Al Caffè “Rosa d’oro” – Portici Maggiori n. 7 – Bressanone è esposta una mostra permanente elaborata e curata dal brissinese Adolf Schiner, sui mezzi di tortura utilizzati, tra il 1499 ed il 1771, nella Contea principesca del Tirolo, il primo paese dell’area tedesca a ricevere un diritto penale codificato.

E’ un tuffo retrospettivo nella storia sanguinolenta del 1499, un excursus storico–culturale attraverso la procedura penale, un ordinamento meglio noto col titolo di “Ordinanze criminali dell’imperatore Massimiliano I” o di “Ordinanza tirolese sui Malefici”.

La procedura criminale tirolese era basata sulla giurisdizione dei tribunali popolari. Durante il processo al quale partecipavano il giudice e i giurati, senza alcun difensore, veniva letto l’atto di accusa e se l’imputato non ammetteva la propria colpa veniva torturato (interrogatori criminali di “assoluta necessità”). Le condanne a morte e questi interrogatori criminali venivano emesse dai tribunali comunali e sottoposti a ratifica del tribunale vescovile cittadino ed aulico.
Il boia, affiancato dal 1497 da un secondo carnefice, vista la mole di lavoro, aveva l’incarico dai tribunali del Tirolo meridionale ad eccezione dei tribunali aulici principesco-vescovili nei principati di Bressanone e Trento per i quali venivano nominati carnefici di rango superiore e mai del territorio di competenza del tribunale.

Infine il primo gennaio 1770, dopo che era rimasto in vigore per ben 271 anni, con la “Constitutio Criminalis Theresiana”, si ebbe l’abolizione della tortura e delle orribili e crudeli pene della Procedura Penale del passato e ad aprile 1778 l’imperatore Giuseppe II emanò il nuovo codice di diritto penale.

Più di 70 pezzi di antichi strumenti di tortura e di punizione, da esposizione originali, che riguardano il processo penale, documentano e testimoniano una parte della storia della regione altoatesina che fu dominata dalla forza e dalla violenza, da esecuzioni capitali e torture molto severe comminate dai vari tribunali locali che esercitavano la cosiddetta “giurisdizione di sangue”: la spada di decapitazione di un’ALTA CORTE principesco-vescovile (N. 15) – sostituì la scure nell’esecuzione delle condanne alla decapitazione – la pena di morte più onorevole – riservata ai falsificatori di documenti e sigilli, ai colpevoli di rapimento di donne sposate e di figlie di famiglia e ai masnaderi.

• Strumento di tortura schiacciadita gotico del XVI sec. (n. 5);

• “violino della comare” – la punizione alla berlina riservata alle donne litigiose (n. 4);

• la maschera del boia (quella centrale) e di schernimento del XVI sec. a sx e del XV sec. contro la diffusione del “Turchi” della religione islamica a dx (tutte e tre in ferro) (n. II e 3);

• l’arrotamento (n. 14) per reati particolarmente crudeli – lo spezzamento degli arti da parte del boia per mezzo della ruota – seguita poi dalla morte del condannato arso dalle fiamme vivo o morto oppure legato alla ruota e assicurato ad un palo ben visibile a tutti a titolo intimidatorio;

• la cintura di castità (n. 6) o tortura per donne colpevoli di sodomia, adulterio o atti osceni – punizione aggiuntiva alla pena di morte;

• l’ecclesiastica prima dell’arresto per apostasia (n. 10);

• mazza ferrata e strumenti di bastonatura per pene corporali (n. 8 e 9) per reati minori;

• pera orale (n. 9);

• rappresentazione di pene infamanti alla berlina (n. 1)

Nell’ultima pagina dell’opuscolo informativo della sua mostra brissinese lo storico Adolf Schiner dice: «La storia è lo specchio dell’evoluzione, con tutte le sue luci e le sue ombre. L’uomo può ammirarla, studiarla, farne oggetto di riflessione, ma non gli è dato di imparare da essa».
Egli conclude con poche parole spiegando le motivazioni che lo hanno indotto a raccogliere una collezione di questo genere e cioè il ruolo determinante dell’interesse che lui ha per i documenti e le scritture antiche, libri di storia e la sua passione per il collezionismo e soprattutto la sua volontà a voler integrare e descrivere i luoghi, ormai vuoti, delle sale di tribunali e camere di tortura dei castelli e delle fortezze meranensi, dove venivano eseguite le pene.

Orario di apertura: identico a quello dell’esercizio del bar
da lunedì a venerdì dalle 9.00 alle 20.00,
sabato dalle 9.00 alle 16.00
chiuso la domenica.

tel. e fax 0472/835.067.
Su richiesta sarà inviato un opuscolo informativo sulla mostra della storia “Procedura Penale” del Tirolo.

 
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Commenti (7)


  1. Brava e diligente ++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++


  2. grazie mille Maestro +++++ ;)


  3. Ho i brividi solo a vedere queste immagini! Come si può essere così crudeli?!


  4. solo nei film, ho visto questi oggetti.
    grande Diana


  5. dal vivo sono ancora peggio
    e dovevate sentire il brissinese Adolf Schiner – quando racconta ….. brrrrrrrrrrrrrrrr che paura


  6. mamma mia che belve che erano! da rabbrividire solo al pensiero! brava Diana! proprio interessante!


  7. Terrificante… io anni fa sono stata al Castello Aragonese di Ischia: c’è un museo interamente dedicato alle torture!

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