aria (Foto 9 e 10).
La normativa vigente è ben chiara sia sulle modalità di smaltimento di questi rifiuti classificati in “speciali” e “pericolosi”, sia sulle sanzioni nei confronti di chi non rispetta la legge. Ma chi è che si preoccupa di farla rispettare? Chi ha il compito di salvaguardare queste zone naturalistiche protette?

Sicuramente le Autorità competenti esistono. “Forse” sono impegnate in qualcos’altro di più importante e non vedono questo scempio? Allora noi cittadini abbiamo il dovere di segnalare a chi di competenza non solo la gravità di questa situazione ma anche chi, con il suo comportamento incivile, la sta causando.

Per finire invito tutti a fare una escursione in questo bellissimo sito naturale protetto (ma da chi?!) ricordandovi che rispettare la natura vuol dire anche rispettare noi stessi.

 
© Riproduzione Riservata
 

Commenti (1)


  1. bravo stefano – mi piace

Lascia un Commento