Virginio Merola

In vista delle elezioni amministrative 2011 che si terranno il 15 e il 16 maggio, abbiamo intervistato Virginio Merola, 56 anni, candidato a sindaco di Bologna per il Partito Democratico.

Tra emergenze e possibilità di sviluppo quali sono le priorità del territorio?
Le emergenze e di conseguenza le priorità per la città sono tre: bambini, donne e giovani. Se non si punterà forte su ognuno di questi tre soggetti della nostra società non si potrà dare un futuro di sviluppo a Bologna.
I servizi per l’infanzia devono essere valorizzati, per questo ho proposto di togliere la tassa d’iscrizione alle scuole d’infanzia comunali e l’ampliamento dell’offerta dei nidi e degli altri servizi per la prima infanzia, col contributo del privato e del privato sociale. Ho inoltre proposto di far viaggiare gratuitamente sull’autobus i bambini fino a 12 anni.
Bologna ha bisogno di consegnare un messaggio di opportunità ed entusiasmo alle nuove generazioni. Voglio affidare le leve del cambiamento ai giovani e alle donne, premiando il merito e valorizzando le competenze, superando la precarietà e l’ingiusta distribuzione di reddito che li penalizza. Solo così, infatti, la nostra città potrà tornare a essere un punto d’arrivo per i talenti, una scelta di vita e non una meta di passaggio.

Rispetto a queste priorità, come si articolerà la sua campagna elettorale?
La mia campagna di comunicazione è di tipo tematico e si rivolge principalmente a giovani e donne. Sulle tre priorità sto anche organizzando dei “banchetti tematici” in città. In questi giorni di campagna elettorale cerco di passare più tempo possibile a contatto con le persone dei diversi quartieri cittadini.
Con loro mi sto confrontando su problemi e soluzioni delle varie zone della città. Questo nello stile di partecipazione che mi contraddistingue da sempre (quando ero assessore all’Urbanistica del Comune ho promosso i laboratori di urbanistica partecipata). Infine, il mio staff è composto esclusivamente da giovani e donne.

I tre aspetti qualificanti del suo programma.
La bozza programmatica è incentrata totalmente su Bologna e sui bolognesi, in particolare a chi ha perso fiducia nella politica astenendosi alle ultime elezioni. Il documento non è una lista di grandi progetti irrealizzabili, bensì un’idea chiara sullo sviluppo di Bologna. Con questo sguardo lungo, ho proposto cinque svolte fondamentali e sostenibili per il nostro sistema territoriale: culturale, ambientale, produttiva, sociale e tecnologica.
Il documento è stato composto con sedute partecipate da tutta la coalizione di centrosinistra, ed è aperto a nuovi contributi. Sempre nel segno della partecipazione infatti sul mio sito web c’è una speciale sezione “Dillo a Virginio”, dove tutti i cittadini possono inviare suggerimenti, aggiunte e precisazioni che verranno esaminate e potranno entrare eventualmente a far parte del programma.

I suoi primi 100 giorni da sindaco. Quali atti avranno la precedenza su tutto il resto?
Bologna ha bisogno di un nuovo inizio e di una leadership collettiva che sappia unire i bolognesi in un progetto di 10 anni da lasciare in eredità alle future generazioni. Per questo, da sindaco, farò l’esatto opposto di quello che sta facendo il governo Berlusconi: investirò prioritariamente in cultura, Università e ricerca.
Inoltre, insieme alle parti sociali, ai lavoratori e alle imprese del nostro territorio condividerò il prossimo piano strategico cittadino.

Giovani e quote rosa. Che criterio seguirà nella selezione della squadra di governo in merito a questi due aspetti?
Non voglio una Giunta di mediocri o raccomandati, ma di giovani e al 50% di donne. Annuncerò la composizione del mio esecutivo solo se diventerò sindaco. C’è troppa attenzione ai nomi, e poi ricordo che per legge gli assessori vengono nominati dal sindaco, non vengono eletti.

Torna centrale il tema delle fonti energetiche e dello sviluppo ecosostenibile. Come opererà il suo eventuale governo su questo campo?
Voglio una città pulita, attenta alla salute dei suoi abitanti, leggera per l’ambiente, che riduce la sua impronta ecologica sul pianeta, produce e utilizza energia pulita, promuove attività produttive ecosostenibili, fornisce servizi pubblici di qualità ambientale, riqualifica gli edifici esistenti, valorizza il tessuto urbano storico.
Bologna deve diventare una “green city”. Per questo definiremo un piano globale verde che ci porti ad essere una delle città europee di eccellenza ambientale, che promuova la cultura dell’ecologia integrando le politiche urbanistiche e per la mobilità con una nuova gestione dei rifiuti, la riduzione dell’inquinamento ambientale ed acustico con le politiche per la salute e la promozione di stili di vita più sani.
A proposito Bologna ha bisogno di una bella “scossa elettrica” del trasporto pubblico e privato.

Ospiterebbe una centrale nucleare sul suo territorio?
No. Quello che penso sul tema è scritto nel referendum che ho firmato e che voterò a giugno. Come città vogliamo fare la nostra parte per raggiungere l’obiettivo ambientale europeo del “20-20-20”.

Guardando alla grave situazione di Lampedusa e ai conflitti in nord Africa, come vive il territorio il fenomeno dell’immigrazione e che tipo di interventi in tal senso prevede il suo programma?
Per fare di Bologna la culla dell’incontro tra vecchi e nuovi cittadini, italiani e non, dobbiamo puntare sui giovani. Dobbiamo costruire in città tanti ‘luoghi’ fatti da bolognesi e stranieri: più progetti faranno insieme questi giovani, più potremo costruire un futuro migliore.
Nel mio programma l’obiettivo è quello di costruire insieme a donne e uomini immigrati reali opportunità di integrazione e nuove politiche per la città interculturale e valorizzare l’esperienza dei lavoratori stranieri come parte integrante della nostra comunità, anche rilanciando le consulte dei cittadini stranieri nei Quartieri.

Federalismo fiscale. Una risorsa o un deterrente per il rilancio del territorio?
Il federalismo fiscale è un’occasione importante per completare un processo di riforme che è in corso ormai da un ventennio nel nostro Paese. Dopo aver riconosciuto agli enti locali l’autonomia regolamentare e la responsabilità gestionale, oggi manca da riconoscere l’autonomia fiscale. Oggi si parla solo di “federalismo municipale”, senza prevedere una rideterminazione e riallocazione delle spese e delle entrate tra i diversi livelli di governo.
Con la “riforma” voluta dal Governo Berlusconi ci si limita a prevedere nuove tasse a livello locale per compensare i ridotti trasferimenti, senza prevedere alcuna riduzione della tassazione nazionale e tantomeno della spesa statale. Viene quindi meno un principio basilare, per cui il federalismo fiscale doveva avvenire a costo zero per i cittadini dovendosi limitare ad una riallocazione delle spese e delle entrate.

Alla fine di questa esperienza che paese si impegna a consegnare ai suoi concittadini rispetto a come si presenta oggi?
Vogliamo ridare a Bologna il rango e la reputazione che merita in regione e nel mondo. Bologna deve svolgere fino in fondo il suo ruolo di capoluogo e motore del sistema territoriale per portare la regione a una nuova competitività europea e globale. Per riuscirci, dovrà riprogettare la propria centralità guardando ai prossimi trent’anni e realizzando il cambiamento a partire da una forte innovazione istituzionale.
Il nostro grande progetto è Bologna metropolitana: una piattaforma urbana al centro della rete regionale, motore e polo attrattivo, sistema efficiente, competitivo ed ecologico, in grado di recuperare un rango su scala nazionale e internazionale. Le linee di sviluppo territoriale saranno condivise e realizzate con il contributo delle forze sociali e produttive della città e con accordi fra istituzioni, a partire da quello con la Regione Emilia-Romagna.
Il metodo che intendiamo utilizzare è quello del Piano strategico.

 
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