Torre Annunziata si mobilita contro l’apertura della seconda discarica nel Parco del Vesuvio; gli studenti si confrontano presentando un cortometraggio sulla “strage di Sant’Alessandro”; artisti per passione promuovono rassegne teatrali all’insegna del divertimento; giovani musicisti animano le serate per puro svago e voglia di dare qualcosa in più ai cittadini; trasmissioni televisive ancora celebrano i fasti dell’arte bianca; le palestre pullulano di ragazzi che si dedicano alle diverse discipline sportive con passione e dedizione; un triangolare di addio al calcio di Cristiano Masitto infiamma gli animi dei tifosi oplontini, così come una partita a scopo di beneficenza organizzata da chi Torre non la vive trecentosessantacinque giorni l’anno….

Un popolo che si mobilita nel nome di questa città sempre più bistrattata e denigrata…

Eppure non riesco a dimenticare i volti di chi, qualche settimana fa, irrompendo nell’ultimo consiglio comunale, quell’unico in cui ultimamente si era faticosamente raggiunto il numero legale – poi sospeso perché le fatiche erano troppe per portarlo a termine! – aveva lo sguardo basso e un comportamento da sfida verso chi stava seduto e che, a sua volta, inscenava senza senso una strana danza: mano su, mano giù, io approvo quel che vuoi tu!

Da cittadina torrese, ho cercato di dare un senso a quei comportamenti…
Ho cercato di capire il senso politico che spingeva quei delegati dai cittadini a comportarsi come marionette per reggere uno squallido teatrino mosso da lontano, da chi non vive a Torre e che vuole solo che le cose si facciano a modo loro e da chi dicono loro. Uno strano attivismo politico che ha come unico risultato un immobilismo delle istituzioni allucinante….
Il senso non l’ho trovato, ho trovato solo tanta amarezza dura da mandar giù e da digerire!!

Poi la battaglia politica, socialmente squallida per chi attende risposte per problematiche di ogni ordine e grado, si è spostata sui muri cittadini. Manifesti di attacco al sindaco, al capogruppo di questo o quel partito hanno tappezzato Torre, piegandola, ancora una volta, alla condanna indignitosa di “città del non fare”.

Prima Luigi Monaco, soggiogato dalla tarantella dei partiti locali – impasti, rimpasti, balzi e rimbalzi; poi Giosuè Starita, prima paladino ora carnefice, prima uomo di sinistra doc poi uomo centrista, poi destr…orso. Ma è possibile che per governare in questa città si debba scendere sempre a compromessi pur di avere il tempo di dimostrare di valere o no?
Perché non si lascia da parte, una sola volta, il fare politica (se di politica si può parlare) e ci si dedica alla politica del fare?

Almeno con i risultati alla mano sarebbe lecito criticare un rappresentante politico per il suo lassismo e non bisognerebbe “tapparsi il naso prima di entrare in consiglio”, come qualcuno ha commentato all’ultimo consesso civico entrando in aula per poi lasciarla dopo aver eseguito, a comando probabilmente, per poche volte, anche lui lo strano rito del “mano su, mano giù, io approvo quel che vuoi tu!”

 
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