Samuele Bertinelli

Gli elettori di Pistoia il 6 e 7 maggio potranno scegliere tra otto aspiranti sindaci.
Risponde alle domande di Comuni-Italiani.it Samuele Bertinelli, 36 anni, candidato sindaco del centro sinistra, appoggiato dalle liste del PD, FDS, Verdi-Arcobaleno su Pistoia, IDV, SEL, Pistoia Spirito Libero, Insieme per Pistoia, Indipendenti per Pistoia.

Tra emergenze e possibilità di sviluppo quali sono le priorità del territorio?
La prima emergenza è il lavoro. Alla fine del 2011 quasi 11.000 sono i pistoiesi in cassa integrazione e in mobilità, e il 40% dei giovani non riesce a trovare lavoro. E’ l’effetto drammatico di una crisi che per la prima volta colpisce tutti i nostri settori produttivi insieme. Ma Pistoia ha importanti risorse con le quali rinascere, a partire da AnsaldoBreda che deve essere risanata e rilanciata, al vivaismo di cui siamo leader mondiali, al turismo in espansione e alle prospettive della green economy.

Rispetto a queste priorità, come si articolerà la sua campagna elettorale?
La mia è una campagna elettorale molto tradizionale, perché dà priorità al contatto diretto con le persone, che vado a trovare sui luoghi di lavoro e a casa. E’ faticoso, ma molto istruttivo. Ho imparato molte cose nuove e ho toccato con mano la gravità dei problemi che ormai affliggono tante nostre famiglie che arrivano a malapena alla fine del mese. E’ una campagna elettorale francescana, perché nella crisi la politica deve dare per prima il segnale di sobrietà. Non si devono spendere troppi soldi, e quelli che si spendono saranno contributi di sole persone fisiche, non oltre i mille euro, resi pubblici sul mio sito, che è continuamente aggiornato.

I tre aspetti qualificanti del suo programma.
Prima di tutto il lavoro, come ho detto. Poi l’ambizione di fare di Pistoia un modello di città media europea, che punta a uno sviluppo ecosostenibile, privilegiando la mobilità pubblica e estendendo le zone pedonali fino anche ai quartieri periferici. Mi terrò la delega all’urbanistica, perché è con il governo del territorio che si può riprogettare il futuro della città, arrestando il consumo di suolo e recuperando il patrimonio edilizio esistente. Infine, ancora la sobrietà della politica: ridurrò la giunta da 8 a 5 assessori, tagliando il 20% delle indennità, e ridurrò significativamente anche il numero dei dirigenti nel corso del mandato.

Alla luce degli scandali che coinvolgono la politica italiana, teme una forte astensione alle urne? Ed eventualmente con quali argomenti pensa di convincere gli elettori?
Il rischio di una deriva rinunciataria a fronte della crisi profonda della politica e dei partiti c’è, e si è già visto anche nelle ultime elezioni. La risposta non può che essere una politica che torna a dare il buon esempio nell’essere al servizio dei cittadini. Non andare a votare non renderà migliore la politica, anzi renderà impossibile risolvere i problemi delle persone e metterà in discussione le basi stesse della democrazia. Perché senza la politica c’è un potere che si organizza lo stesso, ma non si presenta alle elezioni: ed è il potere dei comitati d’affari, delle lobby e delle massonerie, che curano gli interessi di pochi, non quelli generali delle persone normali e più deboli.

I suoi primi 100 giorni da sindaco. Quali atti avranno la precedenza su tutto il resto?
Abbiamo bisogno di operare subito per riequilibrare il bilancio, intervenendo con senso di equità sull’applicazione dell’IMU, ma soprattutto mettendo in opera una seria spending review. Poi dovremo riprendere in mano il cammino interrotto a fine mandato per l’approvazione del regolamento urbanistico, senza il quale la città rischia la paralisi mentre c’è una crisi grave in corso. Infine, intendo estendere le aree pedonali del centro liberando dalle auto alcune piazze storiche come Piazza dello Spirito Santo.

In tempi di crisi e di drastici tagli ai trasferimenti ai comuni, come pensa di garantire i servizi al cittadino e le politiche sociali?
Reperendo risorse da una riorganizzazione generale della macchina comunale e dal ripensamento dell’intero complesso delle aziende partecipate. Il Comune deve gestire i servizi essenziali (acqua, rifiuti, trasporto pubblico, gas), ritraendosi progressivamente fino alla dismissione di altre partecipazioni indirette. Il Comune non deve avere vocazione imprenditoriale, partecipando anche indirettamente alla gestione di servizi che meglio davvero possono fare i privati; ha invece bisogno di liberare le risorse che ora sono lì immobilizzate, per investirle nella qualificazione di tutti i servizi pubblici.

Federalismo fiscale. Una risorsa o un deterrente per il rilancio del territorio?
Finora non si è visto per la verità traccia di federalismo fiscale, e quello che è stato annunciato è piuttosto una leva fiscale che pesa sulle tasche dei cittadini senza dare la possibilità di fornire risposte adeguate ai problemi. Altra cosa sarebbe una seria autonomia impositiva che consentisse davvero al Comune di decidere come e dove investire.

E’ sempre attuale il tema delle fonti energetiche e dello sviluppo ecosostenibile. Come opererà il suo eventuale governo su questo campo?
A Pistoia possediamo un giacimento naturale di fonti energetiche rinnovabili nelle nostre aree collinari e montane, che abbiamo appena iniziato a sfruttare. Si tratta di dare sistematicità a questo settore, investendo per un verso sul neonato Distretto forestale e per l’altro utilizzando gli strumenti di supporto al know how, alla progettazione, e alla capacità di investimento. Pistoia deve diventare una smart city, una città ecosostenibile. Voglio che l’area del Ceppo, dopo il trasferimento dell’ospedale, sia trasformata in un quartiere car free, progettato secondo i più moderni canoni della bioedilizia.

Rispetto alla necessità ineludibile di una maggiore trasparenza nella gestione della cosa pubblica, quali misure adotterà la sua amministrazione?
Il sito del Comune deve diventare il luogo dove i cittadini possono sapere tutto della gestione dell’ente: dalla pubblicazione di tutti gli atti e procedimenti amministrativi, alla modalità di gestione dei servizi. Intendo poi sviluppare forme di partecipazione dal basso, necessarie dopo la chiusura del decentramento, affinché i cittadini siano interpellati, chiamati ad esprimersi e intervenire attivamente anche sull’organizzazione dei servizi fondamentali.

A fine mandato che paese si impegna a consegnare ai suoi concittadini rispetto a come si presenta oggi?
Una città più moderna e giusta, accogliente e solidale, come nella migliore accezione di una sinistra di governo. Una città verde, chiamando a un patto l’intero settore del vivaismo per realizzare un sistema integrato di parchi urbani. Una città pulita, nell’aria e nell’acqua, con una raccolta differenziata dei rifiuti spinta al massimo, per sviluppare un’economia del recupero dei prodotti, e non più del consumo “usa e getta”.

 
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