Sabato mattina, in piazza, c’ero anch’io!
C’ero anche io ad urlare la mia voglia di dire “NO” alla camorra e ricordare chi ha perso la vita ingiustamente per mano di chi, per pochi spiccioli, ha spezzato una vita, una famiglia e messo in ginocchio chi, nella civiltà, vive e lavora.

Osservavo attenta le centinaia di ragazzi del Liceo Artistico “G. de Chirico” e dell’ISIS “Pitagora”, radunati all’appello dai volontari del Caffè Letterario Nuovevoci, che alzavano fieri i loro striscioni; ascoltavo i commenti dei professori che li accompagnavano che si esprimevano sull’operato dei politici nazionali e locali e quelli delle persone che passando si chiedevano perché quegli adolescenti fossero scesi in piazza così compatti; guardavo i volti attoniti dei poliziotti che giravano e rigiravano meravigliandosi dell’assenza dei rappresentanti delle istituzioni.

Poche ore prima, nella “Casa della solidarietà” di piazza Ernesto Cesaro, erano state presentate in pompa magna le iniziative amministrative per la celebrazione dell’anniversario di mamma Matilde; poche ore dopo, le persiane dell’associazione contro le mafie erano desolatamente abbassate, indifferenti a quelle urla di adolescenti scesi in piazza per gli stessi ideali e per difendere gli stessi principi.

Poche ore prima si era parlato di collaborazione, di sinergia, di far convergere tutte le volontà verso un unico obiettivo e all’indomani, quelle stesse persone, sul loro piedistallo, con la loro assenza, hanno dato uno schiaffo a quelle giovani forze che si erano riunite per dire “NO” all’indifferenza e alla sopraffazione.

Ho seguito il corteo per tutto il corso cittadino. Mi sono affrettata a raggiungere piazza Nicotera e lì ho visto la creatività di alcuni ragazzi esplodere sulla saracinesca abbassata del teatro “Moderno”. Hanno disegnato con bombolette spray un cuore incatenato e braccia che dalla terra uscivano per afferrarlo: senza volerlo ho iniziato a sorridere. Mi sono ritrovata felice a osservare il grande girotondo di giovani che ha riempito la piazza; a seguire il ritmo dei brani che dall’altoparlante riecheggiavano in tutto il piazzale; a rispondere con un sorriso a chi, sconosciuto, mi guardava sorridente.

Per una mattina sono tornata anche io adolescente e, fiera di essere di Torre Annunziata, sono tornata a casa felice di aver avuto una nuova lezione di “impegno sociale” da chi era sceso in piazza per ricordare una mamma, Matilde Sorrentino, che ha perso la vita per difendere quella del suo bambino.

(Foto di Paolo Borrelli)

 
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