Il Savoia vola verso la promozione e tra i protagonisti non può che esserci lui, il “Mourinho” di Torre Annunziata, capace di essere sempre dalla parte dei suoi ragazzi anche a costo di inimicarsi l’ambiente e la stampa: stiamo parlando naturalmente dell’allenatore Pasquale Vitter.

In estate la diffidenza nei suoi confronti regnava sovrana e in molti non lo reputavano all’altezza del blasone biancoscudato preferendogli altri nomi, magari sedutisi già precedentemente sulla panchina oplontina.

Lui, “l’uomo dell’Atletico Savoia”, ha risposto sul campo non solo regalando vittorie (è tutt’ora imbattuto in campionato) ma, soprattutto, vincendo delle scommesse con scelte tecniche impopolari alla vigilia e poi risultate fondamentali a fine gara.
Ecco un breve estratto di una lunga intervista dove Vitter, come al solito, non le ha mandate a dire:

“Ho la fortuna di allenare dei ragazzi fantastici, uomini prima e atleti poi. Il gruppo è molto solido ed anche alcuni giocatori, che mi erano stati segnalati come “difficili” da gestire sotto la sfera comportamentale, si sono immersi perfettamente nella realtà Savoia.

Fa rabbia non sentire cori nei loro confronti, forse, paradossalmente, subiscono un po’ di discriminazione proprio perché sono figli di questa città. Il Giraud in passato ha elogiato le gesta di tantissimi giocatori provenienti da altre città e adesso stenta a fare lo stesso con chi porta sulla carta d’identità il nome di Torre Annunziata.

E’ una piazza troppo strana e difficile: subito pronta a metterti sulla graticola e mai riconoscente: non lo è con me e non lo è con questi ragazzi che danno il massimo.

Anche la stampa ci mette del suo: eccetto qualche testata, le altre ci ignorano preferendo la pallavolo e gli sport minori. Questo atteggiamento è forse riconducibile all’odio generato quest’estate per la faccenda della denominazione sociale: penso che adesso sia giunta l’ora di ripensarci e vedere quanto di buono stiamo facendo.

Molti giornalisti della vecchia guardia ci hanno girato le spalle usando l’alibi della categoria, troppo bassa, per le loro penne. Non mi sembra che quando si era in serie B ci si preoccupava del dislivello tra qualità di giornalisti e categoria della squadra.

La svolta del campionato è arrivata nella trasferta contro il Città di Pompei e grazie a quel gol di Guarro al 94’: in caso non avessimo vinto sarei andato via per una promessa fatta ai tifosi e il Città di Pompei avrebbe avuto un distacco nettamente inferiore a quello che ha adesso in classifica nei nostri confronti. Anche i ragazzi, dopo quell’episodio della contestazione, hanno saldato ancora di più lo spogliatoio rendendolo indistruttibile.

E’ bellissimo entrare in campo e sentire alcuni cognomi pronunciati dalla speaker del Giraud: significa che la missione sociale che abbiamo dato al nostro progetto, giorno dopo giorno, sta portando i suoi frutti. Sono tanti i giocatori strappati a realtà cittadine molto difficili e rischiose. Il calcio li ha salvati e li ha disciplinati, ma troppo spesso questo viene dimenticato da chi di dovere”.

 
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