Michele Vaccaro

Sulla chiusura della vasca d’acqua ferrosa situata nella Fonte Salutare sono state formulate tante ipotesi, qualcuna anche tendenziosa ed in malafede.
Il sottoscritto, prendendo spunto da un dibattito venutosi a creare sulla pagina Facebook di un comitato cittadino, ha deciso, mosso da curiosità, di incontrare il maggiore della Protezione Civile, Romeo Spera, allo scopo di far luce su quello che è stato ed è tuttora uno degli argomenti di discussione più gettonati a Pompei. Da questo incontro è maturata la seguente ricostruzione dei fatti di cui il maggiore Spera fu testimone diretto.

Negli anni ’80 l’amministrazione comunale fu costretta a chiudere il pozzo da cui si attingeva l’acqua ferrosa che alimentava la vasca sita nel parco della Fonte Salutare. Detta chiusura fu ritenuta necessaria sulla base di analisi effettuate da più enti di controllo che rilevarono un’ingente presenza di elementi colibatterici e colifecali presenti nell’acqua stessa. Stiamo parlando, grossomodo, degli anni 1984/85.
Il procedimento fu effettuato da una ditta tedesca che impiegò cinque automezzi, di cui uno dotato di un serbatoio speciale. Codesto serbatoio fu immesso a pressione all’interno della falda acquifera. Il materiale contenuto in esso, a contatto con l’acqua, faceva sì che si espandesse e s’indurisse, evitando in questo modo dispersioni di anidride carbonica, pericolosa per gli edifici vicini, come già accaduto in precedenza e di cui nessuno si era accorto.

Tuttavia, nonostante l’intervento di chiusura fosse da catalogarsi come assolutamente necessario per l’incolumità pubblica, l’amministrazione comunale non si rassegnava all’idea di poter perdere un bene culturale di fondamentale importanza per la città ed ordinò, quindi, la trivellazione di un secondo pozzo adiacente al primo.
Fu trovata una nuova falda che purtroppo risultò anch’essa inquinata e piena di colibatteri. Anche il secondo pozzo fu sigillato, ripetendo l’operazione di otturazione realizzata con quello precedente, intervento reso ancor più necessario in quanto un fenomeno di marcinenza aveva dato luogo, qualche giorno prima, ad un passaggio di anidride carbonica in un locale commerciale adiacente, nella fattispecie la salumeria di Vittorio Falanga, il quale, scendendo in cantina per prendere della merce, accusò un malore dovuto alle esalazioni filtrate attraverso le pareti. Fu soccorso in tempo e si salvò per miracolo.

La chiusura della vasca rappresentò un atto doloroso ma necessario anche in virtù di un articolo di legge varato successivamente che sanciva la chiusura immediata di tutti i pozzi e di tutte le miniere che potessero in qualche modo mettere a repentaglio la salute pubblica.
L’anidride carbonica è un elemento più pesante dell’aria e tende a depositarsi verso il basso, nei sottosuoli e nelle cantine. Provate ad immaginare il pericolo per i pompeiani se non si fosse arrivati al provvedimento di chiusura. Alcuni esperti del settore, convocati ad esprimere il proprio parere su tutta la vicenda furono concordi nell’affermare che tutti gli abitanti ubicati nel giro di 3-4km dalla Fonte avrebbero sicuramente rischiato la vita a causa delle esalazioni tossiche.

Fonte salutare


Un altro aspetto inquietante da sottolineare è quello dell’ammoniaca che andava lentamente e subdolamente addensandosi nelle mura perimetrali di Palazzo De Fusco e che a lungo andare avrebbe causato seri problemi di salute ai dipendenti comunali, in particolare rischi di sterilità per gli uomini. Ricordo che in quel periodo ci furono parecchi interventi dei Vigili del Fuoco di Castellammare di Stabia, i quali, tramite degli esplosimetri speciali per la rilevazione dell’ammoniaca ne trovarono una quantità enorme localizzata negli uffici dell’Anagrafe.

In conclusione, come si può facilmente evincere, la gloriosa vasca fu chiusa perchè era necessario ed urgente tutelare la salute dei cittadini. Il sindaco dell’epoca, (Nunziato Machetti, ndr) organo primario di Protezione Civile, fu costretto, ineluttabilmente, ad emettere l’ordinanza che avrebbe posto la parola fine ad un monumento storico e culturale della nostra città.

 
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