Disagi e proteste per lo sciopero dei lavoratori espulsi dal ciclo produttivo dell’area torrese. Strade di accesso al distretto industriale bloccate da sit in e impiegati del settore informatico costretti a tornare a casa, impossibilitati a raggiungere la sede.

Mattinata di presidi, di rimostranze e di agitazione quella vissuta stamane dai lavoratori dell’area industriale di via Terragneta. Così come era stato annunciato la scorsa settimana, gli operai delle sette aziende metalmeccaniche fallite dell’area TESS e mai riconvertite alla cantieristica navale si sono dati appuntamento nei tre punti di accesso al distretto industriale e hanno paralizzato la circolazione, bloccando il passaggio anche ai colleghi delle altre aziende non appartenenti al Polo Nautico.

Per vigilare sulla pacifica protesta dei circa duecentocinquanta operai sono stati schierati decine di agenti delle forze dell’ordine in assetto antisommossa, ma fortunatamente il loro intervento non è servito.

Nonostante le numerose vertenze aperte, in primis quella della Metalfer, della Metecno e di Officine Torresi, e dopo anni di trattative estenuanti e tavoli tecnici tra sindacati, imprenditori e delegati amministrativi, nessuno spiraglio si intravede per la classe operai torrese, ormai davvero in ginocchio.

“Siamo stati utilizzati come merce di scambio per permettere ad imprenditori senza scrupoli di entrare in possesso dei capannoni a prezzi stracciati, per poi sbatterci in cassa integrazione, sostenuta dalla Regione e speculare sulla rivendita degli stabilimenti – tuonano gli operai –. La classe politica torrese ha più volte dimostrato di non essere capace di gestire questa grave situazione e, nonostante questo, non si fa da parte delegando chi davvero può dare un contributo alla risoluzione delle diverse vertenze aperte, così come ha fatto il sindaco di Castellammare di Stabia Bobbio”.

Tra gli operai, dunque, regna un profondo malcontento per come è stata e, attualmente, come viene gestita la situazione. E dal momento che si chiede di fare chiarezza sui reali motivi che frenano il rilancio dell’area, viene proposto di estromettere dalle trattative con gli organi sovracomunali i rappresentanti locali delle diverse sigle sindacali e le RSU aziendali.

“Dobbiamo capire chi è che tira il freno per la riqualificazione dell’area – continuano – se sono i sindacati locali o i politici del territorio. Perciò chiediamo che ai tavoli istituzionali si siedano solo i vertici regionali e provinciali dei vari sindacati e vengano invece allontanati quelli locali, perché in questi anni non hanno apportato nessun contributo per la risoluzione delle vertenze”.

 
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