L’intero complesso del Castello svevo-angioino di Lucera sorge sulla sommità di una collina (il Monte Albano), alta 251 m s.l.m., situata ad ovest della cittadina dauna e con tre lati fortemente pendenti e panoramici sulla pianura del Tavoliere, sui Monti Dauni e sul Gargano.

Non a caso i romani avevano scelto questo luogo, ottimo per la difesa, su cui realizzarono l’acropoli della colonia di Luceria.

Tuttavia fu nel Medio Evo che nella parte nordorientale del Monte Albano, presso la sua sommità, il Re di Sicilia ed Imperatore germanico Federico II di Svevia vi fece costruire a partire dal 1233, al posto di una chiesa romanica diroccata, il proprio Palatium, utilizzando anche del materiale sottratto agli edifici in rovina della romana Luceria.

Si trattava di un’architettura a torre con pianta quadrangolare e basamento troncopiramidale che si sviluppava soprattutto in altezza su tre piani attorno al cortile quadrato che all’ultimo piano diveniva ottagonale. Il cortile presentava sui suoi prospetti degli elaborati ornamenti romanici e gotici ed era stato arricchito da sculture dell’antichità classica. Inoltre era munito di un pozzo che permetteva di attingere acqua dalla sottostante cisterna profonda 14 m.

Il Palatium federiciano aveva un aspetto severo all’esterno ed era senza ingressi, in quanto per ragioni di sicurezza vi si accedeva per mezzo di scale retrattili oppure tramite passaggi sotterranei. Sfarzoso era invece l’interno, con i 32 ambienti per la corte federiciana distribuiti sui suoi tre piani, mentre i sotterranei erano destinati alle camerate per le guarnigioni. Nel Palatium si trovavano anche una delle Zecche del Regno di Sicilia e parte del tesoro regale.

Il Palatium di Federico II riassumeva in sè le caratteristiche dei donjon (torrioni) normanni e dei palazzi di corte islamici, dal momento che l’imperatore svevo aveva conosciuto ed ammirato quella cultura e proprio a Lucera vi trasferì i Saraceni, fatti prigionieri in Sicilia, trasformandoli da acerrimi nemici in fedeli alleati, concedendo loro di professare l’islam, di lavorare liberamente e di scegliersi i propri amministratori.

Dopo che nel 1269 Carlo I d’Angiò, vincitore sugli Svevi a Benevento nel 1266, espugnò la città saracena di Lucera, allora piena di moschee, il Palatium federiciano fu trasformato da residenza regale in castrum con funzione anti saracena.

Secondo alcuni studiosi il suo basamento troncopiramidale, ancora oggi visibile, è stato realizzato proprio dagli Angioini a protezione del Palatium appena trasformato in castrum. Tale basamento è a due piani di cui quello inferiore corrispondeva ai sotterranei della costruzione federiciana e quello superiore al pian terreno della medesima.

Carlo I d’Angiò, per difendersi e controllare i Saraceni che popolavano Lucera ed erano rimasti fedeli ai nemici svevi, incaricò gli architetti Pierre D’angicourt, Riccardo da Foggia e Giovanni da Toul di realizzare l’attuale cinta muraria turrita che partendo dal Palatium federiciano, appena trasformato in castrum, si sviluppa per circa 900 m col suo andamento irregolare, coronando il Monte Albano ed inglobando i resti degli edifici dell’acropoli romana.

La cinta muraria, realizzata tra il 1269 ed il 1283, presenta 15 torri a pianta rettangolare, due cilindriche denominate del leone (a nordest) e della Leonessa (a sudest) e, tra queste ultime, 7 torri a pianta pentagonale su basamento a scarpa in corrispondenza del profondo fossato scavato lungo il lato est, verso Lucera, che era quello meno difendibile dell’intera fortezza.
Quattro sono gli accessi: Porta Lucera ad est, Porta Fiorentino a nord, Porta della guardiola ad ovest e Porta Troia a sud. La Porta Lucera è stata ricavata in una rientranza del prospetto orientale della cinta muraria angioina, proprio per colpire i nemici di fianco, dove avevano meno possibilità di difendersi.

All’interno delle Fortezza gli Angioini fecero costruire anche una chiesa, dedicata a S. Francesco, di cui oggi rimangono le fondamenta.

La ragion d’essere della Fortezza angioina venne meno dopo che Carlo II d’Angiò riuscì nei primissimi anni del XIV secolo a porre definitivamente fine alla presenza della popolazione islamica a Lucera (le moschee furono abbattute e al loro posto furono erette chiese, come la Cattedrale di S. Maria).

Il Palatium federiciano e la Fortezza angioina conobbero quindi un progressivo abbandono aggravato dai danni arrecati dal terremoto del 1456, dall’esplosione di mine nel XVIII secolo (per ricavare dal Palatium il materiale da costruzione per l’attuale palazzo del Tribunale) ed anche dai continui furti, atti vandalici e saccheggi che si protrassero fino a tutto l’Ottocento. Solo con l’avvento del XX secolo iniziarono i restauri conservativi che hanno permesso di conservare fino ad oggi ciò che era sinora rimasto in piedi.

Il presente fotoreportage, realizzato dall’arch. Michele Nardella di San Giovanni Rotondo (FG), si compone della presente descrizione e delle sottostanti 10 immagini che raffigurano rispettivamente: il basamento del Palatium federiciano in rapporto con la Fortezza angioina(foto 1, 2 e 3); la torre del Leone, da sola e con una torre pentagonale (foto 4 e 5); il lato est della fortezza con la Porta Lucera ubicata sulla sua rientranza (foto 6); la torre della Leonessa, con una torre pentagonale e da sola (foto 7 e 8); il lato sud della Fortezza con le sue torri a pianta rettangolare (foto 9); il lato nord della medesima con le relative torri e la Porta Fiorentino (foto 10).

 
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Commenti (4)


  1. bravo michele
    saluti


  2. Grazie peiro, ho sentito davvero il dovere di descrivere ed illustrare ai lettori di Notizie Comuni-Italiani uno dei monumenti più maestosi e ricchi di storia ed arte non solo della Puglia ma anche dell’Italia meridionale. Saluti


  3. Molto belle le tue foto, Michele!
    Il complesso ha un bellissimo progetto di restauro, che si spera possa realizzarsi al più presto (soldi permettendo…).


  4. Grazie cm9462. Anch’io ho saputo di questo progetto, ma sono anche a conoscenza che con ben 15988 voti il complesso fortificato lucerino è al quarto posto nella classifica dei Luoghi del Cuore 2010, iniziativa del FAI. Ciò significa che molti ci tengono alla sua salvaguardia. Dunque credo che con questa nutrita partecipazione popolare si troveranno anche i soldi. Saluti

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