Alfredo Benincasa (primo da destra)

Sono molto amareggiato che Domenico Mancino ha superato il suo mutismo innescando elementi di divisione nel Partito Democratico in un momento di grande entusiasmo per il rilancio politico a Pompei. Ha perso una buona occasione, probabilmente indotto da qualcuno, per far tesoro di un antico detto popolare “il silenzio è d’oro”.

Tutti aspettavamo che stesse coniando, in questi lunghi anni di silenzio, un intervento di alto profilo politico, invece “la montagna ha partorito il topolino”. Nel suo intervento ho letto che egli si erge a untore, depositario del verbo, colui che può indicare alle masse chi sono i veri membri del PD di Pompei. Sarà. Ma quante imprecisioni.
Egli si attribuisce un’appartenenza decennale al PD, ma il PD non nasce solo nel 2007?

Parla di trascorsi politici cercando di mettere in difficoltà il consigliere Del Regno che accusa di trasformismo i suoi amici che sono passati all’UDC. Forse qualcuno non gli ha ancora spiegato che trasformismo è un termine nato per indicare i cambiamenti di “casacca” maturati all’interno di un’assise eletta dal popolo.
Chi si presenta agli elettori come lista obiettivo del PD e viene eletto non è un trasformista anche se negli anni addietro ha militato nell’UDC; chi si presenta agli elettori come iscritto del PD e, durante il suo mandato consiliare, passa all’UDC è un trasformista. E’ il consenso popolare che legittima il mutare delle proprie posizioni.

All’amico Mancino ricordo che, all’interno del partito, si è sempre discusso di diversi argomenti, anche in modo passionale, e non mi sembra che i membri di “Unità ed Impegno” abbiano cercato di sfuggire al confronto politico. Per questo motivo non riesco a comprendere, probabilmente per una mia miopia, le accuse mosse dal Mancino quando sottolinea una mancanza di confronto dei membri di “Unità ed Impegno” all’interno del partito e con interlocutori preparati.

Da ciò una riflessione: se durante le riunioni il confronto c’è stato devo dedurre che il Mancino o possiede una memoria labile o non si ritiene un interlocutore preparato. Non solo, ma nell’ultimo direttivo, che ha deciso all’unanimità la necessità di rilanciare il PD dando vita ad un esecutivo che affiancasse il lavoro del segretario e l’unificazione del gruppo consiliare del Partito egli, in modo chiaro ha affermato: “Sono d’accordo con Serrapica”.
Probabilmente “qualcuno”, in seguito, gli ha fatto notare che aveva commesso un errore e che doveva rivedere la sua affermazione. Un’ultima riflessione.

All’accusa mossa dal consigliere Del Regno al sindaco di aver tradito il mandato elettorale trasfigurando la coalizione di centrosinistra uscita dalle urne, Mancino afferma che il PD dal riassetto della maggioranza è uscito rinforzato. Innanzitutto prendo atto che l’attuale capogruppo del PD ammette che la maggioranza ha subito un riassetto (sinonimo di trasformismo), e specifica che tale rinforzamento del PD lo si evince dal nuovo incarico affidato ad un suo componente: responsabile delle Pari Opportunità del governo D’Alessio.
Notizia che nessuno sapeva, e che tutti abbiamo appreso dalla sua dichiarazione e che certamente ci tranquillizza e ci rasserena.

Con questo incarico il PD, partito di maggioranza relativa alle ultime elezioni comunali, secondo Mancino è più che gratificato. Poco importa che negli ultimi due anni il partito ha registrato una transumanza del sindaco e di diversi consiglieri comunali nella fila dell’UDC nel suo più totale silenzio ed indifferenza, poco importa perché adesso abbiamo il responsabile della Pari Opportunità; poco importa se in questi anni forze ed uomini che erano stati bocciati dall’elettorato sono entrati in maggioranza occupando spazi appartenenti alle forze di centrosinistra, poco importa se vi è una strategia occulta, che forse il Mancino non comprende finché quel “qualcuno” non gliela spiega, di rafforzare un progetto di centrodestra in città, poco importa perché adesso abbiamo il responsabile delle Pari Opportunità.

Spero vivamente che la stessa cupidigia che egli attribuisce ai componenti di “Unità ed Impegno”, possa diventare anche sua. Perché solo quando avrà la stessa voglia di fare, e la capacità di poterlo fare, allora si renderà conto che il partito ha la responsabilità di promuovere un rilancio della sinistra in città ed un confronto serrato con tutte le forze moderate e cattoliche che si rivedono nei valori del centrosinistra.

 
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