Randagi nel Parco del Vesuvio

Vent’anni sono trascorsi dal primo intervento organico del legislatore in materia di tutela dei nostri amici a quattro zampe e di contrasto al fenomeno del randagismo.

Con la legge quadro 14 agosto 1991, n. 281 furono sanciti alcuni principi generali come la condanna di qualsiasi atto di crudeltà e dei maltrattamenti nei confronti degli animali, unitamente all’introduzione di severe sanzioni contro l’abbandono e il commercio clandestino legato alla sperimentazione scientifica.

Accanto a questa rivoluzione guridico-culturale nel rapporto tra l’uomo e gli animali di affezione, se ne promosse un’altra non meno importante sul piano istituzionale, responsabilizzando Regioni e Comuni sulla salute e sulla dignità di cani e gatti abbandonati.
In particolare si chiedeva alle Regioni il raggiungimento di questi obiettivi:
- istituzione dell’anagrafe canina
- realizzazione di rifugi per cani che garantissero buone condizioni di vita per i cani e il rispetto delle norme igienicosanitarie
- adozione di un programma di prevenzione del randagismo, concordato con le associazioni animaliste e venatorie

Ai Comuni, come si legge all’art 4, veniva chiesto di provvedere al risanamento dei canili comunali esistenti e di costruire rifugi per i cani, nel rispetto dei criteri stabiliti con legge regionale e avvalendosi dei contributi destinati a tale finalità dalla regione.

Quanti di questi obiettivi sono stati raggiunti a vent’anni di distanza? Quali sono le prospettive per il futuro?
A questi interrogativi si proverà a dare risposta nel convegno ospitato giovedì 7 luglio, alle 17, nell’aula consiliare di Palazzo de Fusco.

L’iniziativa organizzata dal Comune in collaborazione con l’associazione “Fiocco Azzurro onlus”, vedrà la partecipazione dei primi cittadini del comprensorio torrese-stabiese e del servizio sanitario regionale accanto ad esponenti della medicina veterinaria e dell’associazionismo.
Modera il dibattito Luciano Scatola, presidente di Fiocco Azzurro onlus, che ha diretto per diverso tempo il dipartimento di prevenzione della’Azienda sanitaria Napoli 3.

che responsabilizzavano istituzioni regionali e locali

 
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